BEPPE GRILLO

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centrosardegna
00venerdì 12 maggio 2006 21:31
Piange il telefono


Bush protegge i cittadini americani e anche quelli non americani presenti negli Stati Uniti. E questo tralasciando iracheni, afgani, e vari altri popoli. Come fare per farsi proteggere? E’ sufficiente telefonare con una delle tre grandi società che hanno aderito al programma di spionaggio globale della National Security Agency : AT&T, Verizon e BellSouth. Solo la Qwest ha rifiutato.
Le telefonate sia dal fisso che dal mobile sono memorizzate in un grande data base a disposizione del Governo. Il cittadino intercettato è un’evoluzione democratica contro il terrorismo. Più intercettazioni, più Bush, meno Bin Laden, più possibilità di ascoltare membri dell’opposizione, giornalisti scomodi, opinion leader.
Le conversazioni di 200 milioni di persone sono state registrate dall’11 settembre del 2001 senza chiedere il permesso a nessuno. Né ai cittadini, né al Parlamento, né alla magistratura.
E un americano non può, neppure con una richiesta formale, sapere se è stato intercettato.
Un silenzio giustificato dalla privacy.
Dei servizi segreti che intercettano i propri cittadini per difenderli dalle minacce terroristiche non si erano ancora visti.

Prodi deve prendere esempio e farci intercettare tutti dal Sismi.
Deve mettere ogni italiano nella condizione di essere ricattato dal governo: per la frode fiscale, per la relazione extraconiugale, per l’abuso edilizio. Il tutto per sanare il debito pubblico.
Le intercettazioni potrebbero essere infatti utilizzate, mantenendo la dovuta riservatezza, per operare dei condoniricatto ad personam in cambio della loro eliminazione. Le conversazioni dei più intransigenti che non volessero transare potrebbero essere pubblicate sul sito del ministero dell’economia come monito.
Le categorie ad alto rischio come i parlamentari, i mafiosi, i capi azienda, i dirigenti sportivi, dovrebbero essere tutelate ed escluse dalle intercettazioni. In ogni caso non pagherebbero e se la caverebbero con gli arresti domiciliari. Tempo perso.


Ps: Domani a Civitavecchia ci sarà la manifestazione contro la centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord. Raduno alle 15.30 in viale Garibaldi.




No Tav sei mesi dopo


Zitta, zitta, la repressione No Tav sta arrivando in Val di Susa. Il blog vuole però riaccendere i fari sulla No Tav e darle voce. Oggi pubblico la lettera di un valsusino.

“Ci sono otto persone indagate, a 6 mesi dai fatti, per aver fronteggiato pacificamente (al massimo qualche vaf...lo) l'occupazione militare del territorio (c'erano anche i parlamentari UE della Commissione Petizioni con noi quei giorni ed hanno visto di persona).
Per quel poco che se ne capisce ciò che succede non è che l'inizio di una nuova ondata di cacca. Noi ormai nell'elemento sappiamo destreggiarci, certo che spargerla senza capire che si possono sporcare anche quelli che la buttano è senza senso...
Per capire meglio leggete il messaggio che sta girando sul web...”

Situazione grave, vi giriamo un messaggio ricevuto da uno dei comitati valsusini No Tav.


La politica della carota, adottata con l'instaurazione dell'Osservatorio "Virano", visti i fallimenti dei tentativi di mediazione, cede il passo a quella del bastone.
Sono arrivati i primi otto avvisi di garanzia per la Resistenza al Seghino del 30 ottobre e per i blocchi del giorno successivo.
Si tratta di otto valsusini tra cui il sindaco di Bussoleno, Peppe Joannas, e uno dei no Tav più noti, Alberto Perino. Le imputazioni dovrebbero comprendere reati come resistenza e minacce.
A ciò si aggiunga che il 12 maggio si terrà un'udienza al tribunale di minorenni di Torino (Corso Unione Sovietica 325) che vede alla sbarra un No Tav all'epoca dei fatti minorenne.
Infine mercoledì 17 maggio, al tribunale di Torino (Corso Vittorio Emanuele 300) ci sarà il processo a carico di Marco Martorana, un No Tav torinese accusato di lesioni ad un poliziotto durante una manifestazione spontanea svoltasi la sera del 6 dicembre a Torino, dopo l'assalto della polizia al presidio di Venaus.

