Fatti e misfatti.

- Ezlar -
00venerdì 20 dicembre 2013 21:11
[ Il falsario ]


Riassunto: Una volta tanto il Bizantino non si diletta nell'origliare i discorsi delle decine di avventori che approdano alla Bettola ma cerca di emulare la calligrafia della Gatta prendendo spunto da una missiva in suo possesso. Potrebbe tornargli utile, prima o poi. Non è un amante delle pergamene e dello studio certosino della grafia altrui, ma tenta come può di falsare il tutto. In un primo momento studia la calligrafia della Rossa, concentrandosi sui tratti distintivi, poi cerca di emularla tenendo sott'occhio l'originale e, da ultimo, senza la pergamena da cui fino a quel momento ha copiato.


Commento: Nulla da segnalare, se non che le role in solitaria sono parecchio noiose. [SM=g27825]




EZLAR [Bettola | Tavolo 4] [FU] Inchiostro sulla carta. Inchiostro negli occhi. Inchiostro nel cuore. Non c'è superficie che si salvi dalla morsa nera che ammanta il Mezzolupo. Questa notte si torna ad indossare la maschera con la quale i mascalzoni sono soliti agire al calare delle tenebre, e non ci sono scusanti, nemmeno per il Bizantino. La Gatta e la Spagnola non si fanno sentire da molto -troppo- tempo, ma l'egoismo che gonfia il torace del Mutaforma è talmente asfissiante da impedirgli di pensare per più di qualche secondo alla sorte delle sue due compagne di avventura. Per il momento è concentrato sulla punta del carboncino che rotola su una pergamena non più candida. Di fianco a quest'ultima giace un foglio spiegazzato già fitto di una calligrafica che il Mediterraneo ha ben presente e che, in questo caso, cerca di replicare. È la scrittura di Darhaira, estrapolata dall'ultima missiva che la Meticcia gli ha fatto recapitare proprio a Barrington. È parecchio attento: in ogni modo tenta di seguire i tratti che caratterizzano la grafia della Rossa, ma i primi tentativi lo soddisfano poco niente. Inutile dire che scrivere non gli è mai Sulle Montagne, le Tribù disprezzano l'arte della scrittura: l'unica punta con il privilegio di tracciare qualsivoglia segno è quella della spada, tra le carni di chi s'azzarda a dichiarare guerra ai Guerrieri Targen. Eppure ora l'intero mondo pare aver cambiato forma sotto lo sguardo grigio del ragazzone che ha attraversato mezzo continente fino ad approdare alle fredde rive del Nord. Qualche pensiero, imbottito da mille e più aspettative, si affaccia insistente all'orlo frastagliato della mente, solleticando l'ego del Lupo, sempre pronto a balzare sulle quattro zampe per mettere un freno al cervello macchinoso che si trova a condividere. Una coscienza con pelo grigio e zanne affilate come pugnali. Niente male, davvero. Il latrato basso della Bestia fuma lungo la gola dell'uomo, dando forma ad una noia altrimenti silenziosa. Quel lavoro non gli piace affatto. Ma è necessario. Per le Ombre che si nascondono nelle ombre l'invisibilità conta. Ed essere impercettibili agli occhi altrui è un'arte tanto sottile quanto complessa. Occorre esercizio. Sbriciola qualche ricordo di mesi orsono, quando con Maite e la Mezzelfa trascorreva interi pomeriggi alla chiatta abbandonata, dipingendo un futuro carico di aspettative e sfide. E gloria.

