The Iron Throne Il Forum per gli appassionati della mitica saga, "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco", di George R. R. Martin

TWoW: Theon (PdV intero)

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    Mandon
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    00 26/01/2012 23:00
    Ecco a voi la traduzione del primo sample da The Winds of Winter, sesto libro della saga in arrivo nel 201X. I fatti narrati hanno luogo un po' prima della fine di ADwD (leggendo capirete perché).


    La voce del Re era soffocata dalla rabbia. "Sei un pirata peggiore di Salladhor Saan."
    Theon aprì gli occhi. Le spalle gli facevano male e non riusciva a muovere le mani. Per un attimo temette di essere nuovamente nella sua vecchia cella sotto Forte Terrore, che la ridda di ricordi nella sua testa non fosse altro che il risultato di qualche sogno febbricitante. Stavo dormendo, comprese. Oppure era svenuto per il dolore. Quando provò a muoversi, oscillò da una parte all'altra e la sua schiena strisciò sulla pietra. Era appeso a un muro dentro una torre, i polsi incatenati a un paio di anelli arrugginiti.
    L'aria puzzava di torba bruciata. Il pavimento era di terra battuta. Scalini di legno salivano a spirale dentro le mura fino al tetto. Non vedeva nessuna finestra. La torre era umida, buia e priva di comodità, avendo come unico arredamento una sedia dallo schienale alto e un tavolo rovinato appoggiato su tre cavalletti. Non c'era in vista una latrina, ma Theon vide un vaso da notte in un'alcova buia. L'unica luce veniva dalle candele sul tavolo. I suoi piedi oscillavano a un paio di metri dal suolo.
    "I debiti di mio fratello," stava mormorando il Re. "Anche quelli di Joffrey, per quanto quell'abominio plebeo non fosse mio parente." Theon si agitò nelle catene. Conosceva quella voce. Stannis.
    Theon Greyjoy ridacchio. Una fitta di dolore risalì le sue braccia, dalle spalle fino ai polsi. Tutto quello che aveva fatto, tutto quello che aveva sofferto, Moat Cailin e Barrowtown e Grande Inverno, Abel e le sue lavandaie, Crowfood e i suoi Umber, la camminata nella neve, era tutto servito solo a scambiare un tormentatore per un altro.
    "Vostra Grazia," disse dolcemente una seconda voce. "Chieda venia, ma il tuo inchiostro si è congelato." Il Braavosiano, Theon lo conosceva. Come si chiama? Tycho... Tycho Qualcosa... "Forse un po' di calore?"
    "Conosco un sistema più rapido." Stannis sguainò il pugnale. Per un attimo Theon pensò che volesse infilzare il banchiere. Non otterrai nemmeno una goccia di sangue da lui, mio Signore, avrebbe potuto dirgli. Il Re appoggiò la lama del pugnale sul polpastrello del pollice sinistro e premette con forza. "Ecco. Firmerò col mio stesso sangue. Questo dovrebbe rendere felici i tuoi padroni."
    "Se compiace il Re, compiacerà la Banca di Ferro."
    Stannis immerse una penna nel sange che colava dal suo pollice e scarabocchio il proprio nome in fondo alla pergamena. "Partirai domani. Lord Bolton potrebbe esserci addosso presto. Non voglio che tu rimanga coinvolto nel combattimento."
    "Condivido questo auspicio." Il Braavosiano fece scivolare il rotolo di pergamena in un tubo di legno. "Spero che avrò nuovamente l'onore di avere udienza da Vostra Grazia, quando sarai seduto sul tuo Trono di Spade."
    "Sarebbe a dire che speri di avere il tuo oro. Risparmiati i convenevoli. E' conio quello che cerco da Braavos, non vuote cortesie. Dì alle guardie fuori che ho bisogno di Justin Massey."
    "Sarà mio piacere. La Banca di Ferro è sempre lieta di rendersi utile." Il banchiere si inchinò.
    Mentre usciva, entrò un altro; un cavaliere. I cavalieri del Re erano andati e venuti per tutta la notte, Theon ricordava vagamente. Questo sembrava un membro della sua corte. Snello, con capelli scuri e occhi ostili, aveva la faccia butterata dal vaiolo e coperta di vecchie cicatrici, indossava una sopravveste sbiadita ornata da tre falene. "Sire," annunciò," il maestro è qui fuori. E Lord Arnolf manda a dire che avrebbe molto piacere di fare colazione con te."
    "Anche il figlio?"
    "E i nipoti. Anche Lord Wull chiede udienza. Vuole..."
    "So cosa vuole." Il Re indicò Theon. "Lui. Wull lo vuole morto. Flint, Norrey... tutti loro lo vogliono morto. Per i ragazzi che ha massacrato. Vendetta per il loro prezioso Ned."
    "Li accontenterai?"
    "Ora come ora il voltagabbana mi è più utile da vivo. Ha informazioni di cui possiamo avere bisogno. Fai entrare il maestro." Il Re prese una pergamena dal tavolo e la osservò con occhi socchiusi. Una lettera, Theon lo sapeva. Il sigillo spezzato era di cera nera, dura e lucente. So cosa dice, pensò ridacchiando.
    Stannis alzò lo sguardo. "Il voltagabbana si è svegliato."
    "Theon. Mi chiamo Theon." Doveva ricordare il proprio nome.
    "So il tuo nome. So cosa hai fatto."
    "La ho salvata." Il muro esterno di Grande Inverno era alto venticinque metri, ma sotto il punto in cui aveva saltato la neve si era accumulata per oltre metà di quell'altezza. Un cuscino freddo e bianco. La ragazza se l'era cavata peggio di lui. Jeyne, il suo nome è Jeyne, ma lei non glielo dirà mai. Theon era atterrato sopra di lei e le aveva rotto alcune costole. "Ho salvato la ragazza," disse. "Abbiamo volato."
    Stannis sbuffò. "Siete caduti. Umber la ha salvata. Se Mors Crowfood e i suoi uomini non fossero stati fuori dal castello, Bolton vi avrebbe subito ripresi."
    Crowfood. Theon lo ricordava. Un vecchio, massiccio e possente, con la faccia paonazza e una barba bianca arruffata. Era in sella a un piccolo cavallo, avvolto nella pelliccia di un enorme orso delle nevi, con la testa dell'animale per cappuccio. Sotto di esso portava su un occhio una benda di cuoio bianco e chiazzato che ricordava a Theon di suo zio Euron. Gli era venuta voglia di strapparla via dalla faccia di Umber, per assicurarsi che sotto ci fosse un'orbita vuota e non un occhio nero scintillante di crudeltà. Invece si era limitato a mugolare tra i denti spezzati e aveva detto, "Io sono..."
    "...un voltagabbana e un uccisore di familiari," aveva terminato per lui Crowfood. "Terrai a freno la tua lingua bugiarda, o la perderai."
    Poi Umber aveva guardato più attentamento la ragazza, socchiudendo l'unico occhio. "Tu sei la figlia minore?"
    E Jeyne aveva annuito. "Arya. Mi chiamo Arya."
