Mah, io sulla lettera di Pallavicini rimango molto perplesso: gli argomenti mi appaiono contradditori e in alcuni punti vagamente tendenziosi.
Anzitutto si confonde il welfare (che è lo stato sociale, cioè l'insieme delle protezioni e degli aiuti che lo Stato fornisce ai cittadini svantaggiati o comunque in condizioni tali da richiedere incentivi ) con il servizio pubblico e l'intervento dello Stato, nel quale rientrano tutte le forme di finanziamento che riguardano il trasporto pubblico. Tale equivoco porta acqua al mulino di chi interpreta il servizio pubblico come una forma di assistenza sociale agli sfigati, e come tale residuale ed anacronistica.
Secondo: non esiste una contrapposizione tra logica di mercato e socialità, semplicemente perchè nol trasporto pubblico IL MERCATO NON ESISTE, e mi spiego: io non sono esperto di economia ma da quel poco che ne so l'economia di mercato si basa almeno su tre principi:
1) nessun intervento od ingerenza dello Stato
2) libera concorrenza
3) tendenza dell'impresa ad acquisire quote progressivamente crescenti di mercato e quindi di clientela.
Ora, la prima condizione non è assolutamente contemplata: lo Stato finanzia costantemente il TP, sia accollandosi l'onere degli interventi infrastrutturali, sia con i trasferimenti per la gestione del servizio: neanche i segmenti più costosi, come i vaiggi in carrozza letto Excelsior sono totalmente coperti.
La libera concorrenza sui servizi, almeno nel trasporto ferroviario passeggeri, non esiste, ed è difficilmente praticabile proprio per i vincoli di carattere tecnico ed organizzativo che il trasporto ferroviario comporta: tant'è vero che anche in Gran Bretagna non vi è concorrenza diretta, ma la miriade di gestori privati si sono semplicemente spartiti la torta in settori territorialmente definiti. Semmai la concorrenza può esistere a livello di gare per l'aquisizione del contratto di servizio.
Terzo, le imprese di trasporto, in molti casi tendono a restringere l'offerta e a perdere quindi clientela: come è il caso del piano industiale di trenitalia, e non a caso Moretti è un
liquidatore nominato dal ministero dell'Economia.
Quindi: non esiste logica di mercato, e Trenitalia non è un'impresa altra e contrapposta allo Stato, perchè governa un capitale interamente pubblico.
L'aspetto vertiginosamente assurdo è proprio questo, ed è assurdo che la società italiana abbia assimilato senza fiatare un mostruoso aborto giuridico come la trasformazione in Spa di aziende a capitale pubblico, che possono così gestire un patrimonio della collettività senza rendere conto a nessuno, senza dover render pubblico un bilancio e comportandosi come padroni delle ferriere dell'ottocento.
Fateci caso: le Fs SpA prima e Trenitalia adesso hanno alzato sempre più la fittizia "soglia di redditività" del servizio: prima erano redditizi solo i servizi a media-lunga distanza, poi soltanto i convolgli a supplemento, adesso neanche più gli IC ed ICPlus; domani probabilmente solo l' AV: in mancanza di una credibile Authority, il gruppo Fs si sta smarcando sempre più dal core business del trasporto, e va a costituire una mostruosa holding a carattere finanziario-speculativo con ramificazioni nel settore immobiliare (Metropolis, Grandi Stazioni), assicurativo, logistico ecc. Questo è lo scenario, nettamente incontrollabile, che dovrebbe spaventare il Signor Pallavicini. Che viceversa sorvola sulle responsabilità di Trenitalia e soci, indicando quale fonte dei problemi: i lavoratori , troppi, privilegiati fancazzisti e protetti dal sindacato (e questa è una canzone che va sicuramente di moda, no?); il popolo bue, finora omaggiato dal servizio scadente e a prezzi stracciati; lo Stato pezzente che non finanzia e non fornisce il welfare (ma Moretti chi ce l'ha messo lì,
mia lalla?); e bontà sua i costruttori di convogli baracca e i costruttori di linee strapagati: peccato però non abbia tenuto conto che i due ultimi soggetti siano "culo e camicia" con il gruppo FS, tant'è vero che svariati dirigenti e boiardi del parastato siano passati disinvoltamente da una parte all'altra come nel gioco delle tre tavolette: è il "triangolo delle Bermude" FS - Trevi -Impregilo ed altri sui quali ha indagato ed è intervenuta, a più riprese, la Magistratura.
Nella seconda parte della lettera, il Signor Pallavicini tratteggia, con toni apocalittici, lo scenario della deregulation selvaggia prodotto dalla liberalizzazione. Io, che sono di sinistra, antiliberista e sostenitore del pubblico, non sono così spaventato dalla liberalizzazione: se la gestione di Trenitalia fa schifo, soprattutto nel settore regionale, come è unanimamente riconosciuto, perchè un diverso soggetto, pubblico o privato, dovrebbe fare peggio? Naturalmente serve un Authority che vigili, e l'accesso alle gare dovrebbe escludere soggetti privi di competenza specifica (altrimenti si finisce come in Gran Bretagna, dove cani e porci si sono gettati ad amministrare ferrovie), ma pechè adesso che domina la "cultura d'impresa" il Signor Pallavicini paventa la fine del monopolio di Trenitalia?
Cui prodest? In Alto Adige la Provincia di Bolzano ha recuperato e gestisce ottimamente una linea che le FS avevano condannato all'abbandono, e si appresta a gestire l'intero servizio regionale. certo, è l'Alto Adige. Ma pechè dobbiamo sempre credere a quelli che promettono lacrime e sangue , e intanto si vendono i gioielli di famiglia?
In chiusura, questo signore se la prende pure con gli "ambientalisti prezzolati dall'industria dell'auto": non so da dove prenda tali certezze, ma con le strategie presenti e future di Trenitalia l'industria dell'auto fa sicuramente i salti di gioia.