da Saliinvetta.com
Il nome stesso non fa di certo presagire nulla di buono: Eiger infatti ricorda molto la parola tedesca Oger, significa "Orco", sebbene vi siano numerose ipotesi sull'origine del nome; per di più, la fama che questa montagna che domina l'Oberland Bernese ha acquisito nel corso degli La parete nord dell'Eigeranni, poco si discosta da questo significato. Con i suoi 3970 metri di altitudine questa cima domina, insieme alla Jungfrau, alcuni tra i più vasti ghiacciai alpini, come il Grindelgletscher e l'Aletschgletscher. La fama sinistra dell'Eiger è dovuta soprattutto alla sua celeberrima Parete Nord (la Nordwand), che per decenni ha costituito un vero e proprio problema alpinistico che ha coinvolto decine di alpinisti europei. Si tratta di una vera e propria parete himalayana, una delle poche presenti nelle Alpi (tra le altre da citare è la Parete Est del Monte Rosa), con uno sviluppo verticale di oltre 1800 metri e perennemente nascosta ai raggi del sole. Osservando l'Eiger da Grindelwald, da Wengen, o dalla stazione ferroviaria di Kleine Scheidegg, esattamente ai suoi piedi, l'impressione che si ha è esattamente quella di un gigante oscuro.
Le prime vittime del "mostro" furono Karl Mehringer e MAx Sedlemayer nel 1934, seguiti nel
1936 un'altra tragedia, forse la più scioccante della storia dell'Eiger, ovvero la morte di Toni Kurz. Membro di una cordata di quattro persone spinte dalla propaganda nazista del tempo a superare i limiti della natura a costo della vita, Toni Kurz ha visto morire ad uno ad uno i suoi compagni sulla parete, restando intrappolato ad una corda e sospeso alla parete per più di un giorno. La tragica storia di Toni Kurz è stata anche ripresa da Philipp Stolzl nel film del 2008 "The North Face" ed anche il video sottostante.
Il divieto da parte delle autorità svizzere di scalare la Parete Nord non bastò ad evitare altre vittime. Anche due alpinisti italiani, Valdagno Bortolo Sandri e Mario Menti, perirono sulla Nordwand nel 1938. Solamente nel luglio di quell'anno, una cordata austro-tedesca composta da Andreas Heckmair, Ludwig Vörg, Fritz Kasparek e Heinrich Harrer riuscì a raggiungere la vetta dell'Eiger. Nel 1957 un'altra tragiedia scosse l'ambiente alpinistico italiano, con la scomparsa sulla Nordwand di Stefano Lonnghi e il savataggio in extremis del suo compagno Claudio Corti, grazie ad una cordata di emergenza corsa in loro aiuto e guidata da Riccardo Cassin. Queste sono solo alcune delle tragedie registratesi sulla Nordwand fino alla metà del secolo scorso, quando poi l'evolversi della tecnica alpinistica e dei materiali permise agli alpinisti di superare l'ostacolo con sempre minore difficoltà e maggiore sicurezza, tanto che dalla "lotta contro la morte" si è poi passati alla "lotta contro il tempo", cercado di effettuare la salita più rapida. Nonostante tutto l'aura tetra dell'Eiger, che proietta da sempre la sua ombra sul piccolo paesino di Grindelwald, colpisce ancora oggi l'occhio dell'escursionista o del turista intento ad aspettare il treno nella piccola stazione di Kleine Scheidegg, diretto verso il balcone panoramico dello Jungfraujoch.
[Modificato da jules maigret 06/05/2016 11:02]