    "Arya di Grande Inverno, aye. L'ultima volta che mi trovai tra le vostre mura, il vostro cuoco ci servì una torta di carne. Fatta con la birra scura, credo, la migliore che io avessi mai assaggiato. Come si chiamava quel cuoco?"
    "Gage," aveva risposto subito Jeyne. "Era un buon cuoco. Preparava torte al limone per Sansa, ogni volta che avevamo limoni."
    Crowfood si era accarezzato la barba. "Adesso è morto, immagino. Anche quel vostro fabbro. Un uomo che conosceva l'acciaio. Come si chiamava lui?"
    Jeyne aveva esitato. Mikken, aveva pensato Theon. Si chiamava Mikken. Il fabbro del castello non aveva mai preparato torte al limone per Sansa, cosa che lo rendeva molto meno importante del cuoco, per quanto riguardava il piccolo mondo felice che lei aveva condiviso con la propria amica Jeyne Poole. Ricorda, accidenti a te. Tuo padre era l'attendente, aveva la responsabilità di tutto il maniero. Il nome del fabbro era Mikken, Mikken, Mikken. L'ho fatto giustiziare sotto ai miei occhi!
    "Mikken," aveva risposto Jeyne.
    Mors Umber aveva grugnito. "Aye." Theon non seppe mai cosa avrebbe potuto aggiungere, perché proprio allora era arrivato di corsa un giovane, stringendo in pugno una lancia e gridando che il cancello di Grande Inverno si stava sollevando. E come aveva sogghignato Crowfood a quella notizia.
    Theon si contorse prigioniero delle catene e sbatté le palpebre guardando il Re. "Crowfood ci ha trovati, vero, ci ha mandati qui da te, ma sono stato io a salvarla. Chiediglielo di persona." Lei glielo avrebbe confermato. "Mi hai salvata," aveva sussurrato Jeyne, mentre lui la stava trasportando nella neve. Era pallida per il dolore, ma gli aveva accarezzato una guancia e sorriso. "Io ho salvato Lady Arya," le aveva sussurrato di rimando Theon. E improvvisamente si erano trovati circondati dalle lance di Mors Umber. "E' questo il mio ringraziamento?" chiese a Stannis, scalciando debolmente contro il muro. Le sue spalle erano in agonia. Il suo stesso peso gliele stava slogando. Per quanto era rimasto appeso lì? Era ancora notte fuori? La torre era priva di finestre e non aveva modo di saperlo.
    "Liberami e ti servirò"
    "Così come hai servito Roose Bolton e Robb Stark?" sbuffò Stannis. "Penso che non lo farò. Ho in mente una morte più calda per te, voltagabbana. Ma non finché non avrò finito con te."
    Mi vuole uccidere. Il pensiero era stranamente confortante. La morte non spaventava Theon Greyjoy. La morte avrebbe portato la fine del dolore. "Allora falla finita con me," incalzò il Re. "Staccami la testa e infilzala su una lancia. Ho massacrato i figli di Lord Eddard, merito di morire. Ma fai alla svelta. Lui sta arrivando."
    "Chi sta arrivando? Bolton?"
    "Lord Ramsay," sibilò Theon. "Il figlio, non il padre. Non devi lasciare che mi catturi. Roose... Roose è al sicuro tra le mura di Grande Inverno con sua nuova moglie grassa. Ramsay sta arrivando."
    "Vuoi dire Ramsay Snow. Il Bastardo."
    "Non chiamarlo mai così!" La saliva schizzò dalle labbra di Theon. "Ramsay Bolton, non Ramsay Snow, mai Snow, mai, devi ricordare il suo nome, altrimenti ti farà del male."
    "Ci può benissimo provare, comunque si faccia chiamare."
    La porta si aprì con una raffica di vento freddo e scuro, accompagnato da un turbine di neve. Il cavaliere delle falene era tornato con il maestro che il Re aveva mandato a chiamare, con le vesti grige coperte da una pelliccia di orso. Dietro di lui venivano altri due cavalieri, trasportando ciascuno una gabbia con dentro un corvo. Uno era lo stesso che si era trovato assieme ad Asha, quando il banchiere le aveva consegnato Theon, un uomo tarchiato con un maiale alato sulla sopravveste. L'altro era più alto, con le spalle larghe e muscoloso. L'armatura pettorale di quest'ultimo era in acciaio argentato, con intarsi di niello; per quanto fosse graffiata e ammaccata, brillava ancora alla luce delle candele. Il mantello che indossava era fermato da un cuore bruciante.
    "Maestro Tybald," annunciò il cavaliere delle falene.
    Il maestro crollò in ginocchio. Aveva capelli rossi e spalle cadenti; i suoi occhi ravvicinati continuavano a fissarsi su Theon appeso al muro. "Vostra Grazia. Come posso servirti?"
    Stannis non rispose subito. Studiò l'uomo di fronte a sé, con la fronte aggrottata. "Alzati." Il maestro si alzò. "Sei il maestro di Forte Terrore. Come mai sei qui tra noi?"
    "Lord Arnolf mi ha portato qui per occuparmi dei suoi feriti."
    "Dei suoi feriti? O dei suoi corvi?"
    "Entrambi, Vostra Grazia."
    "Entrambi." Disse seccamente Stannis. "Il corvo di un maestro vola solo e soltanto verso una destinazione. E' vero?"
    Il maestro si asciugò il sudore dalla fronte con una manica. "N-non del tutto, Vostra Grazia. In linea di massima sì. Ad alcuni si può insegnare a volare tra due castelli. Tali uccelli sono di grande pregio. E una volta ogni tanto, troviamo un corvo che può imparare i nomi di tre, quattro o cinque castelli, e dirigersi verso ciascuno a seconda del comando. Uccelli così abili si trovano solo una volta ogni secolo."
    Stannis indicò gli uccelli neri nelle gabbie. "Questi due non sono così bravi, immagino."
    "No, Vostra Grazia. Magari lo fossero."
    "Allora dimmi. Dove sono stati addestrati a volare questi due?"
    Maestro Tybald non rispose. Theon Greyjoy scalciò debolmente e ridacchiò sottovoce. Preso!
    "Rispondimi. Se dovessimo liberare questi uccelli, farebbero ritorno a Forte Terrore?" Il Re si sporse in avanti. "O magari potrebbero volare verso Grande Inverno?"
    Maestro Tybald si pisciò addosso. Da dove era appeso Theon non riusciva a vedere la macchia scura che si spandeva, ma il puzzo dell'urina era acuto e penetrante.
    "Maestro Tybald ha perso la lingua," osservò Stannis rivolto ai propri cavalieri. "Godry, quante gabbie avete trovato?"
    "Tre, Vostra Grazie," rispose il cavaliere alto con il pettorale argentato. "Una era vuota."
    "V-vostra Grazia, il mio ordine giura di servire, noi..."
    "So tutto riguardo ai vostri voti. Ciò che voglio sapere è il contenuto della lettera che hai mandato a Grande Inverno. Hai forse detto a Lord Bolton dove trovarci?"
    "S-sire." Tybald raddrizzò orgogliosamente le spalle cadenti. "Le regole del mio ordine mi proibiscono di divulgare il contenuto delle lettere di Lord Arnolf."
