il "Coccodrillo"del Corriere
Larry King, il più famoso intervistatore (in bretelle) del mondo, scomparso a 87 anni al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles a causa del Covid-19, per decenni fece colazione, tutte le mattine, al delicatessen Nate’n’Al di Beverly Hills. Stesso tavolo, stesso menu (cardiopatico convertito da vari by-pass al salutismo non amava le uova e i fritti). Chi aveva il coraggio di avvicinarlo – turisti intrepidi, o magari un giovane giornalista in trasferta – scopriva due cose: che King non portava le bretelle fuori dallo studio (erano il suo costume di scena), e che l’uomo diventato famoso sulla Cnn per le interviste con i grandi della terra cominciava immediatamente, d’istinto, a intervistare l’interlocutore (gli italiani ricevevano un trattamento speciale: King conosceva benissimo l’Italia, e era un grande frequentatore di Cinque Terre e Positano). Sette mogli, cinque figli, cinque nipoti e quattro pronipoti, una salute malferma che non lo fermò fino alla fine, la capacità di parlare con i grandi del mondo e con i protagonisti del trash (medium, teorici di bizzarre cospirazioni) perché nel mondo di Re Larry tutto faceva spettacolo, tutto faceva tv, se a tenere in mano il microfono c’era lui.