RECCHI NELLA BUFERA
Articolo tratto dal Corriere Adriatico del 30 gennaio 2009
ANCONA - Antonio Recchi non era un semplice direttore sportivo, ma disponeva a proprio piacimento dei conti correnti accesi dalla società Nuova Jesi Calcio nelle filiali Unicredit dirette dal cognato. E’ quanto emerso dalla prima vera udienza del processo a carico dell’ex assessore comunale socialista, accusato di corruzione, concussione, bancarotta fraudolenta e turbativa d’asta per aver approfittato - almeno secondo la procura - del doppio ruolo di amministratore pubblico e uomo di sport. E’ stata sentita come teste Antonella Gallotta, curatrice fallimentare della società sportiva finita in bancarotta nel gennaio 2005. Un crac, secondo l’accusa, dovuto in buona parte alla distrazione di somme ingenti sviate da Recchi sui propri conti correnti. L’ex politico, ora diesse al Novara in serie C1, è accusato di essersi appropriato di 256 mila euro, ritenuti dagli inquirenti tangenti mascherate da sponsorizzazioni di imprese in affari con il Comune di Ancona, in particolare con l’assessorato al Traffico e alle Politiche giovanili retto da Recchi fino al febbraio del 2004. La curatrice fallimentare, rispondendo alle domande del pm Paolo Gubinelli, ha elencato i vari capitoli delle distrazioni imputate a Recchi: 136.860 euro prelevati dai conti della Nuova Jesi Calcio con l’utilizzo di distinte firmate in bianco dal presidente Giuseppe Castellucci (uscito dal processo per bancarotta patteggiando a un anno e mezzo); 12.360 euro tramite bonifici bancari; 107 mila euro in assegni bancari emessi da uno sponsor del club (la Iseda, società incaricata dal Comune di Ancona di un piano sul traffico) e girati da Castellucci a Recchi. Proprio questi assegni sarebbero stati utilizzati da Recchi per acquistare l’appartamento che la procura gli ha sequestrato.
La curatrice fallimentare ha ricordato che da quanto riferito da Castellucci, dagli accertamenti della guardia di finanza e dalle testimonianze dei cassieri era emerso che proprio Recchi aveva una sorta di carta bianca sui conti accesi dalla Nuova Jesi calcio nelle filiali Unicredit dirette da Matteo Perticaroli, cognato dell’ex assessore, coinvolto nell’inchiesta ma poi prosciolto. Era stato il servizio ispettorato della stessa banca nel 2004, prima ancora che la procura aprisse l’indagine, a segnalare l’anomalia dell’utilizzo dei conti correnti da parte di un soggetto senza alcuna delega. Proprio questo presunto ruolo di primattore è costato a Recchi il coinvolgimento come amministratore di fatto nel crac della Nuova Jesi Calcio e anche l’estensione del fallimento alla propria persona.
Un altro aspetto sottolineato dalla curatrice fallimentare riguarda il volume d’affari della società Nuova Jesi Calcio, che durante la gestione Castellucci-Recchi (tra il 2002-2003) militava in Eccellenza ma svolgeva prevalentemente attività di natura commerciale. “I ricavi erano molto più alti del limite dei 185 mila euro sotto il quale le società sportive dilettantistiche hanno un regime semplificato - ha detto la testimone -. Per questo la Nuova Jesi Calcio era obbligata a tenere una contabilità ordinaria, cosa che non ha fatto. Non c’era documentazione contabile”. La curatela è riuscita, carte alla mano, a ricostruire un movimento di appena 20-25 mila euro l’anno, ma il giro d’affari era molto molto più elevato. Lo si intuisce da alcui contratti con i calciatori acquisiti dopo il fallimento. L’attaccante Emiliano Malaccari, citato come teste, era legato al club leoncello da un contratto biennale per complessivi 57 mila euro.
La difesa di Recchi, s’è capito già dalle prime domande dell’avvocato Sergio Novelli, punta a dimostrare che l’ex diesse non s’è intascato un euro e quei soldi sono scomparsi in un vorticoso giro di pagamenti al nero e sponsorizzazioni gonfiate a fini fiscali. “Si ipotizzano sponsorizzazioni per un milione di euro in tre anni durante la gestione Castellucci - ha fatto notare il legale di Recchi - e il top è di 299 mila euro nel 2001, prima che arrivasse Recchi in società. Si contestano delle distrazioni ad Antonio Recchi, ma gli altri soldi qualcuno li ha cercati?”. Per questo Novelli chiede al tribunale una perizia contabile. Si vedrà nella prossima udienza, quando cominceranno a sfilare i primi testi di una lunghissima lista. E’ in calendario per il 17 dicembre, quando per una coincidenza di date Recchi dovrebbe partecipare a un altro processo a Jesi sempre per fatture legate a presunte sponsorizzazioni gonfiate. Nel processo anconetano, per un capitolo secondario, sono a giudizio anche i fratelli Giulio e Giorgio Guidi della Sida (assistiti dall’avvocato Riccardo Leonardi) perché secondo la procura la loro società avrebbe ottenuto da Recchi, allora dirigente del Comune di Loreto, l’incarico di selezionare 380 candidati per tre posti da vigile urbano a trattativa privata e non con una gara pubblica.
LORENZO SCONOCCHINI
SPORT RAVENNA
[Modificato da red koker 31/01/2009 14:25]