Nella giornata di ieri sono arrivati gli avvisi di garanzia e il giorno stesso, in serata a Bussoleno, è arrivata la risposta del movimento. Un'assemblea affollatissima ha ribadito la propria solidarietà più piena alle persone inquisite e si prepara a numerose azioni di lotta. Si è inoltre ribadito che il sequestro dei terreni di Venaus ad opera della magistratura è atto politico che rigettiamo e a cui ci opporremo.
Ribadita altresì la ferma opposizione al raddoppio del tunnel autostradale del Frejus.




Innovazione mangiasoldi



Viviamo in una realtà sempre più innovativa.
Una realtà che mette l’innovazione a disposizione di tutti. Quale azienda può al giorno d’oggi permettersi di non essere innovativa? C’è sempre più bisogno di idee innovative. L’innovazione ci semplifica la vita, ci aiuta. In un certo senso ci nobilita, come una volta il lavoro.
In autostrada usiamo il telepass, paghiamo la benzina con la carta di credito, ricarichiamo il cellulare da ogni punto Atm, paghiamo le bollette on line e tante tante altre cose. La tecnologia è bella perchè ci rende liberi. La tecnologia è bella perchè aumenta i profitti delle aziende che inventano nuovi servizi. Paghiamo per il telepass oltre che per il pedaggio, per il pagamento via carta di credito oltre che per la benzina, per la possibilità di ricaricare il cellulare oltre che per la ricarica, per poter pagare una bolletta on line oltre che l’importo della bolletta. Insomma paghiamo il nulla. Le aziende ci stanno facendo pagare le transazioni di pagamento, incantesimi dell’etere, furti legalizzati.
Infatti, infatti...
L’innovazione diminuisce i costi delle aziende, il telepass elimina il costo del casellante, la carta di credito le operazioni di deposito del contante, il pagamento delle bollette il costo dell’impiegato e la ricarica del cellulare anticipa alla società telefonica i soldi delle chiamate.
L’innovazione serve quindi a renderci più felici e più poveri (del resto non si è sempre detto che il denaro non dà la felicità?) e ad ingrassare le aziende, le stock option, il titolo in borsa, i tronchettibenettonscaroni.
Ma quando la smettiamo di farci prendere per il c..o?
Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo male e ha chiesto alla Commissione Europea l’abolizione dei costi di ricarica per i cellulari che esiste solo in Italia.
Lo hanno preso sul serio e la Commissione Europea ha contattato l’Authority, altra innovazione che ci rende (inconsapevolmente) poveri.Bastano 50.000 firme per toglierci dai piedi la tassa sulla ricarica. Firmate la petizione!




Insonnia da D'Alema


“Egregio dipendente Massimo D’Alema,
è mezzanotte, il nuovo presidente della Repubblica non è stato ancora eletto dopo due giorni di votazioni e io non riesco a prendere sonno. Non ci riesco perchè ho l’incubo che lei possa essere eletto senza aver fatto chiarezza sulle intercettazioni che potrebbero riguardarla. Intercettazioni di cui ormai si parla, si insinua, si mormora da mesi. Le chiedo una semplice risposta a questa altrettanto semplice domanda:
“Esistono delle intercettazioni telefoniche di conversazioni compromettenti tra lei e Consorte sulla scalata alla Bnl da parte dell’Unipol?”
Io spero, come credo molti elettori del centro sinistra, che la risposta sia un irrevocabile no.
Una non risposta autorizzerebbe a pensare che queste intercettazioni esistano e che, Dio non voglia, ne possano essere entrati in possesso esponenti del centro destra.
Ora la lascio e provo a dormire.
Buonanotte”.
Beppe Grillo




Covered warrants e così sia


Le banche sono in preda a un orgasmo da prodotti creativi per far tornare il budget. Al cliente del loro budget non gliene può fregare di meno e vorrebbe che la loro creatività si esprimesse in buoni servizi a costi di mercato, quello europeo, non quello italiano. Le banche che negano un finanziamento alle piccole imprese sono le stesse che prestano miliardi di euro ai Tronchetti e ai Benetton. Soldi nostri, dei correntisti, dei piccoli investitori. Gli amministratori delegati delle banche rispondono da troppo tempo alle leggi della politica e delle relazioni dei salotti buoni invece che alle leggi del mercato.
Pubblico questa lettera, tra le tante che ho ricevuto, sul comportamento delle banche.

