La Costa Smeralda senza sardi

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centrosardegna
00domenica 5 giugno 2005 12:41
da Il Giornale di Sardegna del 04 giugno 2005 - di Bruno Murgia

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Un sardo la Costa Smeralda se la gode in autunno e in primavera.
Quando arriva l'estate è tutta un'altra storia.
Si ha una strana sensazione: quella di essere ospiti in casa propria. No, non è il solito lamento indipendentista [...]. Solo sensazioni, appunto.
E qualcosa di più.
Basta andare in uno dei negozi di Porto Cervo o Porto Rotondo. Oppure prendersi un caffè, chiedere una stanza in uno qualsiasi degli alberghi a cinque stelle. Sarà difficile imbattersi in qualcuno che parli con il tipico accento isolano.
Sarà impossibile non individuare un milanese o un continentale del nord nella persona che vi offre un servizio. Perchè la realtà è questa: sono pochissimi i sardi che occupano i posti chiave in Costa Smeralda. In più, i nostri imprenditori latitano. Al massimo, quelli più ricchi si fanno una csa e una barca. Punto. Finito. Non hanno alcuna intenzione di investire e rischiare. Anzi: alcuni di loro passano il tempo a invidiare e criticare quelli che cercano di giocarsi una chance. E' un problema. Non sappiamo sfruttare ciò che abbiamo. Lo lasciamo stupidamente agli altri. Ed è colpa esclusivamente nostra. Un pò della politica (5o%) e il resto del sistema - impresa, che finge di proporre progetti e poi fa la questua sotto banco, con il sacro terrore di rimetterci i propri quattrini. Si dirà: le banche e la politica uccidono le idee, sono dei pesi insopportabili, ma a che serve indicare il modello Tusacciu (o Molinas) - come fa Confindustria - se poi è un esempio che nessuno segue?
Questo è il dilemma nel quale si agita il nostro fragile tessuto imprenditoriale. E a questo va data una risposta. Che, peraltro, qualcuno provò ad abbozzare negli anni passati. Nell'estate del 2002, per esempio, la Sfirs organizzò una cordata sardo-veneta per rilevare i terreni del Master Plan e gli alberghi della Starwood. Un esperimento interessante che vedeva protagonisti un gruppo di imprenditori sardi che rischiava in proprio. Andò male.
L'allora presidente Pili favorì l'americano Tom Barack e tutto finì come sappiamo.
Oggi, di imprenditori indigeni capaci di fare la differenza ne conosciamo pochi.
E la colpa non è del destino.

centrosardegna
00giovedì 9 giugno 2005 21:48
CARLOFORTE E IL GIROTONNO
Mercoledi 8 Giugno sul Giornale di Sardegna una lettera firmata, ci informava su questa manifestazione che si è svolta a Carloforte."Bell'articolo sul Girotonno di Carloforte...peccato che nulla corrisponda alla realtà!Personale scortese e maleducato, prezzi alle stelle (menù turistico 30 euro) per quanto riguarda il tonno...ok che si chiama Tonno da Corsa...ma è stato così veloce che alle 12.00 non vi era più un assaggio di tonno...complimenti...e poi in Sardegna ci lamentiamo a fine stagione del perchè e per come non arrivano più i turisti...forse domenica, da sarda, ho capito perchè i turisti non scelgono più la Sardegna...con i prezzi proposti per un menù turistico si vola in Spagna dove di sicuro la cortesia è di casa...
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