Jorma Kaukonen

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ugo.p
00venerdì 10 ottobre 2008 16:00
sul finire degli anni '70 un mio amico mi disse se volevo andare con lui al concerto di Jorma kaukonen che di li' a poco ci sarebbe stato a Firenze. ricordo che lo mandai a quel paese convinto che mi stesse prendendo in giro dato il nome palesemente finto di questo presunto artista. dopo diversi giorni il suddetto amico di ritorno dal concerto mi fece ascoltare una cassetta che aveva ivi comprato. si trattava di Quah forse il miglior album di kaukonen che da allora ho imparato ad amare ed apprezzare.
P.S. quah e' tutt'ora fra gli LP a cui tengo maggiormente ( Caro Lazarus se vuoi sentirlo fai un salto in camera mia)
qualcuno lo conosce?
cari@tide
00venerdì 10 ottobre 2008 17:09
kaukonen
se non mi sbaglio era il chitarrista dei Jefferson airplane
ugo.p
00lunedì 13 ottobre 2008 03:43
Re: kaukonen
cari@tide, 2008/10/10 17:09:

se non mi sbaglio era il chitarrista dei Jefferson airplane


esatto. e ora lui ha fondato un ranch sugli appalachian ( catena montuosa americana) che si chiama fur peace ranch e li ha una piccola sala ( solo 200 posti) e vi suona assieme alla moglie e a Jack Cassidy altra leggendaria chitarra


ugo.p
00lunedì 13 ottobre 2008 03:50
ho trovato in rete questa interessantissima intervista

Dal sito ww.ilpopolodelblues.com:

A circa un anno dalla pubblicazione dell’ottimo Stars In My Crown, Jorma Kaukonen, dopo torna in Italia con gli Hot Tuna e qualche giorno prima del debutto on stage lo abbiamo intervistato per ripercorrere con lui la sua carriera e per parlare dei suoi programmi futuri.

Che musica ascoltavi quando hai cominciato a suonare?

Al di là della musica popolare, che di certo ha avuto un’influenza, I miei genitori ascoltavano musica blues e gospel, alla quale sono stato esposto fin da quando ero piccolo

Ci puoi raccontare dei tuoi esordi musicali?

Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo quindici anni e sono stato molto fortunato, perché sapevo esattamente quello che volevo fare. In realtà non pensavo a me stesso come un chitarrista: volevo scrivere canzoni, avevo bisogno di accompagnarmi con la chitarra. E' così che tutto è cominciato, cinquant'anni fa. C'eravamo io e il mio amico Jack Casady, con cui suono da cinquant'anni. Abbiamo cominciato a suonare insieme e a trovare i primi lavori. Per i primi ingaggi ci davano anche cifre ridicole come cinque dollari, ma ho cominciato a pensare “ Wow, posso veramente guadagnarmi da vivere in questo modo!”. Quindi ho iniziato a dedicarmi alla musica a tempo pieno. In seguito, quando mi sono trasferito in California, ho iniziato a suonare la chitarra fingerpicking e ad esibirmi in piccole Coffee House e nei bar. Era fantastico, ero davvero felice di poter suonare la chitarra e guadagnarmi da vivere. Poi sono nati i Jefferson Airplane. Quando abbiamo dato vita alla band ci siamo trovati in mezzo ad un momento di cambiamento radicale nel mondo del business musicale. Stava accadendo qualcosa di molto importante. Noi siamo stati particolarmente fortunati, perché abbiamo avuto successo e lo abbiamo avuto in fretta.



Quanto è stata importante la figura di Reverend Gary Davis nella tua formazione come chitarrista?

E' una cosa un po' strana perché Reverend Gary Davis usava due dita della mano destra mentre io ne uso tre, quindi il nostro sound è diverso. Anche senza suonare nel suo stesso modo, sono passato attraverso molta della sua musica. Per me conoscere la sua musica è stato come aprire una porta verso un nuovo mondo prima sconosciuto. E' molto importante l'aspetto spirituale della sua musica: anche sé, naturalmente, ci sono lati allegri e lati tristi, la sua musica porta dentro sempre una grande gioia.

