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Salve a tutti mi chiamo Rosanna e sono la zia di un ragazzo affetto da sindrome di Tourette. Attraverso mio nipote sono approdata sul vostro sito ed è sempre interessante leggervi, grazie di cuore a tutti per quello che fate.
Per lavoro frequento un corso di formazione all’Università Parigi VIII, si tratta del centro Devereux creato dallo psicologo e etnologo Tobie Nathan. Mercoledì scorso con i ricercatori di questo centro si è parlato di sindrome di Tourette e di turbe compulsive e ossessive.
In questo centro sono stati elaborati inizialmente approcci terapeutici per i migranti, poi con gli anni e con l’aumento dei ricercatori hanno iniziato ad occuparsi di disordini psico-sociali. Si tratta di un approccio terapeutico dove, proprio per riassumere all’estremo ciò che viene fatto, il tutto gira attorno alla mediazione. Il mediatore non è per forza un personaggio, come spesso avviene per i migranti, ma è il soggetto o oggetto che ci permette di accedere ad un altro universo, all’universo dell’altro, del paziente che abbiamo di fronte. Io non ho delle grandi novità da raccontarvi ma è stato bello confrontarsi con una realtà diversa, quella francese e volevo raccontarvela.
In questo centro è stato creato un gruppo di parola che ha come scopo uno scambio di idee e di supporto aperto alle persone che soffrono di tali turbe e alle persone che soffrono di tutte le sindromi ad esse correlate.
In Francia esiste l’AFTOC, associazione creata da queste persone che producono un giornale: “ Le Nouvelle Obsessionnel”. E leggendo e ascoltando mi sono resa conto di quanto sia importante l’appartenenza all’associazione. Intanto mi sono resa conto dell’ importanza di una risposta diagnostica da offrire a queste persone per evitare di classificarle in una categoria non definita da tenere sotto controllo. Penso a quanto spesso questi bambini vengono obbligati a scuola ad andare contro i loro impulsi a causa dell’ignoranza da parte dei professori!!! In Francia si sta facendo sempre più sensibilizzazione per le patologie poco conosciute all’interno delle scuole ma a livello soprattutto dei professionisti.
Al centro oltre ad avere un gruppo di parola stanno studiando i percorsi terapeutici di queste persone, che spontaneamente decidono di aderire a questa ricerca (la ricerca non ha come scopo quello di fornire la chiave magica per la soluzione del problema!!!). Aspetto questo, a mio avviso, da non sottovalutare in quanto ciò permette di mettere insieme tanti tasselli che insieme possono essere di estremo aiuto. Credo molto nelle ricerche multidisciplinari e non studi realizzati da gruppi chiusi quasi da assumere un aspetto settario per chissà quale interesse economico!!
Nell’affrontare questa giornata insieme a questi ricercatori ho incontrato un distinto signore che ci ha raccontato la sua storia. Vorrei condividerla con voi perché mi sembra molto interessante.
Laurent è stabile da molti anni è ha deciso di offrire la sua storia per essere d’ aiuto agli altri. La sua principale ossessione, contornata da altre, è stata una parola, che si è rifiutato di dirci. Questa parola è legata ad un luogo sociale notturno. E’ rimasta nella sua testa per 15 anni. L’ossessione in realtà cominciò quando aveva 6 anni. A quell’età successe un brutto episodio nel suo paese. Un bimbo fu seviziato e brutalmente ucciso. Lui, dopo quell’episodio, non poté più addormentarsi da solo e aveva bisogno di eseguire alcuni rituali prima di addormentarsi. Aveva bisogno della madre al suo fianco la sera quando andava a letto e da qui la mamma fu accusata di aver instaurato un cattivo rapporto con il figlio: relazione patologica con il figlio!!!
E poi la comparsa della parola ossessiva. All’inizio tutti pensarono che era legato al brutto episodio ma questo inferno durò per molti anni. Non riusciva a gestire le sue angosce, non riusciva a dormire, era pieno di tic, non riusciva a capire cosa succedeva nella sua testa.
