Qualche confronto istruttivo:
Dwayne Hatch:
"D. Secondo lei acquistare giocatori statunitensi può effettivamente inibire lo sviluppo del vivaio e dei giovani talenti italiani, specialmente nel ruolo di quarterback?
R. Da quello che ho visto finora, le squadre che hanno giocatori americani li piazzano nei ruoli di maggiore abilità, le cosiddette skilled positions. La mia domanda è: dove sono i quarterback italiani? Dove sono i runnigback italiani, o i ricevitori, o i linebacker, o i difensive back? Se l’obiettivo è far vincere chi acquista i migliori americani, allora va bene così; ma se, invece l’obiettivo fosse – come sarebbe giusto – aiutare i giocatori italiani a crescere il più possibile sino a farli diventare delle stelle , allora occorre che a ricoprire i ruoli chiave siano gli italiani, non gli americani. Fatto che gioverebbe moltissimo alla notorietà del football nel vostro paese, perché è evidente che la gente si interessa veramente ad uno sport soltanto quando chi lo pratica ad alto libello è un connazionale. Fino a quando i protagonisti saranno stranieri, la diffusione del football resterà un utopia. Anche perché – francamente - la maggior parte di loro non mi sembra per nulla interessata alla crescita di questo sport in Italia."
Mario Rende:
"D. E' vero, secondo lei, che la presenza di giocatori americani può inibire
lo sviluppo dei talenti italiani?
R. Assolutamente no. Gli americani non rubano spazio agli italiani, ma al contrario la loro preparazione è stimolo ed esempio per il resto della squadra e in particolare per i più giovani. Pensiamo ad Andrea Ghislandi, uno dei migliori runningback in Italia e al nostro linebaker Daniele Cantù."
Per tutti quelli che vogliono entrare nel CONI con gli stranieri liberalizzati:
<ROMA, 23 luglio - «Mi sto convincendo sempre di più che la situazione che riguarda l'impiego di giocatori italiani nel campionato di basket sia una questione urgente e da risolvere. Se le tre parti in causa (Federbasket, Lega, Giba) non dovessero raggiungere un accordo nella data fissata al Consiglio federale di settembre sarà il Coni, con forza di legge ad imporre delle decisioni. Anche noi infatti abbiamo bravi avvocati e sappiamo vincere le cause».
Queste le ferme parole del presidente del Coni Gianni Petrucci, al termine della giunta nazionale del Comitato olimpico, riguardo alla situazione di stallo che coinvolge il basket italiano sull'impiego dei giocatori nazionali e sulla limitazione di quelli stranieri. «Non si può assistere - ha proseguito Petrucci - a partite che hanno in campo cinque giocatori stranieri su cinque per squadra e allenatori che parlano in inglese con gli atleti italiani che si devono adeguare. Non è possibile che, in proporzione, la serie A sia giocata quasi esclusivamente da stranieri. Questo è un grido di allarme - ha concluso il presidente del Coni - e credo che con due mesi di tempo Federbasket, Lega e Giba possano raggiungere un'intesa».>