Sei diventato famoso come chitarrista di una rock band come i Jefferson Airplane ma prima non avevi mai suonato una chitarra elettrica…

Io naturalmente ho cominciato con gli strumenti acustici. A dir la verità, non avevo un'idea molto chiara di quello che sarebbe potuto accadere con gli strumenti elettrici, perché non li avevamo mai suonati. Ci siamo inventati cosa fare e come farlo a mano a mano che andavamo avanti con il gruppo. Jack aveva suonato in gruppi elettrici prima di unirsi ai Jefferson Airplane, quindi lui e Skip Spence, il batterista, avevano una certa esperienza. Gli altri non avevano la più pallida idea di quello che poteva succedere con gli strumenti elettrici. Abbiamo imparato facendolo.

Quanto è stata importante la figura di Grace Slick nei Jefferson Airplane?

E' molto difficile dire che cosa sarebbero stati i Jefferson Airplane senza la presenza di Grace. Io la considero una delle voci più grandi del mio tempo. Aggiungeva al gruppo grande fascino e, oltre alla bella voce, aveva anche una bella presenza di palco durante i concerti e idee chiare dal punto di vista musicale.

Ci puoi parlare dell’evoluzione del suono nei Jefferson Airplane dal loro primo disco fino alla psichedelia?

Mi piacerebbe molto se una cosa del genere si potesse calcolare e pianificare dall'inizio, ma non si può, è impossibile. Nel nostro caso c'erano un sacco di cose nuove che si aggiungevano ogni volta. Con gli strumenti elettrici, ogni giorno scoprivamo qualcosa di diverso. All'interno del gruppo c'era grande rispetto per le idee degli altri, ed eravamo persone con tante idee diverse. Provavamo e suonavamo davvero in continuazione, tutto il tempo. Quindi eravamo sempre immersi nella musica e mettevamo a punto cose sempre nuove.




Qual’è il tuo disco preferito dei Jefferson Airplane?

Non è facile rispondere, comunque posso citare alcuni album che ritengo i più significativi nella mia carriera. Tra gli album dei Jefferson, mi piace molto Surrealistic Pillow. Tra gli album degli Hot Tuna quelli più acustici e fedeli alla tradizione e allo spirito del blues. E poi mi piace Stars in My Crown

Quanto peso socio-politico hanno avuto i Jefferson Airplane nella Summer Of Love?

La connotazione socio-politica nei Jefferson Airplane era forte. Per dire la verità, però, il discorso si estende ad un piano molto più generale, che riguarda lo status della musica all'epoca in confronto ad oggi. All'epoca la musica aveva, in generale, una connotazione politica e sociale molto più forte. Non so come sia la situazione attuale in Italia, ma in America, per quanto esista ancora musica importante, la musica non ha più lo stesso impatto sociale che aveva, ha perso gran parte della sua

Qual’è il segreto della longevità del tuo rapporto con Jack Cassady?

Penso che il segreto di una collaborazione così solida e produttiva, che va avanti ormai da cinquant'anni, sia che io e Jack ci siamo sempre rispettati molto a vicenda, sia come persone che come artisti. E' l'incontro tra due personalità diverse, io e Jack abbiamo molti tratti che ci rendono diversi l'uno dall'altro, ma nonostante ciò in tutti questi anni non abbiamo mai avuto una discussione, e abbiamo sempre avuto rispetto per ciò che ognuno di noi, anche musicalmente, voleva fare

Pensi che unire background, contributi e influenze diverse possa rendere una collaborazione anche più forte e duratura?

Assolutamente sì. Una delle prime cose di cui io e Jack ci siamo resi conto è che eravamo molto più forti insieme di quanto non lo fossimo da soli. Nei Jefferson Airplane, ad esempio, Jack ha portato la sua esperienza nel campo del rhythm&blues e del rock n' roll, che lui sapeva suonare ma che io non avevo mai suonato prima. Io, invece, avevo molta più esperienza nel campo della musica folk e blues, tradizionale,acustica. Quando abbiamo unito questi due mondi, ha funzionato in modo perfetto.

Era così anche nei Jefferson Airplane?

