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In un libro ricco di informazioni
e concetti
sui quali tutti dovremmo
riflettere, Ernesto
Galli della Loggia
studia l’identità italiana
e la descrive, distinguendone
i vari aspetti
derivanti da una storia
tormentata che «ha
prodotto la molteplice
diversità, ma ha prodotto
anche l’amalgama
». L’oggi deriva da
un percorso millenario
ad alta intensità drammatica:
povertà, guerre,
dominazioni, assenza
di un potere politico
stabile, così è nata
l’arte di arrangiarsi
che esalta l’immaginazione
e le risorse
personali, e ci fa, quali
siamo, individualisti
e tenacemente diversi
l’uno dall’altro. Ma anche
ci lega in una rete
di valori comuni che
sentiamo, e sono, nostri:
la bellezza del
paesaggio e la cultura,
per citare i più importanti.
Oltre che la storia,
beninteso. Al riguardo
Galli della Loggia
richiama il retaggio
romano e quello cristiano-
cattolico.
Insomma, su tutte
le diversità prevale
l’amalgama rappresentato
dai «rapporti
intensissimi con altre
parti vicine o lontane
della penisola, sicché
per quanto possano essere
stati numerosi o
importanti gli apporti
che il Friuli o il Salento,
la Valtellina o il Logudoro
hanno ricevuto
nel corso dei secoli,
vuoi dall’Europa vuoi
dal Mediterraneo, questi
saranno sempre di
numero e di rilievo minori
di quelli venuti a
loro dalle altre terre e
città d’Italia». Per una
conclusione che sottolinea
la forza dell’identità
italiana anche in
un caso particolare
qual è quello sardo:
«Catalani e spagnoli
hanno certo lasciato
la loro orma in Sarde-
I gna, ma le grandi chiese
romaniche di influsso
pisano e lombardo
che da Porto Torres
a Oristano, da Ardara
a Sassari si stagliano
contro i cieli luminosi
del maestrale parlano
di altre orme più numerose
e profonde».
Non c’è dubbio, e
aggiungerei anche
un’altra "orma", quella
della letteratura italiana
che anche in Sardegna
ha impresso un
segno indelebile.
Però il discorso a
me pare più complesso,
ed è un vero peccato
che Galli della Loggia
a una sintesi, pur
bella e poetica s’affidi,
anziché a dati e ragionamenti
che aiutino a
comprendere il rapporto
fra l’identità italiana
e quella sarda.
Anche in questo caso
di un "amalgama" si
tratta, dove certo influssi
catalani e spagnoli
coesistono con
quelli rappresentati
dalle chiese romaniche.
Ma non c’è dubbio
che il retaggio di Roma
ha nella nostra terra
una valenza diversa
rispetto a quella che
assume in altre parti
d’Italia e perfino l’impronta
cristiana-cattolica
si esprime in modi
caratteristici e distinti.
Questo vale per la
parte che abbiamo in
comune, ma, se vogliamo
capire meglio le cose,
non possiamo fare
a meno di notare che,
oltre tutto ciò, nell’identità
di ogni sardo
è presente la grande
"orma" della civiltà
nuragica che vigila attivamente
dalle torri
dei nuraghi. Ed è presente
una dimensione
del tempo che, per
quanto attenuata nell’oggi,
si esprime ancora,
come Giuseppe
Dessì la descriveva, in
maniera irriducibile rispetto
al tempo italiano
e a quello europeo.