Solaris Fantascienza e dintorni

A pancia in giù - 19.07.02

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  • fairy67
    00 10/01/2005 20:07


    Su questo letto, troppo grande per me, osservo distrattamente, alla mia sinistra, la piccola lampada in legno e stuoia. Quell'immagine mi riporta indietro nel tempo e, con un gesto inconsapevole, ruoto la testa di qualche grado affinché lo sguardo volga altrove e non più su ricordi che sanno di lacrime.
    Giungo così ai miei libri ammassati, in un'ordinata confusione, su delle scatole di rigido cartone, della Foppapedretti, amorevolmente, strano..., costruitemi da Francesco, mio fratello, che mi fanno da comodino. Avrei un sacco di cose da buttarci dentro ma resto qui, immobile, a guardare questo foglio di carta sul quale sto scrivendo. Gli unici rumori che odo sono il ticchettio della mia vecchia sveglia, affezionata compagna di viaggio e la pioggia, perché qui piove. Spesso. Ho acceso una candela alla citronella, quelle da esterno, e l'ho posata sul davanzale. C'è una bella luce ora. Il suo riflesso ondeggia sull'armadio, io fingo indifferenza, perché anche là dovrei sistemare un sacco di cose.
    C'è il pavimento in legno che ha assunto il color dell'ambra.. Lo sfioro con la mano, come si fa con l'acqua dal bordo di una piscina. Ancora il ticchettio ancora la pioggia. Credo che Paolo stia discutendo con sua madre altre la parete che ci separa. Sorrido. Ammiro il verde degli alberi, attraverso la finestra aperta, e posso percepire il loro dialogo pacato col vento.
    Un suono acuto.
    E' arrivato un SMS, è Tiz. che mi augura la sua dolce buonanotte. Sorrido ancora. Poco più in là, sempre nel loro angolo, le due maschere intagliate nel legno, fiere, sembrano guardarmi. Chissà cosa vedono... Una donna, ora seduta sul letto, alla luce di una candela, che scrive chissà cosa, chissà perché.
    Ancora il ticchettio e ancora la pioggia. Mi fa male il collo. Ho le braccia intorpidite. Indosso una felpa. Non fa caldo. Sono stanca. Molto. Una persona a me cara ha detto che non chiamerà. Tra un attimo accenderò una sigaretta, mi alzerò da queste lenzuola di arance e limoni. Forse guarderò la televisione, accenderò un incenso a saturare la stanza con la sua fragranza. Quel che è certo è che la pioggia continua a scendere e la sveglia a ticchettare, almeno finché non finirà la carica... poi sarà la mia mano farla vivere ancora, per accompagnarmi in questo viaggio, solo all'inizio, in questi minuti che non finiscono mai... almeno stasera. Alla fine la televisione è restata muta, come la musica.

    E ho scritto una" poesia".


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    ave53
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    Utente Junior
    00 12/01/2005 01:25
    Talmente intenso e descrittivo che sembrava di essere in quella stanza.
    Quanto è durato il tutto?
    Un minuto? Un'ora? Tutta la notte?
    Sembrava il tempo si fosse fermato......
    e che altro poteva nascere se non una poesia?



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