Nei Jefferson Airplane l'aspetto della collaborazione era fondamentale. Ognuno di noi veniva da ambiti diversi, quindi proprio la collaborazione e la condivisione si ponevano al centro della nostra esperienza. Anni più tardi, è stato proprio nel momento in cui la collaborazione non funzionava più così bene come all'inizio che ho avuto la sensazione che fosse giunto il momento di guardare avanti, verso altro. Nei nostri giorni migliori, abbiamo fatto grandi cose insieme.



Ci puoi parlare degli Hot Tuna ?

Quello che è caratteristico degli Hot Tuna è che suoniamo insieme da molto tempo, e che in tutti questi anni non ci siamo mai fermati. Anche se suoniamo canzoni che sono nel nostro repertorio da tanto tempo, le canzoni cambiano sempre e, in certo senso, crescono sempre. Non abbiamo mai avuto un vero successo, come, per citare un gruppo che mi piace molto, Sunshine of your love dei Cream. Ci sarebbe piaciuto, ma non è mai accaduto. Se ascolto un brano come Sunshine of your love, mi aspetto che suoni esattamente come sul disco. Noi non abbiamo mai avuto un successo di quel tipo, quindi ogni volta la nostra musica può suonare nel modo che ci piace di più. Ogni volta, quindi, può crescere.

Gli Hot Tuna sono attivi da molti anni come riesci a conciliare l’attività con loro e la tua carriera come solista?

Con gli Hot Tuna l’impegno più imminente è quello del tour. Quanto ai miei progetti attuali, appena torno dall'Italia vado a registrare nello studio di Levon Helm sotto la produzione di Larry Campbell e realizzerò un nuovo album.

Quanto spazio è riservato all’improvvisazione nella tua musica?

Naturalmente quando hai una canzone arrangiata in un certo modo, segui l'arrangiamento che va in una certa direzione. In Italia c'è con noi il mandolinista Barry Mittherhoff, che suona chitarra e mandolino, e in questa formazione ci sono vari spazi per l'improvvisazione, è uno dei contesti a cui si adatta meglio. Quando saliamo sul palco ci guardiamo, ci ascoltiamo e poi stiamo a vedere cosa succede.

Ci puoi parlare del tuo ultimo album, Stars In My Crown?

Non avevo mai fatto un album come questo, con una componente spirituale così forte. Avevo messo insieme nel corso del tempo un po' di canzoni che volevo registrare. Poi ho iniziato a raccoglierle pensando ad un album e mi sono reso conto che, in qualche modo, veniva fuori un album con delle sfumature gospel. Molte delle canzoni, come è possibile sentire, sono registrate in presa diretta. Quando sono entrato in studio sapevo esattamente quale sarebbe stato il risultato finale. Poi sono accadute molte cose nel corso della lavorazione e, a dir la verità, è venuto ancora meglio di come pensavo.

Ci puoi raccontare qualcosa delle sessions di Stars In My Crown?

L’album è prodotto da Byron House, che è un bassista e che ha suonato con me anche in Blue Country Heart. Byron vive e lavora in studio a Nashville, quindi conosce quasi tutti. Abbiamo cominciato a mettere insieme i brani e lui ha cominciato a propormi, ad esempio, di aggiungere un coro gospel oppure una steel guitar, che erano cose a cui io non avevo pensato anche perché non avevo in mente a chi rivolgermi. Quindi abbiamo chiamato i musicisti, dato il via alle session ed è stata un'esperienza molto bella.

Ti sei divertito?

Assolutamente. Abbiamo registrato con alcuni dei miei musicisti preferiti. Fin dal primo momento in cui mi sono seduto e ho ascoltato la mia chitarra ho pensato che il risultato sarebbe stato fantastico. Ho sentito fin dall'inizio veramente un gran feeling positivo.

Credo molto nella collaborazione con gli altri session men e musicisti. Io sono convinto che la totalità delle cose sia sempre migliore della somma delle singole parti. Avere musicisti che si ascoltano, collaborano, aggiungono i loro diversi contributi è una cosa bellissima. La magia nella musica nasce spesso proprio da questo.

Come va la tua attività con il Fur Peace Ranch?