    "I tuoi voti sono più saldi della tua vescica, a quanto pare."
    "Vostra Grazia deve capire..."
    "Devo?" Il Re si strinse nelle spalle. "Se lo dici tu. Sei un uomo istruito, in fin dei conti. Avevo un maestro alla Roccia del Drago che era quasi un padre per me. Ho un grande rispetto per il vostro ordine e i suoi voti. Ma Ser Clayton non condivide i miei sentimenti. Ha imparato tutto ciò che sa nei vicoli del Fondo della Pulci. Se ti dovessi affidare alle sue cure potrebbe strangolarti con la tua stessa catena o cavarti un occhio con un cucchiaio.
    "Solo uno, Vostra Grazie," si offrì il cavaliere stempiato, quello del maiale con le ali. "Gli lascerei l'altro."
    "Quanti occhi servono a un maestro per leggere una lettera?" chiese Stannis. "Credo che uno possa bastare. Non vorrei lasciarti incapace di fare il tuo dovere verso il tuo signore. Però gli uomini di Roose Bolton potrebbero benissimo essere in viaggio per attaccarci proprio ora, quindi tu devi capire se taglio corto con i convenevoli. Te lo chiedo ancora una volta. Cosa c'era nel messaggio che hai mandato a Grande Inverno?"
    Il maestro tremò. "Una m-mappa, Vostra Grazia."
    Il re tornò ad appoggiarsi allo schienale. "Portatelo fuori di qui," ordinò. "Lasciate i corvi." Una vena sul suo collo stava pulsando. "Confinate questa feccia grigia in una delle capanne finché non avrò deciso cosa fare di lui."
    "Sarà fatto," affermò il cavaliere alto. Il maestro sparì in un altro turbine di freddo e neve. Rimase solo il cavaliere delle tre falene.
    Stannis osservò con astio Theon appeso in alto. "Non sei l'unico voltagabbana qui, a quanto pare. Potessero tutti i lord dei Sette Regni non avere che un solo collo..." Si voltò verso il proprio cavaliere. "Ser Richard, mentre faccio colazione con Lord Arnolf, avrai il compito di disarmare i suoi uomini e metterli agli arresti. La maggior parte sarà addormentata. Non fare loro del male, a meno che non oppongano resistenza. Può essere che non sappiano niente. Interrogane alcuni a riguardo... ma gentilmente. Se non sapevano niente del tradimento, avranno la possibilità di provare la propria fedeltà." Schioccò le dita in segno di congedo. "Fai entrare Justin Massey."
    Un altro cavaliere, si accorse Theon, quando Massey entrò. Questo aveva la pelle chiara, con una barba bionda ben curata e capelli lunghi e folti, così pallidi da sembrare più bianchi che dorati. La sua tunica mostrava una tripla spirale, antico emblema di un'antica casa. "Mi è stato detto che Vostra Grazia aveva bisogno di me," disse posando un ginocchio a terra.
    Stannis annuì. "Scorterai il banchiere Braavosiano fino alla Barriera. Scegli sei uomini validi e prendi dodici cavalli."
    "Per cavalcarli o per mangiarli?"
    Il Re non era divertito. "Voglio che tu parta prima di mezzogiorno, ser. Lord Bolton può arrivarci addosso da un momento all'altro ed è essenziale che il banchiere ritorni a Braavos. Lo accompagnerai attaverso il Mare Stretto."
    "Se ci sarà una battaglia, il mio posto è qui con te."
    "Il tuo posto è dove dico io. Ho cinquecento guerrieri abili come te, o anche migliori, ma tu hai un modo di fare piacevole e parli bene, qualità che mi saranno più utili a Braavos che qui. La Banca di Ferro mi ha spalancato i propri forzieri. Raccoglierai il loro conio e assolderai navi e mercenari. Una compagnia di buona reputazione, se potrai trovarne una. La Compagnia dorata sarebbe la mia prima scelta, se non dovessero esssere già impegnati. Cercali nelle Terre Disputate, se ce ne fosse bisogno. Ma prima arruola più mercenari possibile a Braavos e mandameli attraverso il Forte Orientale. Anche arcieri, ci servono più tiratori."
    I capelli di Ser Justin gli erano scivolati su un occhio. Spinse via la ciocca e rispose, "I Capitani delle libere compagni si uniranno più volentieri a un lord che non a un semplice cavaliere, Vostra Grazia. Non possiedo né terre né titoli, perché mi dovrebbero concedere le proprie spade?"
    "Presentati loro con entrambe le mani piene di Dragoni d'oro," rispose acidamente il Re. "Questo dovrebbe essere convincente. Ventimila uomini dovrebbero bastare. Non ritornare con meno."
    "Sire, posso parlare liberamente?"
    "Fintanto che parli rapidamente."
    "Vostra Grazia dovrebbe andare a Braavos con il banchiere."
    "E' questo il tuo consiglio? Che dovrei fuggire?" Il viso del Re si incupì. "Fu il tuo consiglio anche sulle Acque Nere, per quanto ricordo. Quando le sorti della battaglia si furono rivolte contro di noi, lasciai che tu e Horpe mi trascinaste indietro alla Roccia del Drago, come un cane randagio bastonato."
    "La battaglia era persa, vostra grazia."
    "Aye, è quello che mi dicesti. 'La battaglia è persa, sire. Ritirati adesso, in modo da poter combattere ancora.' E adesso vorresti che io scappassi attraverso il Mare Stretto..."
    "... per radunare un esercito, aye. Come fece Acreacciaio dopo la Battaglia di Prato Rosso, dove cadde Daemon Blackfyre."
    "Non perdere tempo in chiacchiere sulla storia con me, ser. Daemon Blackfyre era un ribelle e un usurpatore, Acreacciaio un bastardo. Quando fuggì giurò che sarebbe tornato per piazzare uno dei figli di Daemon sul Trono di Spade. Non lo fece mai. Le parole sono vento, e il vento che spinge gli esuli oltre il Mare Sretto, di rado li riporta indietro. Anche il giovane Viserys Targaryen parlava di ritorno. Mi sfuggì tra le dita alla Roccia del Drago, solo per spendere il resto della propria vita a implorare l'aiuto di mercenari. 'Il Re Mendicante' lo chiamavano nelle città libere. Bene, io non mendico e non fuggirò ancora. Sono l'erede di Robert, sovrano di diritto dei Sette Regni. Il mio posto è con i miei uomini. Il tuo è a Braavos. Vai con il banchiere e fai come ti ho ordinato."
    "Come comandi," rispose Ser Justin.
    "Può darsi che perdiamo questa battaglia," disse cupamente il Re. "A Braavos puoi sentire che sono morto. Può anche essere vero. Troverai comunque i miei mercenari."
    Il cavaliere esitò. "Vostra Grazia. Se sei morto..."
    "... tu vendicherai la mia morte e metterai mia figlia sul Trono di Spade. O morirai nel tentativo."
    Ser Justin posò una mano sull'elsa della spada. "Sul mio onore di cavaliere, hai la mia parola."
