Presentato a Roma "I colori dell'anima" di Mick Davis biografia del grande pittore nelle sale dal 13 maggio.
Andy Garcia è Modigliani genio bellissimo e maledetto. Una vita tra droghe, alcol, eccessi, creatività e amore.
Il regista: "Per me lui era come le rockstar"
ROMA - Bellissimo. Geniale. Sensuale. E maledetto. Così era Amedeo Modigliani, star della vita bohémienne nella Parigi del 1920: una sorta di rockstar ante-litteram, un divo bruciato dagli eccessi, dall'alcol, dalle droghe, dalla volontà di vivere tutto intensamente. Dunque destinato a una fine precoce, malgrado il grande amore nutrito per la sua donna.
E adesso, a incarnare sullo schermo il grande pittore livornese, ecco un attore altrettanto affascinante, Andy Garcia. Protagonista assoluto del film I colori dell'anima di Mick Davis, da venerdì 13 nelle nostre sale: film che si inserisce nel filone biopic imperante a Hollywood, come dimostrano, fra gli altri, kolossal tipo Alexander o The Aviator. Ma con un'impronta decisamente europea: il regista infatti è scozzese, e le varie società produttrici appartengono a diversi paesi del Vecchio continente, Italia compresa (l'Istituto Luce).
Il risultato è una pellicola che sembra una lezione sul tema "genio e sregolatezza". Come conferma lo stesso Davis, oggi a Roma per presentare il film: "Ho sempre creduto - racconta - che la Parigi del 1919, con Modigliani, Picasso, Cocteau, Utrillo e altri, rappresentasse il rock'n'roll dell'epoca. Un po' come negli anni Sessanta con Lennon, Joplin, Dylan, Jagger, Morrison e Hendrix". Insomma artisti di epoche e di settori diversi, ma accomunati dalla familiarità con le droghe, dagli eccessi, dalla rivalità che si accompagnava alla creatività: non a caso uno dei fili conduttori della sceneggiatura è il rapporto di odio-amore che unisce Modì a Picasso (interpretato da Omid Djalili).
Con queste premesse, non sorprende che il geniale pittore livornese, così come emerge dal film, in qualche momento sembri somigliare più a Kurt Cobain che all'artista tormentato di cui parlano le biografie più o meno ufficiali. Forse anche perché la pellicola, attraverso la presenza carismatica di Andy Garcia, sottolinea molto il fascino anche estetico del personaggio: "Ho sempre pensato a Andy per il ruolo - racconta Davis - in primo luogo per il suo grande talento che tutti conosciamo, e poi per la sua bellezza".
Più difficile, invece, trovare l'interprete giusta per l'altro ruolo principale: quello di Jeanne, la borghese di buona famiglia che perde la testa per Modì, accettando tutto - anche la separazione dalla figlia nata dalla loro unione - pur di seguire lui. Fino alle conseguenze più estreme. "Ho incontrato tante attrici interessate alla parte, a Los Angeles - prosegue il regista - ma non erano adatte, non riuscivano nemmeno a pronunciare il nome 'Jeanne' nella maniera giusta. Poi il mio manager mi ha mandato una foto di Elsa Zylberstein, famosa in Francia non solo per la sua recitazione, ma anche per la somiglianza con le donne dipinte da Modigliani". E così il ruolo è andato a lei.
Dunque, attraverso i due protagonisti, seguiamo le vicende del loro amore. Segnato dalle sofferenze intime del pittore, che lo portano a eccedere con l'oppio o con l'alcol. Ma il film mette in scena anche la vita nei caffé per artisti parigini, altrettanto eccentrica e sopra le righe: tra i personaggi presenti nel film, ci sono Gertrude Stein, Jean Cocteau, Maurice Utrillo. E un Picasso disegnato apposta per essere l'esatto contrario dell'eroe: brutto quanto l'altro è affascinante, ricco quanto l'altro è povero, attento al lato commerciale dell'arte quanto l'altro se ne infischia, indifferente e un po' crudele con la moglia (interpretata dall'ex top model Eva Herzigova) quanto l'altro è appassionato.
Ma questo dualismo, così come è dipinto nel film, corrisponde alla verità storica? Interpellato sulla questione, Davis risponde così: "Se non si possiede una macchina del tempo, non possiamo sapere tutto quello che accadde realmente. Di Modigliani conosciamo come è morto, i problemi che aveva, il suo lavoro, i suoi amici. E questa è stata la nostra base di partenza". Un modo indiretto per ammettere che quasi tutte le vicende che vediamo scorrere sul grande schermo sono una sorta di "licenza poetica".
Fonte Repubblica.it
Garcia uno tra i miei attori preferiti, curioso nel vederlo all'opera in questo film