Finché un giorno lesse sul giornale dell’AFTOC e da qui comincia il suo percorso terapeutico, sia farmologico che psico-sociale, finalmente cominciava a farsi luce sul suo stato di malessere. Si iscrive all’università ma va male perché non riesce a concentrarsi, si innamora e insieme alla ragazza provano a combattere contro le ossessioni : soprattutto contro la sua ossessione principale, cioè la fatidica parola che non lo lascia in pace.
Scrivono la parola in tutta la casa, sul frigo, sullo specchio del bagno….
A 25 anni parte in vacanza in Marocco con la sua ragazza. L’ultimo giorno di vacanza si ferma da un artigiano che lavora l’argento e su una medaglia d’argento si fa scrivere in arabo “Tolleranza verso… la parola che lo ossessiona”.
Da quando porta questa medaglia lui non è più angosciato da questa parola.
La prima domanda che mi è venuta da fargli e se in realtà non fosse diventato schiavo del suo male, assorbito dal suo male. Lui ci ha risposto che ha solo “addomesticato” il suo male, ha creato un’alleanza con il suo male e non una battaglia. Dice di non essere stato assorbito dal suo male ma di vivere con…..
L’aspetto interessante per me è come, l’andare in un altro paese e quindi in un’altra cultura, gli abbia permesso di accedere ad una soluzione che da noi appare poco plausibile: la fabbricazione di un oggetto per trovare pace alla sua ossessione. Noi non penseremmo mai di fare alleanza con un oggetto che porta l’anima del nostro problema!!!
Laurent dopo questo episodio ha frequentato un istituto d’arte e fa la guida turistica in un importante sito storico e archeologico francese. Lo ha deciso il giorno in cui il suo prof. di arte disse: “Chiudete i libri: da oggi proviamo a SENTIRE le cose!!!”
In realtà non voglio apportare niente di nuovo credo che ho tante cose da imparare da voi ma questa storia mi piaceva condividerla con voi e sapere cosa ne pensate.
Il prof. Nathan però ha descritto questa sindrome anche in un ragazzo senegalese ed è stato interessante sapere, come avviene in altre parti del mondo, l’approccio nei confronti di tutto ciò. Nathan è in primis un grande viaggiatore e nei suoi dispositivi non solo fa uso di mediazione ma anche di altri professionisti come etnologi e antropologi, educatori e sociologi!!! Con questi non solo ragiona sul concetto di malattia ma soprattutto di guarigione, guarigione attraverso non solo le terapie farmacologiche e convenzionali. Ebbene il soggetto descritto in Senegal ricorre al “N’DOEP”. Si tratta di un rito che serve a recuperare la persona affetta di turbe compulsive e ossessive. Da qui l’interesse di Nathan alla patologia attraverso un approccio religioso e attraverso i riti. Quando parla di religione non intende solo le grandi religioni monoteiste, ma intende più l’aspetto spirituale della questione, l’aspetto rituale della questione. In realtà già Freud ci aveva provato ma lui affermò che la religione era solo una maschera. Però si è visto, e in questo il dottor Morciano che stimo molto e che ringrazio molto per il suo impegno mi correggerà se sbaglio, che i bambini parlano di mostri ossessivi dai quali vengono obbligati ad eseguire questi riti, non parlano direttamente di Dio ma di qualcosa che viene da un altro mondo.
Bene io non mi prolungo ancora…..
Forse li conoscerete già ma voglio condividere con voi spunti bibliografici e siti internet. Ve li elenco:
LATOUR Bruno: Cambiare di società- rifare la sociologia; la Découverte, Paris 2006
NATHAN Tobie: La religione e i DOC, Le Nouvel Obsessionnel, bollettino dell’AFTOC, 38, 2002
RAPOPORT Judith: Il ragazzo che si lavava in continuazione
SACKS Oliver: Su una gamba- testimonianza,
AFTOC associazione francese di persone che soffrono di DOC
MEDIAGORA associazione di persone che soffrono di fobie e ansia
AFSGT associazione francese sindrome di tourette
REEV
www.grepsy.ch/reev.htm
Grazie a tutti Rosanna