Comunque si vive.
O almeno si cerca.
Ma tutto questo mio elevatissimo stress interiore, chi me lo toglie?
Chi me lo trasforma, in qualcosa di bello da ricordare?
Chi me lo renderà tutto questo tempo sofferto, che avrei potuto passare altrimenti, decidendo io come meglio trascorrerlo?
Queste non sono buone emozioni.
Fanno ammalare.
Ed è assolutamente inconcepibile, tanto quanto incredibile, che l'amore non riesca ad accorgersene
Del prezzo da pagare.
Dello sforzo x adattarsi, x accettare.
Del senso di impotenza e costrizione.
Di libertà venuta a mancare.
Di respiro che non è più lo stesso, tanto che in certi momenti si vorrebbe interromperlo.
Di un peso che schiaccia, e consuma.
Del sentirsi "traditi" da chi ci ama.
Perché quando la promessa non mantenuta è tanto importante da sconvolgere poco o tanto la vita... tradimento si chiama.
E certo non te lo aspetti da chi appunto ti ama.
E almeno ti aspetteresti comprensione, consapevolezza del dolore, del torto inferto, del duro cambiamento da affrontare.
L'amore è questo?
Si attendono momenti più frequenti di lucidità interiore.
Quella che fa pensare soltanto al proprio bene, e agire conseguentemente.
Una morte è una morte, e nulla si può fare x combatterla.
Se così è scritto è scritto, non ho potuto mai prendermela con quella, non c'è rimedio che tenga.
Però la vita no, a questa io posso ribellarmi, se non mi sta bene e mi fa sentire oppressa in ogni singolo secondo della giornata.
Non so in che modo, può anche non esser drastico, io non ne ho ancora chiara l'intenzione né il momento.
A volte mi chiedo se potrebbero bastare pure sfoghi come questo, ribellarsi con le parole è cmq dimostrare, far valere, tirare fuori il male.
Già, a quattr'occhi o x iscritto si può fare, ma per servire... le parole vanno comprese e accolte con amore.
Forse solo così si riesce davvero a perdonare, e ad accettare
Per aiutarmi ho fatto spesso leva sulla capacità
di adattare i miei stati d'animo alle diverse situazioni, anche le più difficili.
È solo a certi livelli di "schiacciamento mentale" che adattarsi diventa propriamente subire, e almeno in questo caso si può e si deve dire (la differenza non è nemmeno troppo sottile tra questi due fratelli di confini).
Non sono stata la sola, ammetto; e forse anche dall'altra parte non è facile.
Ma siamo sempre lì, che chi decide ha sempre il male minore, l'altro ne ha due; il cambiamento che la decisione comporta, e il senso di oppressione e tradimento per non aver potuto fare né dire nulla
La vita bisogna scegliersela, almeno laddove sia possibile fare qualcosa in merito. Agire. Reagire.
Non devono o non dovrebbero, né possono essere gli altri a sceglierla per noi.
A dirci come, dove e cosa vivere.
Sennò si chiama "uccidere"
[Modificato da Kantarella 21/01/2017 05:21]