“Mi rivolgo a voi visto che siete una delle pochi voci che mette in guardia i risparmiatori sulle vessazioni fatte dalle banche nei confronti dei dipendenti addetti alla consulenza finanziaria (..se ancora la si può chiamare così).
L'ultima "invenzione" della banca in cui lavoro, vista la recente tendenza al rialzo dei tassi di interessi, è stata quella di proporre ai clienti che già hanno acceso un mutuo casa a tasso variabile, una cosiddetta operazione "di protezione dal rischio tasso", mediante la vendita di "covered warrants" di varia durata, che darebbero al cliente che li sottoscrive un'entrata di denaro periodica qualora i tassi di mercato superassero una certa soglia prefissata.
Tali covered warrant, alla loro naturale scadenza (che andrebbe a coincidere all'incirca con quella del mutuo originario), andrebbero poi a zero di valore.
Fin qui non ci sarebbe molto di strano nell'operazione, se non che tale vendita va anche accompagnata da un finanziamento al cliente dell'importo dei covered warrants sottoscritti: in pratica prima il cliente paga lauti interessi sulle rate del mutuo, poi si sobbarca l'acquisto di tali warrants che andranno a zero (..e che magari non gli daranno entrate se i tassi non dovessero salire molto) e inoltre ci paga anche gli interessi sul prestito per acquistarli.
Non vi dico poi le pressioni quotidiane per vendere tali prodotti (...insieme agli altri, spesso scadenti, già a catalogo!): mi domando fino a quale punto arriveremo in futuro.
Purtroppo la clientela si fida di noi che dobbiamo avere la faccia tosta di rassicurarli sulla bontà dei prodotti e mentiamo loro dalla mattina alla sera; se poi non vendiamo tali prodotti veniamo emarginati all'interno della banca.
I budget sono ormai "mostruosi" e se non riesci a raggiungerli ottieni pessime note di qualifica e niente premi incentivanti.
Io cerco di resistere a tali pressioni ma vi posso garantire che da alcuni anni ho i nervi a pezzi e soprattutto ho cominciato ad odiare un lavoro che mi piaceva: l'unica consolazione è quando si riesce a collocare i prodotti migliori e a non fare danni alla clientela, ma ciò accade sempre più raramente.
Vi ringrazio per aver potuto "sfogare" la mia rabbia.
Grazie ancora.”
M.



I fighetti del calcettino


Una domenica serena ieri allo stadio Delle Alpi a Torino. Tifosi, dirigenti, azionisti hanno festeggiato la Vecchia Signora. Sul prato l’erede Andrea Agnelli ha sfilato insieme alla Triade. Bettega ha pianto. Jaki Elkann ha ripetuto di “essere qui per testimoniare vicinanza alla squadra e all’allenatore”.
Franzo Grande Stevens, presidente della squadra, di ritorno da un suo intervento al Salone del Libro su “intransigenza morale e coerenza” di Alessandro Galante Garrone, si è espresso a favore di un ricambio morbido della triade: “Si tratta solo di trovare un modo adeguato per farlo. Un modo che sia degno della famiglia Agnelli”.

I tifosi non hanno fatto mancare un sostegno degno di tanta dirigenza con potenti cori: “Guariniello vaf.....lo!”, Guariniello pezzo di m..da” e con uno striscione: “Luciano siamo tutti con te. La triade non si tocca!”. Un membro della famiglia Agnelli si è brevemente soffermato su Moggi dicendo che “Con lo zio non sarebbe andata così”, forse alludendo che, lui in vita, mai avrebbero permesso la pubblicazione di intercettazioni telefoniche così volgari e prive di classe.

La Juventus è di proprietà dell’Ifil, è quotata in Borsa, dall’inizio dell’anno ha guadagnato il 63,5%. Negli ultimi undici anni ha vinto sei scudetti. E’ prima in campionato a una giornata dal termine. La dirigenza in tutti questi anni non ha chiesto un euro di investimento agli azionisti. I bilanci si sono sempre chiusi in pareggio nonostante l’arrivo ogni anno di nuovi campioni, forse grazie a una sapiente gestione del mercato da parte di Moggi.
Lucianone è stato intercettato? Diceva quello che qualunque bar sport sapeva da un decennio? Se pecunia non olet, perchè dovrebbe puzzare Moggi? Un direttore generale che ha portato alle casse dell’Ifil soldi a palate ha il profumo del sapone di lavanda.
Per l’Ifil quando vinceva Moggi, vincevano tutti. Adesso che perde, perde solo lui.



