Se amate il gusto dell'orrido non potete esimervi dal visitare la mia pagina personale presente sul sito di poesia creativa all'indirizzo:
www.poesia-creativa.it/salhome.htm.
All'interno potrete trovare, oltre al link del mio pseudo-blog, anche i testi di molte mie poesie, alcune delle quali scritte quando ancora la mia strada non si era incrociata con quella di questo forum.
Troverete fra l'altro anche quelle stroncate (giustamente) da due poetesse (
) che fino a non molto tempo frequentavano queste lande. A voi indovinare di quali titoli si tratta.
Il nome di una delle succitate poetesse cominciava per
D e finiva per
arkus, il nome dell'altra iniziava per
P e finiva per
lope.
Perdonatemi cari amici se non pubblico per intero i loro nomi; ma se sono "costretto" ad usare (ed osare) questo comportamento è per evitare di trovarmi a pagare "strani diritti d'autore".
Di seguito pubblico seguendo un ordine cronologico alcune delle poesie presenti nella mia pagina personale ed alle quali sono particolarmente legato.
Traendo spunto dall'idea di Yama mi piacerebbe che chi avrà il coraggio di andare a leggersi tutto il mio "pubblicato" esprimesse una propria opinione in merito, sia in forma privata meglio se in forma pubblica come risposta a questo post.
Volete conoscere il mio livello di sadismo (
)? Fatevi avanti!
Ah dimenticavo: in ognuna delle pagine personali è presente una foto dell'autore.
VIRTUALE
Come mosaico bizantino
luminoso e iridescente, appare
l´esile sembianza di te
riflesso d´empio cristallo
che i nostri palmi separa.
Come tribù gitane, vagabondi
si sono dispersi i nostri
malinconici pensieri
su le righe fredde parallele
fra incolmabili distanze.
Dell´imperatore Teodorico
salvatore dell´animo tuo,
hai svelato ogni segreta intimità.
Del tempio che ad esso
nel tuo cuore hai eretto,
ogni incastro m´hai rivelato.
E così, come opposti magneti
in un invisibile abbraccio
si ritrovano i nostri ardori afflitti
fra le infide pieghe di deste notti
a barattare una sterile vita virtuale
con chimere affamate di realtà.
(marzo '04)
FRA MARCHE ED ABRUZZI
(da un breve viaggio in auto)
Ondeggiano, sinuose
come forme di donna
e adagio declinano
verso le barche
sul bagnasciuga dei pescatori.
Di verde mare
e verde menta,
i declivi son tappezzati.
Dove l´ombra è duratura,
d´orli di pioppi ordinati
come aghi di sarte puntati,
designano i profili,
le colline.
Il vento fra gli alberi
è violino
di soave melodia.
Fra città nuove
e antichi porti
dove i colli e il mare si fan
cibo, vino e calore,
che brama di stringerti
vuole morire.
Ma il bisogno di un tuo abbraccio
rinasce.
(aprile '04)
DI NOTTE
Avanza desta
fra le cedevoli sponde di Sona
la notte.
Di fresco lenzuolo
e bianche federe
un altro abbraccio rubato
è disfatto.
Non temo la penombra
profumata di mandorla
che dei nostri corpi
ogni lineamento riduce.
Risuona notturno
il tuo malinconico canto
fra i chiarori d´aurora
che incombe.
E fra le mie labbra screpolate
il sapore dolceamaro
come di mela acerba
mangiata a metà.
(2004)
D’UN TEMPO
Immaginare il tempo posto
fuori della finestra chiusa
al sole o alla pioggia che cadenza
come lumino trasparente
dal fondo del ciborio
dove Madonna di Campagna
sul viale ferroviario d’una volta
pavimenta la spina reale
è assai poco celato
d’un richiamare di mente
al tempo andato
perso fra candidi profumi
di pensieri immobili all’immagine
ed immersi negli occhi socchiusi al pianto
in questa notte d’infinito giorno
fra abbaiare di cani al cortile
e scricchiolii d’asfalto
fra i getti del giardino imperlato
nel raccostare una imposta
al gemito d’un bambino.
E’ l’incertezza che oscilla
fra quel che più non ho
e ancora dovrò perdere.
(2004)
E’ SOLO ARIA
Bella di mille volte alla mia voce
sei ora incerta che solo aria divide
spazi e vibrano antiche
parole sospese o disattese.