    "Oh, e porta con te la ragazza Stark. Consegnala al Lord Comandante Snow mentre sei in viaggio per il Forte Orientale." Stannis toccò la pergamena srotolata di fronte a sé. "Un vero Re paga i suoi debiti."
    Li paga, aye, pensò Theon. Li paga con conio fasullo. Jon Snow avrebbe subito capito l'inganno. Il tetro Bastardo di Lord Stark aveva conosciuto Jeyne Poole ed era sempre stato in ottimi rapporti con la propria sorellastra Arya.
    "I confratelli in nero ti accompagneranno fino al Castello Nero," proseguì il Re. "Gli uomini di ferro rimarranno qui, idealmente per combattere al nostro fianco. Un altro dono da parte di Tycho Nestoris. Va bene lo stesso, ti rallenterebbero e basta. Gli uomini di ferro furono creati per le navi, non per i cavalli. Lady Arya dovrebbe avere anche una compagnia femminile. Prendi Alysanne Mormont."
    Ser Justin spostò ancora la ciocca ribelle. "E Lady Asha?"
    Il Re ci pensò per un attimo. "No."
    "Un giorno Vostra Grazia avrà bisogno di conquistare le Isole di Ferro. Sarà molto più facile con la figlia di Balon Greyjoy come braccio armato, con uno dei tuoi uomini fedeli in veste di marito e signore."
    "Tu?" Il Re piegò verso il basso gli angoli della bocca. "La donna è sposata, Justin."
    "Un matrimonio a distanza, mai consumato. Facile da annullare. E poi lo sposo è vecchio. Facile che muoia presto."
    Con una spada infilzata nella pancia se potrai fare a modo tuo, ser verme. Theon sapeva come ragionassero quei cavalieri.
    Stannis strinse le labbra. "Servimi bene nella faccenda dei mercenari e potrai avere ciò che desideri. Fino ad allora la donna deve restare mia prigioniera."
    Ser Justin chinò il capo. "Comprendo."
    La cosa sembrò solo irritare il Re. "La tua comprensione non è richiesta. Solo la tua obbedienza. Puoi andare, ser."
    Questa volta, quando il cavaliere si congedò, il mondo oltre la porta sembrò più bianco che nero.
    Stannis Baratheon misurò il pavimento a lunghi passi. La torre era piccola, scura e raccolta. Pochi passi riportarono il Re sotto Theon. "Quanti uomini ha Bolton a Grande Inverno?"
    "Cinquemila. Seimila. Di più." Rivolse al Re un sorriso spettrale, fatto di denti spezzati e caduti. "Più di te."
    "Quanti ce ne manderà probabilmente contro?"
    "Non più di metà." In realtà era solo una stima, ma gli pareva corretta. Roose Bolton non era il tipo da avventurarsi alla cieca nelle neve, mappa o no. Avrebbe trattenuto la sua forza principale in riserva, tenendo con sé i propri uomini migliori, al sicuro dentro la doppia cinta muraria di Grande Inverno. "Il castello era troppo affollato. Gli uomini erano alla gola gli uni degli altri, Soprattutto i Manderly e i Frey. Sono loro quelli che sua signoria ti ha mandato contro, quelli di cui è lieto di liberarsi."
    "Wyman Manderly." La bocca del Re si contorse per il disprezzo. "Lord troppo-Grasso-per-Montare-a-Cavallo. Troppo grasso per venire da me, eppure va a Grande Inverno. Troppo grasso per inginocchiarsi e offrirmi la propria spada, eppure adesso la impugna per Bolton. Ho mandato il mio Lord delle Cipolle a trattare con lui e Lord Troppo-Grasso lo ha ucciso per esporre la sua testa e le sue mani sulle mura di Porto Bianco, per fare piacere ai Frey. E i Frey... Le Nozze Rosse sono state dimenticate?"
    "Il nord ricorda. Le Nozze Rosse, le dita di Lady Hornwood, la presa di Grande Inverno, Deepwood Motte e Piazza Torrhen, ricordano tutto." Bran e Rickon. Erano solo figli del mugnaio. "Frey e Manderly non uniranno mai le proprie forze. Ti affronteranno, ma separatamente. Lord Ramsay non sarà troppo lontano alle loro spalle. Rivuole la propria sposa. Vuole il suo Reek." La risata di Theon era a un tempo nervosa e lamentosa. "Lord Ramsay è quello che Vostra Grazia dovrebbe temere."
    Stannis si irritò. "Ho sconfitto tuo zio Victarion a la sua Flotta di Ferro al largo di Fair Isle, la prima volta che tuo padre si è incoronato. Ho tenuto Capo Tempesta contro le forze combinate dell'Altopiano per un anno e preso la Roccia del Drago ai Targaryen. Ho sconfitto Mance Rayder alla Barriera, benché avesse venti volte i miei uomini. Dimmi, voltagabbana, quali battaglie hai mai vinto il Bastardo di Bolton perché io lo debba temere?"
    Non lo devi chiamare così! Un'ondata di dolore sommerse Theon Greyjoy. Chiuse gli occhi e fece una smorfia. Quando li ebbe riaperti, disse, "Non lo conosci."
    "Nemmeno lui conosce me."
    "Conosce me," gracchio uno dei corvi che il maestro si era lasciato dietro. Sbatté le grosse ali nere contro le sbarre della propria gabbia.
    "Conosce," gracchiò ancora.
    Stannis si voltò. "Smettila di fare rumore."
    Dietro di lui, la porta si aprì. I Karstark erano arrivati.
    Gobbo e contorto, il castellano di Karhold si appoggiava pesantemente al bastone mentre avanzava verso il tavolo. Il mantello di Lord Arnolf era di ottima lana grigia, orlato con pelliccia di zibellino nera e fissato da una fibula argentata a forma di sole. Un vestito importante, pensò Theon, per un uomo insignificante. Aveva già visto quel mantello, lo sapeva, proprio come aveva visto l'uomo che lo indossava. A Forte Terrore. Ricordo. Era seduto a tavola con Lord Ramsay e Whoresbane Umber, la notte che fecero salire Reek dalla sua cella.
    L'uomo accanto a lui non poteva che essere suo figlio. Sulla cinquantina, giudicò Theon, con una faccia tonda e morbida come quella che avrebbe avuto suo padre, se Lord Arnolf fosse diventato grasso. Dietro di lui camminavano tre uomini più giovani. I nipoti, immaginò. Uno indossava un usbergo di maglia. Gli altri erano vestiti per la colazione, non per la battaglia. Pazzi.
    "Vostra Grazia." Arnolf Karstark chinò il capo. "Un onore." Si guardò intorno in cerca di una sedia. Invece i suoi occhi trovarono Theon. "E chi è questo?" Il riconoscimento avvenne un secondo dopo. Lord Arnolf impallidì.
    Il suo stupido figlio rimase ignaro di tutto. "Non ci sono sedie," fece notare quel bruto. Uno dei corvi gracchiò nella propria gabbia.
    "Solo la mia." Re Stannis vi si sedette. "Non è il Trono di Spade, ma qui e adesso funge al bisogno." Una dozzina di uomini era entrata in fila dalla porta della torre, condotti dal cavaliere delle falene e dall'uomo alto con il pettorale argentato. "Siete uomini morti, sia ben chiaro," proseguì il Re. "Resta da stabilire solo come morirete. Fareste meglio a non sprecare il mio tempo negando tutto. Confessate, e avrebbe la stessa morte rapida che il Giovane Lupo diede a Lord Rickard. Mentite, e brucierete. Scegliete."