Fuga da Rebibbia


Previti sta fumando dei sigari a Rebibbia. Tra una fumata e l’altra sta riflettendo su chi lo ha fregato. Si sente abbandonato, rilascia una dichiarazione: “Ci hanno lasciati soli a combattere”, e un manipolo di coraggiosi combattenti di Forza Italia fa irruzione nella sua cella 2x3. Tra questi Fabrizio Cicchitto, Gaetano Pecorella, Giorgio Lainati, Valentino Valentini, Giulio Marini, Angelo Maria Cicolani, Antonio Tajani. Molti sono in fila. Altri si sono prenotati. Il direttore del carcere sta approntando delle celle per ospitarli tutti.
Infatti, il solito Baget Bozzo si è lasciato sfuggire che il prossimo congresso di Forza Italia, per solidarietà, si terrà a Rebibbia.
Il detenuto condannato in via definitiva a sei anni ha un grande sogno nel cassetto: partecipare a Montecitorio al dibattito parlamentare sulle sue dimissioni. Sa che in quell’aula, ben diversa da quella arida dei tribunali, troverà la simpatia e la solidarietà di suoi pari: prescritti, condannati in via definitiva, in primo e secondo grado, ex galeotti.
Loro sapranno capirlo e non potranno lasciarlo solo.

I Ds si sono subito espressi per voce dell’autorevole Vincenzo Siniscalchi in soccorso dell’ex collega: “Sarebbe corretto che la sua permanenza in carcere venisse commutata nella detenzione domiciliare”, e ha aggiunto: “Nel caso Previti non desterebbe meraviglia se la pena venisse espiata con la detenzione domiciliare tenendo conto dell’età e del comportamento in questa fase: e cioè non aver evitato la carcerazione”. Ma benedetti Ds, inciucinidaleminifassiniviolantini, è una vita che Previti cerca di evitare la carcerazione. E adesso che è in carcere da un giorno volete già tirarlo fuori?
Prima Previti era solo Previti, adesso è l’ultrasettantenne Previti. Il carcere lo ha invecchiato?

Lo psiconano non s’è fatto vedere a Rebibbia per paura di essere trattenuto. Ha mandato un telegramma con un pizzino augurale: “Ci vediamo a casa martedì”.
Ma Previti non ci crede più, si sente innocente.
Lui ha eseguito gli ordini. Ha portato a termine un incarico.
Va a finire che dovranno vedersi in carcere.



Lettera aperta a Massimo D'Alema



Il Presidente della Repubblica non può avere ombre, né possibili scheletri nell’armadio. Abbiamo avuto in passato un Antelope Cobbler e credo che ci sia bastato.
Ritengo che il nostro Presidente debba essere super partes, avere il rispetto della Nazione e aver fatto qualcosa di importante nella vita, non il politico di professione.
Gli uomini e le donne le abbiamo, si chiamano Monti, Hack, Sartori. Quali sono i meriti di D’Alema?
Sono preoccupato. Il Presidente della Repubblica deve rappresentare gli italiani, D’Alema rappresenta solo una corrente del suo partito.
Ho deciso di scrivergli una lettera aperta.



“Egregio Massimo D’Alema,
Le scrivo dopo aver appreso della sua possibile elezione alla carica di Capo dello Stato.
Credo che, soprattutto in un momento complesso e delicato come questo, chi diventerà Presidente della Repubblica, debba offrire ai cittadini italiani assolute garanzie di trasparenza e di affidabilità. Per questo, e non perché abbia pregiudizi nei suoi confronti, credo sarebbe utile, per noi, e anche per lei, liberare una volta per tutte il campo da ogni ombra relativa al suo ruolo nella scalata di Unipol alla banca Bnl.
Risulta infatti da fonti autorevoli, e mai smentite, anche dopo la pubblicazione di articoli sui giornali, che gli inquirenti disporrebbero di intercettazioni telefoniche che la riguardano, in cui sarebbero documentati colloqui tra lei e l’allora numero uno di Unipol, Gianni Consorte.
Credo che prima di darle, attraverso il Parlamento, la fiducia per guidare l’Italia dovremmo anche chiederle di chiarire una volta per tutte il contenuto di quelle conversazioni, prima che vengano magari diffuse per altra via, recando grave danno, eventualmente, anche alla figura del futuro Capo dello Stato.
Penso quindi che sia un dovere per lei chiedere la diffusione pubblica del contenuto integrale delle intercettazioni o garantirne sotto sua responsabilità la falsità e l’inesistenza prima di sottoporsi al voto delle Camere."
Beppe Grillo


centrosardegna
00sabato 13 maggio 2006 21:45
Perunaltratv



C’è una proposta di legge di iniziativa popolare:
occorrono 50.000 firme per cambiare la Rai e il sistema radiotelevisivo.
Una sciocchezza per voi blogger.