EZLAR [Bettola | Tavolo 4] [FU] Rincorre, con lo sguardo carico di cenere e polvere, le curve disegnate dalle lettere che la Gatta ha -tempo fa- tracciato sulla pergamena. Piccole ricorrenze suggeriscono su quali segni concentrarsi per emulare al meglio i tratti distintivi di quella calligrafia, e scomponendo parola per parole l'ammasso di inchiostro finalmente rivela i propri segreti. Ah, quanto a lungo li ha attesi, quel disgraziato ed, ora che finalmente li ha ad un palmo dal naso, gli occhi luccicano come se il cielo notturno vi avesse riversato un carico di stelle. Qualche ciocca color pece ciondola lungo la linea della mascella: il giovanotto è ricurvo sul tavolo vicino alla finestra. Il solito. Quel piano di legno sgangherato è diventato, in poco tempo, un silenzioso guardiano per gli esperimenti del criminale, che proprio non ha intenzione di demordere. È sempre stato testardo sin nel midollo. Lentamente, il secondo foglio di pergamena inizia a scurirsi: frasi smozzicate e singoli lemme vengono riscritti con sempre maggior sicurezza, affinché l'inganno disintegri ogni dubbio: la bugia deve essere impercettibile, ed è sul quel filo sottile che stà l'abilità di un falsario. Con un sospiro adagia mollemente lo zigomo nel palmo della mano destra, il cui gomito è stato puntellato con noncuranza sul bordo dello banco estemporaneo. E qui sta la sottigliezza. Un uomo solitario che scribacchia fitto su una cartapecora, in una stamberga gremita di stranieri ed ebbri, darebbe indubbiamente nell'occhio, quindi meglio alleggerire la reale attenzione con qualche dose di trascuratezza. Così va meglio. Quando buona parte della pagina è fitta di carboncino sbavato il Randagio accosta l'originale alla copia, per controllare che il risultato sia all'altezza delle proprie aspettative. Ne è soddisfatto, inutile negarlo, ed il sorriso che gli curva le labbra morbide è un chiaro inno alla vittoria.

EZLAR [Bettola | Tavolo 4] [FU] Il vociare ostinato che rimbalza costante da una parete della sala all'altra si è tramutato da tempo, alle orecchie del Mezzolupo, nell'eco di un brusio. Se molte volte il ragazzone si rivela poco interessato a quel che fa, questa volta l'esercizio l'ha assorbito tanto da piombarlo in una piacevole bolla. Il Lupo, attraverso gli occhi scuri dell'uomo, non perdere una sola traccia delle frasi che vengono accostate con sicurezza sempre maggiore; già da una manciata di minuti qualche intento criminoso nell'aria, ma non dischiude le labbra nerastre per riportare sulla retta via la propria metà umana: i glifi che sporcano la pergamena sono -agli occhi animali- indecifrabili. Poco male. Dopo questo scacco alla Bestia, Ezlar ha tutto il tempo per ultimare l'allenamento, scoprendosi più diligente di quando -ancora bambino e lontano dalla Britannia- era controllato a vista da un anziano maestro poco incline alla superficialità. Tira su con il naso: il puzzo di olio bruciato e fumo non lo infastidisce più di tanto. Orami s'è abituato al logoro ambiente che di giorno lo conforta con chiacchiere e fattacci e di notte gli risparmia l'addiaccio. Manca poco. Con fare flemmatico trascina la missiva di Darhaira oltre il bordo del tavolo, cacciandosela in tasca: è giunto il momento della verità. Dopo interminabili minuti spesi a ricalcare una calligrafia quasi agli antipodi della propria tenta di colmare gli angoli liberi del foglio con quel che ricorda della scrittura della Gatta, ancora vivida in una memoria che si nutre di dettagli. Ricorda i tratti essenziali della grafia che ha tentato di emulare, ed a quelli si affida per l'ultima sfida. Quasi sembra un gioco eppure, quella semplice arguzia, potrebbe salvargli la pelle, in futuro. Le frasi nate dal carboncino tentano di ricalcare anche la flemma -morfologicamente parlando- della donna a cui è stata presa in prestito. Come dimenticarsi della cadenza della Rossa? Ghigna un sorriso per niente candido, contento del misfatto, prima di dare un'ultima occhiata, alla luce opaca che riempie a stento la sala comune della Bettola, al documento madre. Non c'è male. Non c'è male davvero. La Bestia preme per sgranchirsi un poco le gambe, ed anche l'uomo reclama nell'intimo qualche boccata di aria fresca, lontano dall'incessante fluire di voci che ammorbano la Bettola. L'Animale che sino a poco prima dormicchiava nella prigione di costole inizia a farsi sentire, forte di un'arroganza intonsa che solo le bestie possono vantare. Si getta il mantello sulle spalle e chiude in un pungo entrambi i fogli, che darà in pasto alle fiamme del caminetto, prima di dirigersi con sguardo chino e spalle infossate verso l'uscio ed abbandonare quel postaccio e le precedenti macchinazioni almeno per un paio d'ore. Un'ombra tra le ombre.

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