    "Io scelgo questo." Uno dei nipoti mise mano alla spada e cercò di estrarla.
    Fu una cattiva scelta. La lama del nipote non era nemmeno uscita dal fodero che già due cavalieri del re gli erano addosso. Finì col suo avambraccio che crollava a terra e con il moncone schizzava sangue, mentre uno dei suoi fratelli barcollava verso le scale stringendosi una ferita all'addome. Arrancò per sei gradini prima di cadere e tornare con uno schianto al piano terra.
    Né Arnolf Karstark né suo figlio si erano mossi.
    "Portateli via," ordinò il Re. "La loro vista mi da il voltastomaco." In pochi secondi gli uomini furono legati e portati via. Quello che aveva perso il braccio della spada era svenuto per la perdita di sangue, ma il suo fratello con la ferita al ventre urlava abbastanza per entrambi. "E' così che tratto i traditori, voltagabbana," Stannis informò Theon.
    "Il mio nome è Theon."
    "Come vuoi. Dimmi, Theon, quanti uomini aveva con sé Mors Umber a Grande Inverno?"
    "Nessuno. Nessun uomo." Sogghignò al proprio gioco di parole. "Aveva ragazzi. Li ho visti." A parte una manciata di Sergenti quasi storpi, i guerrieri che Crowfood aveva portato giù da Ultimo Focolare avevano a malapena l'età per farsi la barba. "Le loro asce e le loro lance erano più vecchie delle mani che le impugnavano. Era Whoresbane quello che aveva gli uomini, dentro al castello. Ho visto anche loro. Vecchi, tutti quanti." Theon ridacchiò. "Mors ha preso i ragazzi imberbi e Hother ha preso i vecchi con la barba grigia. Tutti i veri uomini scesero con il Grande Jon e morirono alle Nozze Rosse. E' questo che volevi sapere, Vostra Grazia?"
    Re Stannis ignorò l'impertinenza. "Ragazzi," fu tutto quello che disse, disgustato. "Ragazzi non tratterranno a lungo Lord Bolton."
    "Non a lungo," confermò Theon. "Assolutamente non a lungo."
    "Non a lungo," gracchiò il corvo dalla propria gabbia.
    Il Re diedi al corvo un'occhiata irritata. "Quel banchiere Braavosiano ha affermato che Aenys Frey è morto. E' stato qualche ragazzo?"
    "Venti ragazzi, con delle vanghe," ribatté Theon. "La neve cadeva fitta da giorni. Così fitta che non si poteva vedere il castello a dieci metri di distanza, non più di quanto le sentinelle sui bastioni potessero vedere cosa stesse accadendo oltre le mura. Così Crowfood ha messo i ragazzi a scavare fosse fuori dai cancelli del castello. Poi ha suonato il proprio corno da guerra per attirare fuori Lord Bolton. Invece sono arrivati i Frey. La neve aveva coperto le fosse, così ci hanno cavalcato sopra. Aenys si è rotto l'osso del collo, ho sentito dire, ma Ser Hosteen ha solo perso un cavallo, purtroppo. Ora sarà arrabbiato."
    Stranamente, Stannis sorrise. "I nemici arrabbiati non mi preoccupano. La rabbia rende gli uomini stupidi, e Hosteen Frey era già stupido prima, se la metà di quanto ho sentito su di lui corrisponde a verità. Lascia che venga."
    "Lo farà."
    "Bolton ha fatto un passo falso," dichiarò il Re. "Tutto quello che doveva fare era restarsene nel suo castello mentre noi morivamo di fame. Invece ha mandato una parte delle proprie forze avanti per ingaggiarci in battaglia. I suoi cavalieri saranno in sella, i nostri dovranno combattere a piedi. I suoi uomini saranno ben nutriti, i nostri andranno in battaglia a stomaco vuoto. Non importa. Ser Stupido, Lord Troppo-Grasso, il Bastardo, che vengano. Noi teniamo la posizione e intendo farne un nostro punto di forza."
    "La posizione?" chiese Theon. "Quale posizione? Qui? Questa torre cadente? Questo piccolo miserabile villaggio? Non hai una posizione elevata qui, nessun muro dietro al quale nasconderti, nessuna difesa naturale."
    "Non ancora."
    "Non ancora," dissero entrambi i corvi all'unisono. Poi uno gracchiò e l'altro mormorò, "Albero, albero, albero."
    La porta si aprì. Al di fuori, il mondo era bianco. Il cavaliere delle tre falene entrò, le gambe incrostate di neve. Pestò i piedi per staccarla e disse, "Vostra Grazia, i Karstark sono prigionieri. Alcuni hanno opposto resistenza, e per questo sono morti. La maggior parte era troppo confusa e si sono arresi senza fare storie. Li abbiamo condotti nella sala grande e li teniamo lì."
    "Ben fatto."
    "Dicono che non ne sapevano niente. Quelli che abbiamo interrogato."
    "E' un bene per loro."
    "Potremmo interrogarli più duramente..."
    "No. Gli credo. Karstark non avrebbe mai potuto sperare di tenere segreto il proprio tradimento se avesse messo al corrente dei propri piani ogni popolano al proprio servizio. Qualche picchiere ubriaco se lo sarebbe fatto scappare una notte, nel letto di una baldracca. Non c'era bisogno che sapessero. Sono uomini di Karhold. Quando fosse arrivato il momento avrebbero obbedito ai propri signori, come hanno fatto tutta la vita."
    "Come dici tu, Sire."
    "E riguardo alle tue perdite?"
    "Uno degli uomini di Lord Peasebury è stato ucciso e due dei miei sono stati feriti. Però, se compiace Vostra Grazia, gli uomini iniziano a essere ansiosi. Ce ne sono centinaia radunati attorno alla torre, che si chiedono cosa sia successo. La parola tradimento è sulle labbra di tutti. Nessuno sa di chi fidarsi o chi potrebbe essere il prossimo arrestato. Soprattutto gli uomini del nord..."
    "Ho bisogno di parlare con loro. Wull sta ancora aspettando?"
    "Lui e Artos Flint. Li vuoi vedere?"
    "Tra poco. Prima la piovra."
    "Come comandi." Il cavaliere si congedò.
    Mia sorella, pensò Theon, la mia dolce sorella. Benché avesse perso la sensibilità nelle braccia, sentì lo stomaco torcersi, come quando l'esangue banchiere Braavosiano lo aveva presentato ad Asha come un "dono". Il ricordo bruciava ancora. Il cavaliere tarchiato e stempiato che era con lei non aveva perso tempo a chiamare aiuto, quindi non avevano avuto molto tempo, prima che Theon venisse trascinato via per affrontare il Re. Era durato abbastanza. Aveva odiato l'espressione sulla faccia di Asha quando aveva capito chi lui fosse; la sorpresa nei suoi occhi, la compassione nella sua voce, il modo in cui la sua bocca si era contorta per il disgusto. Invece di correre ad abbracciarlo, aveva fatto mezzo passo indietro. "E' stato il Bastardo a farti questo?" aveva chiesto.