Quello del Fur Peace Ranch è un progetto che sta andando bene e sta dando dei bei frutti. Per spiegarti tutto, ti faccio un esempio: due settimane fa al Ranch abbiamo avuto in programma GE Smith, Bob Margolin, Larry Coryell e io. Siamo quattro chitarristi che suonano in quattro modi diversi ma, ognuno a suo modo, quattro star della chitarra. Con questi quattro musicisti abbiamo messo insieme una band e fatto un concerto, il sabato sera, tutto esaurito, e un breve show radiofonico. Sono occasioni uniche di mettere insieme gruppi che non potresti mettere insieme in nessun'altra occasione al mondo. Non abbiamo avuto tempo di provare, quindi siamo semplicemente saliti sul palco, ognuno di noi dentro di sé sapeva cosa fare, e il risultato è stato qualcosa di incredibile. Al Fur Peace Ranch, quindi, si raccolgono musicisti ed insegnanti bravi e tra loro diversi e quando ci sono i seminari, dal venerdì al lunedì, trascorri quattro giorni in cui non fai altro che suonare musica, ascoltare musica, parlare di musica e...mangiare bene ! Devi sapere che al Ranch si mangia anche bene, cuciniamo del buon cibo.

Ci parli dei tuoi studenti?

Tra gli studenti del Ranch ce ne sono alcuni più influenzati da un'impostazione classica, ma c'è anche una grande varietà, tutti hanno una visione della musica ampia, aperta, e regna un'atmosfera di grande interscambio tra le varie esperienze.

Credi nel ruolo dell'educazione musicale per i ragazzi giovani?

Sì, ci credo molto. Ci sono molti modi per essere educati. Io stesso, insegnando, a volte penso che mi sarebbe piaciuto ricevere un'educazione musicale più formale, perché ti permette di esprimere meglio quello che pensi, di parlare meglio della musica, di aver un vocabolario più approfondito. Penso che dare ai ragazzi giovani gli strumenti di base necessari sia molto importante.

Che chitarra stai usando in questo periodo?

Bella domanda!! In Italia mi porto una Gibson J-35 e, per gli appassionati, anche la mia Harmony guitar. Barry invece si porta un mandolino artigianale fatto costruire in Ohio e una Gibson. Jack ancora non lo so.

Ci parli della tua attività live?

Suoniamo soprattutto brani dal repertorio di tutta la mia carriera, ma anche qualche brano nuovo. CI sono ad esempio un paio di canzoni che sto finendo di scrivere proprio adesso e che quindi nessuno ha ancora mai sentito, più, sul fronte opposto, qualche brano molto vecchio.

Che cosa pensi di questo tour italiano in arrivo?

Ho suonato in Italia a periodi alterni per molto tempo, ci sono stato tante volte e per qualche motivo, non saprei dirti quale, mi sono sempre sentito a casa. Questa volta mi porto dietro mio figlio, ci fermiamo anche in Europa. Non so l'italiano, tutte le parole italiane che so riguardano il cibo e i ristoranti, quindi non posso neanche dire di conoscere la lingua e condividere quest'aspetto. Ogni conversazione avviene sempre in Inglese. Nonostante ciò, mi sono sempre sentito a casa e mi sono sempre divertito moltissimo. Ho sempre incontrato un pubblico bellissimo, che ci ha sempre trattato con grande rispetto e ha dimostrato di amare e conoscere la musica.

Salvatore Esposito

ugo.p
00lunedì 13 ottobre 2008 04:35
per avere un'idea
dell'atmosfera del Fur Peace Ranch ecco un video ( l'unico) che ho trovato
ugo.p
00lunedì 13 ottobre 2008 08:34
come non detto
su you tube c'e' perfino il video di presentazione.

ragazzi e se organizzassimo un C'era una volta tour da quelle parti?
cari@tide
00lunedì 13 ottobre 2008 16:32
Re: come non detto
ugo.p, 2008/10/13 8:34:


ragazzi e se organizzassimo un C'era una volta tour da quelle parti?


mica male come idea....è anche vero che il lunedì mi sembra attraente anche la periferia di New Tork (pur di non andare a lavoro)


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