Bello di mille volte sono brezza
ai tuoi silenzi, dove fiumi di sale
scaturiscono d’un verde vago
e s’asciugano al dopo dei passi.
E’ al cuore o un po’ più su
la morsa di quest’aria che
impedisce il respiro
dei pensieri a riposare.
(2004)
LARGO MARCONI
(Una donna alla fermata forse pensa
che sia prossima la cena).
Sembra perso l’orizzonte
sulla retta di via Nizza
dove alvei son gli uffici di stazione
e del santo di campagna
una cupola si staglia.
Giallo a chiazze
sono i muri dei palazzi
che attenuano lo sguardo
vestito sopra il vento
sul pigro incedere del fiume.
Non s’appresta il giorno ancora
quando l’autobus per Sàntena
delle otto e zero quattro
precisa a colazione il suo ritardo.
(dicembre 2004)
DI TE
Non so se pensarti addormentata
sulle prime ore di ogni sera
può salvarmi da questa insonnia
e il vedere di là del respiro
asfittico che al battito nega
la nascita di un giorno ancòra
celi fra gli interni d’una fodera
piegata nei cassetti del comò
(di faggio credo sia l’intarsio)
il segreto dove paure e forme
echeggiano piano alle ginocchia
e fan credere di anni rincorsi
ancora più dei tuoi trentuno.
(febbraio 2005)
INDISPENSABILE ASSENZA
Non sarò qui a lèggere poesie
accovacciate ai versi, quando
dalle mani vorrà il calore
riscorrere le curve
d’una foglia sempreverde.
Verrai nuovamente tempo
a passeggiare sotto ponti
ad unica arcata, ma sarà
tardo il passo del fiume.
E m’incamminerò via dai colori
via dalle ciglia d’acqua
dalle rughe dei lamenti
via da libri rilegati con due lire
via da tutto quel che mi riporti
a questa tua indispensabile assenza.
(aprile 2005)
DUE GRANELLI NELLA CLESSIDRA
Si fa due granelli di clessidra
questa sera il nostro tempo.
Nel riflesso della polvere
sui vetri t’avvicini.
Oltrepassi incroci d’ansia
calpestando le crepe del tuo cuore
ed il pavè di Via Nizza.
Di cosa parlare, l’argomento
è a piacere.
Forse dei portici o dell’Ilaria
e le sue palpebre chiuse.
Non è ora per l’abbraccio
la notte incede a San Salvario.
Rincorri l’autobus trentacinque
delle ventidue e trentatre.
Si perde così la tua ombra
fra i rettangoli del Lingotto.
Nel riflesso della polvere
sui vetri t’allontani.
E dal mio zaino ritrovo
le Ceneri di Pasolini.
(agosto 2005)
MONOLOGO IMPERFETTO
Chi sono poco importa
ed il nome sulle vene della voce
da quanti giorni è muto?
Cosa chiedere a chi percorre
il confine di un profilo
spaiato fra le dita
e alla tristezza che sfiorisce?
Chi scriverà più del tremore
di ferite senza morsi
e di labbra magre senza fiato?
M’interrogo così
sopra passi addormentati
che s’apprestano a sfumare
impronte ancora fresche.
Chissà a quanti battiti di cuore
distiamo ancora.
(Novembre 2005)
DI QUESTI E D’ALTRI TEMPI
Se solo conoscessi il nome
di voi alberi fioriti in Piazza Statuto
potrei dare del tu ad ogni ramo
così come si dà alla madre
e dirvi di passi trascorsi sopra l’ombra
delle foglie infrante ad ogni autunno
e della donna che racconta
gli anni incisi sulle panchine
o dei portici che hanno fatto
da coperta ad ogni inverno.
E’ così che sporgo dal profilo
dei lampioni, l’indistinto di uno
sguardo sperso nei capelli
raccolti da un foulard all’uscita
di una chiesa protestante.
Se solo conoscessi il vostro nome
alberi a primavera, chiamerei
ogni mano appoggiata alla corteccia
e delle impronte scriverei il mare
che hanno attraversato
e della terra scivolata come sabbia
fra le dita direi di un tempo
che convive in voi
così lontano da me stesso.
(10 aprile 2006)
http://www.poesia-creativa.it/salhome.htm
...to be continued
[Modificato da Sal 70 21/08/2005 21.56]
[Modificato da Sal 70 02/08/2006 21.32]