    "Non lo chiamare così." Poi le parole erano venute fuori da Theon tutte assieme. Aveva provato a dirle tutto, di Reek e Forte Terrore e Kyra e le chiavi, come Lord Ramsay non prendesse nulla oltre alla pelle, a meno che non venisse supplicato. Le aveva detto di come avesse salvato la ragazza, saltando dalle mura del castello nella neve. "Abbiamo volato. Lascia che Abel ci componga sopra una canzone, abbiamo volato." Poi aveva dovuto dire chi fosse Abel e parlare delle lavandaie che non erano davvero lavandaie. In quel momento Theon si era accorto di come tutto ciò suonasse strano e incoerente, eppure per qualche ragione le parole non si fermavano. Era congelato, malato e stanco... e debole, così debole, così tanto debole.
    Deve capire. E' mia sorella. Non aveva mai voluto fare del male a Bran o Rickon. Reek gli aveva fatto uccidere quei ragazzi, non il Reek che era lui, ma l'altro. "Non sono un assassino di parenti," aveva insistito. Le aveva detto di come aveva dormito con le cagne di Ramsay, la aveva avvisata che Grande Inverno era pieno di spettri. "Le spade erano sparite. Quattro, mi pare, o cinque. Non ricordo. I re di pietra sono arrabbiati." A quel punto aveva iniziato a tremare come una foglia. "L'albero diga conosceva il mio nome. I vecchi dei. Theon, li ho sentiti sussurrare. Non c'era vento, ma le foglie si stavano muovendo. Theon, dicevano. Il mio nome è Theon." Era bello pronunciare il nome. Più lo diceva, meno probabile che lo dimenticasse. "Devi sapere il tuo nome, aveva detto alla sorella. "Tu... tu mi hai detto che eri Esgred, ma era una menzogna. Il tuo nome è Asha."
    "E' così," aveva confermato sua sorella, a voce così bassa che lui aveva temuto potesse mettersi a piangere. Theon aveva odiato quell'idea. Odiava le donne che piangevano. Jeyne Poole aveva pianto per tutta la strada da Grande Inverno fino a lì, pianto fino a che la sua faccia non era diventata violacea come una rapa e le lacrime le si erano congelate sulle guance, e tutto perché le aveva detto che doveva essere Arya, altrimenti il lupi avrebbero potuto rimandarla indietro. "Ti hanno addestrata in un bordello," le aveva ricordato, sussurrandole nell'orecchio in modo che nessuno potesse sentire. "Jeyne è troppo simile a una baldracca, devi continuare a essere Arya." Non aveva avuto intenzione di ferirla. Era stato per il bene di entrambi. Deve ricordare il proprio nome. Jeyne aveva pianto anche quando la punta del suo naso era diventata nera per il congelamento, e uno dei cavalieri dei Guardiani della Notte aveva detto che avrebbe potuto perderne un pezzo. "A nessuno importerà l'aspetto di Arya, fintanto che è l'erede di Grande Inverno," la aveva rassicurata. "Cento uomini la vorranno sposare. Mille."
    Il ricordo fece contorcere Theon appeso alle catene. "Fammi scendere," supplicò. "Solo per un po', poi mi puoi nuovamente appendere." Stannis Baratheon alzò gli occhi su di lui, ma non rispose. "Albero," gracchiò un corvo. "Albero, albero, albero."
    Poi l'altro uccello disse, "Theon," chiaro come la luce del giorno, mentre Asha scivolava attraverso la porta.
    Con lei c'erano Qarl la Fanciulla e Tristifer Botley. Theon conosceva Botley da quando erano stati ragazzi assieme, ancora a Pike. Perché ha portato i propri cuccioli? Mi vuole liberare? Avrebbero fatto la fine dei Karstark, se ci avessero provato.
    Anche il Re era contrariato dalla loro presenza. "Le tue guardie possono aspettare fuori. Se ti volessi fare del male, due uomini in più non mi dissuaderebbero."
    Gli uomini di ferro si inchinarono e si ritirarono. Asha mise a terra un ginocchio. "Vostra Grazia. Mio fratello deve essere incatenato così? Sembra una ricompensa inadeguata per averti portato la ragazza Stark."
    La bocca del Re si contorse. "Hai una lingua ardita, mia signora. Proprio come il tuo fratello voltagabbana."
    "Grazie, Vostra Grazia."
    "Non era un complimento." Stannis diede a Theon una lunga occhiata. "A questo villaggio manca una prigione sotterranea, e io ho più prigionieri di quanti mi sarei aspettato quando abbiamo fatto tappa qui." Fece un cenno ad Asha. "Puoi alzarti."
    Lei lo fece. "Il Braavosiano ha riscattato sette dei miei uomini da Lady Glover. Sarei felice di pagare un riscatto per mio fratello."
    "Non c'è abbastanza oro su tutte le vostre Isole di Ferro. Le mani di tuo fratello sono sporche di sangue. Farring mi sta chiedendo con insistenza di concderlo a R'hllor."
    "Anche Clayton Suggs, non ne dubito."
    "Lui, Corliss Penny, tutti gli altri. Anche Ser Richard qui presente, che ama il Signore della Luce solo quando fa comodo ai suoi piani."
    "Gli adoratori del dio rosso conoscono solo una canzone."
    "Fintanto che la canzone compiace le orecchie del dio, lasciagliela cantare. Gli uomini di Lord Bolton saranno qui prima di quanto vorremmo. C'è solo Mors Umber tra noi e loro. E tuo fratello mi dice che le sue forze sono composte unicamente da ragazzini imberbi. Gli uomini amano sapere che il loro dio è con loro quando vanno in battaglia."
    "Non tutti i tuoi uomini adorano lo stesso dio."
    "Ne sono consapevole. Non sono lo sciocco che era mio fratello."
    "Theon è l'ultimo figlio maschio ancora vivo di mia madre. Quando i suoi fratelli morirono, lei rimase distrutta. La sua morte le darà il colpo di grazia... ma io non sono venuta a implorare per la sua vita."
    "Saggia. Sono spiacente per tua madre, ma io non risparmio la vita ai voltagabbana. Soprattutto questo. Ogni uomo del nord al mio servizio mi abbandonerebbe se gli mostrassi clemenza. Tuo fratello deve morire."
    "Allora fallo personalmente, Vostra Grazia." Il gelo nella voce di Asha fece rabbrividire Theon nelle catene. "Portalo attraverso il lago fino all'isolotto dove cresce l'albero diga e staccagli la testa con quella spada magica che porti. E' così che Lord Eddard avrebbe fatto. Theon ha ucciso i figli di Lord Eddard. Dallo agli dei di Lord Eddard. I vecchi dei del nord. Dallo all'albero."
    E improvvisamente si sentì un battito selvaggio, quando i corvi del maestro saltarono a sbatterono le ali nelle gabbie, le loro piume nere che volavano quando urtavano le sbarre gracchiando rocamente. "L'albero," disse uno, "l'albero, l'albero," mentre il secondo strideva solo, "Theon, Theon, Theon."
    Theon Greyjoy sorrise. Conoscono il mio nome, pensò.