L’iniziativa è di Perunaltratv, sul suo sito ci sono tutte le informazioni.
Non fate scherzi, firmate, firmate, belin!

I censurati d’Italia si ritroveranno a Milano in giugno, di nascosto. Ci sarò anch’io. I censurati a pagamento, esistono anche quelli, non parteciperanno e forse è meglio così.
Essere stato censurato diventerà un attestato di merito. Come aver fatto il partigiano. Solo i censurati potranno andare in televisione. I non censurati saranno invece censurati...

Tutti i dettagli nella lettera degli Amici di Beppe Grillo di Milano:


“Ci siamo attivati per la raccolta di firme Perunaltratv e come filo conduttore abbiamo organizzato un primo evento. L'evento si terrà il 7 giugno a Milano ore 21 presso la sala Unione in Porta Venezia (500 posti) e si intitola ITALIA IMBAVAGLIATA. Abbiamo invitato molti censurati alcuni hanno aderito altri fanno orecchie da mercante altri vogliono essere pagati....una vera vergogna. Pensa che uno di loro ha aderito subito, ma quando invece dell'hotel gli abbiamo proposto una sistemazione più semplice non ha più risposto....Proprio loro che dovrebbero essere i primi a sostenere queste battaglie che duramente portiamo avanti con le nostre sole forze e denari.
La stessa Franca Rame fa la prima donna e non ci dà nessuna conferma, colei che tante promesse scrisse durante la sua elezione....blech!
Di Pietro invece rimane un grande uomo lui ci sarà (ovvio se qualche impegno in Senato non lo chiama urgentemente), ci sarà Marco Travaglio e Barbacetto giornalista di Diario. Tana de Zulueta anch'essa se non avrà richiami dal Senato ci sarà...”
Antonella e Valeria degli Amici di Beppe Grillo di Milano




Il costo insostenibile di TicketOne


Io non vendo più on line i biglietti dei miei spettacoli attraverso TicketOne. Una società che opera in un regime di sostanziale monopolio di cui non capisco l’utilità e di cui ho già scritto in un precedente post.
Lancio un appello ai colleghi del mondo dello spettacolo perchè facciano altrettanto.
Ricevo molte segnalazioni dai lettori del blog su TicketOne, oggi ne pubblico una.


“ Buongiorno,
volevo segnalare i problemi e i soprusi che la società TicketOne (leader italiana nella vendita di biglietti per eventi culturali, concerti) continua a provocare e a esercitare su noi consumatori.

Di seguito elenco i punti chiave per comprendere la situazione e il nostro disagio che vanno avanti ormai da qualche anno.

TicketOne è il principale gruppo (senza concorrenti diretti, gli altri gruppi sono praticamente collaboratori) in Italia di biglietteria (on line e non).Le biglietterie Boxoffice (da anni delegate alla biglietteria per concerti) sono ora controllate da TicketOne(che ne regola l'afflusso e la disponibilità di biglietti a loro piacimento, creando altri disagi a chi si reca ai botteghini Boxoffice, magari facendosi un’ora di coda).Nel contratto nazionale i promoter si sono anche impegnati a dare a Ticket One la totale esclusiva per le vendite via internet per 15 anni. In pratica fa un po' quello che vuole nel mercato dei biglietti per eventi.
Se si vuole contattare telefonicamente Ticketone si deve fare il numero: 899.500.022. Che costa 0,80 euro da rete fissa (scatto alla risposta 0,103), di 1,291 da cellulare TIM (scatto alla risposta 0,121) e di 1,80 da cellulare Vodafone (scatto alla risposta 0,12).Chi ha telefonato sa benissimo che prima di poter parlare con un operatore fra nastro registrato e attesa passano circa 2 minuti. (Spesso cade la linea misteriosamente..).
Una telefonata media per informazioni o richiesta biglietti necessita circa sui 3-4 minuti.

