da Repubblica.it
Il regista americano Arthur Penn, autore tra l'altro di film come Gangster story sui due rapinatori Bonnie and Clyde, Anna dei Miracoli e Piccolo grande uomo con Dustin Hoffman, è morto nella notte tra martedì e mercoledì a New York, un giorno dopo aver compiuto 88 anni.
La sua morte e' stata confermata al New York Times online da Evan Bell, un suo amico personale, che però non ha fornito ulteriori dettagli.
Nato a Filadelfia il 27 settembre 1922, anche se poco più che ventenne recita nella compagnia di Joshua Logan, negli anni '50 si perfeziona come regista lavorando a lungo per importanti reti televisive. Nel 1958 realizza la sua prima regia teatrale, Two For The Seesaw (1958) di William Gibson, con Anne Bancroft e Henry Fonda. Successivamente mette in scena un altro lavoro di Gibson, Anna dei miracoli, una commedia a lui particolarmente cara, visto che ne ha già curato l'adattamento televisivo (con Teresa Wright) e che porterà sullo schermo nel 1962, imponendo la Bancroft ai produttori che avrebbero voluto invece Audrey Hepburn.
L'attrice si aggiudica l'Oscar per il ruolo dell'istitutrice Annie Sullivan che riesce a far "conoscere" il mondo ad una bambina cieca e sordomuta. Il successo del film lo ripaga di un debutto registico passato quasi inosservato nonostante la presenza di Paul Newman (Furia selvaggia - Billy The Kid, 1958), già reduce dalla popolarità di Lassù qualcuno mi ama (Robert Wise, 1956). Grande estimatore di Jean Luc Godard e di François Truffaut per il suo terzo film, Mickey One (1965), si cimenta nel tentativo di realizzare negli Stati Uniti un cinema europeo e stringe amicizia con il protagonista, Warren Beatty, che di lì a due anni gli proporrà di girare Gangster Story (1967). Malgrado le scene di violenza e la sparatoria finale in cui vengono uccisi Bonnie e Clyde, il film è denso di passione e sentimento. Ingredienti a cui non vuole mai rinunciare, nonostante carichi le sue storie di tensione, denuncia e sangue. Gli stessi ingredienti impressi sulla faccia tumefatta dello sceriffo Calder- Marlon Brando (La caccia, 1966) che non riesce a salvare l'evaso Robert Redford dal suo tragico destino.
Negli anni in cui l'America viene percorsa dalle grandi marce contro le discriminazioni razziali e la guerra in Vietnam, progetta un film sulla conquista del West, rileggendo la Storia attraverso gli eccidi del generale Custer. Dustin Hoffman è il Piccolo grande uomo (1970), l'ultracentenario che ricorda come si è salvato dalla battaglia di Little Big Horn e il suo vagabondare tra i visi pallidi (a cui appartiene per nascita) e la tribù Comanche (a cui appartiene per formazione e cultura). Anche se per Alice's Restaurant (1969) utilizza quasi esclusivamente attori non professionisti, gli anni passati a studiare presso l'Actors' Studio di Lee Strasberg gli fanno riconoscere, scegliere ed amare un attore soprattutto per la sua recitazione. Nel corso della sua carriera ne dirige di grandissimi e contemporaneamente. Come Marlon Brando e Jack Nicholson in Missouri(1976). In seguito si allontana dal cinema per dedicarsi ancora al teatro, ma negli anni '80 torna dietro la macchina da presa per raccontare la vita di alcuni immigrati in un'America dei primi anni '60 (Gli amici di Georgia, 1981). Diventato direttore dell'Actor's Studio, nel 1996 gira in Sudafrica Inside, una storia sull'apartheid, mentre continua sempre più a prendere le distanze dall'industria cinematografica hollywoodiana.
Tre volte nominato agli Oscar non ha mai vinto.