burnout
Cara Akela,
trattai del tema specifico nella mia tesi di laurea con un relatore psicologo del lavoro. Era una "tesi sperimentale", in quanto intervistai colleghi in tutta Italia.
Se Le interessa, la sintesi del lavoro è pubblicata col titolo “Il burn-out nel servizio sociale italiano – dalle ipotesi ricognitive ad una ricerca quantitativa” su “Rassegna di servizio sociale” n. 2/2004.
Ora Le posso consigliare di porre la questione in modo diverso. Chiedere "burnout, cosa ne pensate" apre a fraintesi. Va infatti prima chiarito cos'è.
Il burnout non è come il morbillo, che si manifesta coi puntini rossi: chi ce l'ha non sa di averlo.
INOLTRE (ed è quello che io ho dimostrato con la tesi), tra gli assistenti sociali c'è MOLTO burnout. La sua eziologia, però, diversamente dalle altre professioni (in cui lo stesso dipende dall'esaurimento emotivo con l'utenza), dipende dal MALATO RAPPORTO CON L'ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.
Se infatti chiede ai colleghi se il motivo di sofferenza ogni giorno sta negli utenti o nei capi, avrà un certo orientamento.
Io per la tesi ci ho messo oltre un anno. Ora non so Lei cosa voglia fare con la Sua "tesina", se non mettere assieme quà e là dei concetti-base. Tesi o tesina, si tratta sempre di un'ipotesi da dimostrare: quindi è il caso di dichiararla e, su questa, di procedere. La verifica di ogni ipotesi è inoltre da farsi sul campo e non sui libri, men che meno sui forum. Se quindi va a farsi un pò di interviste a colleghi, io penso che di risultati ne avrà, eccome!!!
Nei servizi c'è un tale livello di burnout e di inconsapevolezza che un esterno se ne accorge subito. Si indaga berò avendo ben chiari gli indicatori di burnout, ma ciò derivano dalla ricerca di sfondo. Un buon testo è quello di Maslach e Leiter, Erickson.
OK???
Se ha bisogno, mi contatti direttamente.
Ugo Albano
internet: http://digilander.libero.it/ugo.albano