    Cosa ve ne pare? A me non piace l'idea di Re e Lord che discutono i propri piani davanti a un prigioniero, solo per metterne al corrente anche il lettore. Era già successo in ADwD, quando i Bolton padre e figlio si raccontavano cose che sapevano già benissimo davanti a Theon.
    Ciò premesso, la scoperta del tradimento di Arnolf Karstark mette sotto una luce diversa l'ultimo PdV di Jon in ADwD (quello in cui Ramsay Snow/Bolton si vanta di avere tolto di mezzo Stannis).
    [Modificato da Mandon 08/04/2015 17:59]




    Ser Mandon Moore

    Drappeggiato nel candido mantello della Guardia reale, ser Mandon Moore sembrava un cadavere avvolto in un sudario.
    Gli occhi di ser Mandon erano grigio chiaro, spenti e senza vita.
    Il cavaliere era un'ombra di acciaio bianco, i suoi occhi due scintillanti schegge scure dietro la celata.
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    Ser Arthur Dayne
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    00 09/11/2012 10:25
    Ma la banca di Ferro è consapevole che nessuno nei Sette Regni sarà più in grado di pagare i debiti accumulati (sia quelli della Corona sia quelli personali)?
    Secondo me, potrebbe essere un elemento importante.


    Ser Arthur Dayne
    The Sword of the Morning


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    00 09/11/2012 12:43
    Un elemento che avevo valutato anch'io e che sarà oggetto di un topic che presto voglio aprire.
    Al momento sta Banca di Ferro sembra un pò sprovveduta...ma non penso sia così.

    In questo pdv si iniziano a spiegare un pò anche come cavolo fanno i corvi a volare da un posto all'altro manco fossero telecomandati.


    Walder Frey, Lord delle Twins

    "Se un uomo non ha sogni da inseguire, o i suoi sogni non valgono nulla o non vale nulla lui"

    "O al problema c'è soluzione e allora è inutile preoccuparsi, o al problema non c'è soluzione e allora è inutile preoccuparsi"

    "Meglio tenere la bocca chiusa e sembrare stupidi, che aprirla e togliere ogni dubbio"
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    Ser Alexander Drake
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    00 27/01/2013 22:23
    Mi è appena venuta in mente una cosa, ma se mettessi queste traduzioni anche sulla pagina facebook?
    Tanto è una roba fan made in ogni caso.
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    Lord Randyll Tarly, signore di Collina del Corno, Primo in battaglia.


    Nella seconda partita: Ser Barristan Selmy, lord comandante della Guardia Reale di re Viserys Targaryen III.

    Nella terza partita: Lord Mace Tyrell, Protettore del Sud, Signore di Alto Giardino, Gran Maresciallo dell’Altopiano.

    Nella quarta partita: Bronn, Nero Mercenario divenuto Principe del Dorne.

    Nella quinta partita: Ser Gerold Hightower, il Toro Bianco.

    Nella sesta partita: Brandon Stark, erede di Grande Inverno, il Sangue del Lupo.
  • Jon_Re
    00 27/01/2013 23:14
    L'ho letto l'altro giorno. Un bel pdv, anche se la gestione dei prigionieri mi lascia a desisderare.
    Sarebbe da capire in che posizione della storia viene inserito. Cioè se prima, dopo o in contemporanea alla lettara di Ramsey.
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    Ser Andrew
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    00 28/01/2013 15:31
    Ser Alexander Drake, 27/01/2013 22:23:

    Mi è appena venuta in mente una cosa, ma se mettessi queste traduzioni anche sulla pagina facebook?
    Tanto è una roba fan made in ogni caso.



    Occhio che nel sito di Martin c'è scritto che non puoi postare senza il suo permesso!




    Io sono Balon Greyjoy, il Coraggioso, il Benedetto, il Creatore di Vedove, il Figlio del Vento Marino e l'Erede di Pyke.

    E pago il prezzo di ogni cosa con il ferro.







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    nella seconda partita (entrato in corso): Arianne Martell
    nella terza partita: Lord Randyll Tarly
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    Ser Alexander Drake
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    00 28/01/2013 21:58
    Re:
    Ser Andrew, 28/01/2013 15:31:



    Occhio che nel sito di Martin c'è scritto che non puoi postare senza il suo permesso!






    Anche se stiamo parlando di una traduzione fan made?
    Lo chiedo a te perchè sei avvocato, ma essendo io solito usufruire di prodotti tradotti da fan non a scopo di lucro (tendenzialmente manga o anime sottotitolati) non sono sicuro che diffondere una "nostra" traduzione violerebbe il copyright... insomma è una situazione a me poco chiara.
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    Mandon
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    00 28/01/2013 23:23
    Poi c'è anche da chiedersi se Martin se ne accorgerebbe. Ma soprattutto da chiedersi la differenza tra postare qui la traduzione e postarla su FB, visto che anche questo forum è uno spazio pubblico. So bene che ci vogliono alcuni post per accedere a questa sezione, ma è un requisito che chiunque può raggiungere in pochi minuti.

    Vediamo un po' il sito.
    To be published by Bantam Books; Copyright © 2013 by George R.R. Martin. All rights reserved. No part of this text may be reproduced or transmitted in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, reposting, recording, or by any information storage and retrieval system, without express written permission of the author.
    Ma sono l'uico che ha l'impressione di leggere una frase puramente formale, buttata lì "tanto per"? Questa formula va bene per il libro stampato, non per un capitolo singolo pubblicato volontariamente dall'autore.
    Insomma, fate un po' quello che volete con le mie traduzioni. Magari informatemi prima, ecco. Non perché io debba dare alcuna autorizzazione (quello che faccio per il forum appartiene al forum), ma solo per saperlo.
    [Modificato da Mandon 28/01/2013 23:24]




    Ser Mandon Moore

    Drappeggiato nel candido mantello della Guardia reale, ser Mandon Moore sembrava un cadavere avvolto in un sudario.
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    Jon92
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    00 29/01/2013 12:15
    Veramente un bel capitolo (come del resto lo sono tutti quelli dove c'è Re Stannis), spero profondamente che Martin non lo faccia schiattare
    [SM=x204855]




    5° Partita: Styr Maknar di Thenn
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    AXL BARATHEON
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    00 29/01/2013 13:05
    Io eviterei di metterlo su FB, non si sa mai...


    Walder Frey, Lord delle Twins

    "Se un uomo non ha sogni da inseguire, o i suoi sogni non valgono nulla o non vale nulla lui"

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    Ser Andrew
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    00 29/01/2013 13:52
    Beh ragazzi contate che su FB dichiari che è tua qualsiasi cosa tu posti! Io eviterei, tanto più che, appunto, per accedere a questa sezione basta un tot di post e quindi chi è della community può tranquillamente leggerselo qui, chi ci guarda su FB senza entrarne a farne parte può tranquillamente tradurselo da solo!


    Io sono Balon Greyjoy, il Coraggioso, il Benedetto, il Creatore di Vedove, il Figlio del Vento Marino e l'Erede di Pyke.

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  • Jon_Re
    00 29/01/2013 14:38
    Non si potrebbe mettere solo su FB la notizia della pubblicazione e del fatto che sul forum abbiamo una sezione dedicata a queste traduzioni in modo da provare ad attiarare qualche utente in più?
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    Jason Mallister
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    00 29/01/2013 20:36
    O in alternativa dire che è uscito un pdv al riguardo ed invitare le persone sul forum per commentare a caldo la lettura!
    _______________________________________________



    Nella quarta partita: Lord Eddard Stark, Signore di Grande Inverno e Protettore del Nord dei Sette Regni e delle Isole di Ferro

    Nella terza partita: Bronn Blackspears, RE di Picche, Principe di Lancia del Sole e Capitano Generale dei Neri Mercenari

    Nella seconda partita: Ser Vardis Egen, Comandante delle Cappe Bianche di Re Garlan Tyrell, esiliato alla Barriera
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    Mandon
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    Tetro Moderatore
    00 30/01/2013 03:12
    Mi sembrano entrambe ottime idee.




    Ser Mandon Moore

    Drappeggiato nel candido mantello della Guardia reale, ser Mandon Moore sembrava un cadavere avvolto in un sudario.
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