Visto che sono gentili ti forniscono anche altri numeri cui telefonare per prenotare i biglietti:
"Grazie all'accordo tra TicketOne e Seat Pagine Gialle, potete acquistare i biglietti per tutti gli eventi TicketOne semplicemente telefonando 24 ore su 24 al numero 89.24.24
Che costa da telefono fisso Telecom Italia 0,36 alla risposta + 1.32 al minuto. Da telefono fisso Wind costo fisso di 1,2 per il primo minuto di conversazione; 0,96 al minuto, con tariffazione al secondo, allo scadere del primo minuto. Da cellulare Tim 1.32 al minuto; addebito minimo un minuto. Da cellulare Vodafone 1.32 al minuto; addebito minimo un minuto.
Da cellulare Wind costo fisso 1,5 per il primo minuto di conversazione; 1 al minuto, con tariffazione al secondo, allo scadere del primo minuto. Da cellulare H3g 1,32 al minuto; addebito minimo un minuto.

Oppure, sempre con un accordo fra Telecom-TIM e TicketOne chiamando il 412, stessi costi del 892.412, ma va aggiunto 1 euro per il "servizio" carta di credito.

Il servizio telefonico di assistenza è inoltre pessimo, spesso la voce che dovrebbe aiutarti è impreparata ma cerca il più possibile di tenerti al telefono.
Controllano a loro piacimento il flusso dei biglietti usando termini come "in attesa di nuove disponibilità", quando in realtà sono solo mezzucoli per accentrare e maggiorare le compravendite.
E per tutto questo deve pagare anche la prevendita di 6 euro a biglietto in più.
Impongono spesso commissioni addizionali su alcuni biglietti senza apportare alcuna spiegazione.

Durante la vendita on line per grandi e medi eventi il sito TicketOne si blocca.
Questo comporta gravi disagi e confusione per gli utenti che spesso si ritrovano i soldi scalati o impegnati dalla carta di credito pur non avendo acquistato e portato a termine l'ordine.
Spesso escono messaggi senza senso di errori improbabili.
Con tutti i soldi che hanno preso dai promoter e dalla gente avrebbero già potuto comprare server ben più resistenti come moltissimi siti seri di vendita on line hanno.
Vi ringraziamo di cuore.
Speriamo che possiate fare qualcosa.”
I.A.



Telecom al servizio del Paese


Telecom Italia veglia su di noi. Giorno e notte, in ufficio o in barca a vela il tronchetto pensa al bene della nazione. Ciò che più gli preme è il nostro futuro.
Telecom Italia non è prevalentemente al servizio dei suoi clienti, difficile trovarne uno che affermi il contrario.
Telecom Italia è molto di più, è un grande gruppo al servizio del Paese .

Il tronchetto ha comprato pagine su pagine di quotidiani, con i soldi delle nostre telefonate, per spiegarci quanto è affezionato all’Italia. Pagine in cui si premura di farci sapere che la Telecom non è fallita, anzi è in salute: “debito netto attuale di circa 39 miliardi di euro: 70% a tasso fisso e durata media di 8 anni”. Ma cos’è? La pubblicità di bond di prossima emissione o la proposta di nuovi servizi telefonici?
Il mercato di Telecom Italia è fatto da clienti e investitori soddisfatti: “Oltre 100 milioni di clienti e milioni di investitori dimostrano ogni giorno la fiducia che l’azienda riscuote”. Se non fosse quasi sempre obbligatoria la connessione a Telecom i clienti non avrebbero tutta questa fiducia e sarebbero un bel po’ di meno. Per gli investitori il discorso è diverso. Quali investitori fiduciosi? Voglio conoscerne almeno uno. Mi scriva una email. Il titolo di Telecom dall’avvento del tronchetto ha perso circa la metà del suo valore e solo da inizio anno è diminuito del 9,58%.
Le tasche dei clienti per il tronchetto sono sacre: “Un primato tecnologico per offrire servizi innovativi e ridurre i prezzi per i consumatori”.
Su quest’ultimo punto non c’è però vero consenso da parte del Paese.
Il giudice di Pace di Torre Annunziata, l’avvocato Giuseppe D’Angelo, ha accolto il ricorso di un utente contro il pagamento del canone. Telecom è stata condannata a restituire tutti i canoni percepiti e al pagamento delle spese di giudizio. Secondo Codacons: “questa sentenza apre la strada a oltre venti milioni di cause analoghe dinanzi ai Giudici di Pace da parte degli utenti Telecom”.
In Italia non esiste una “class action”. Se ci fosse il canone sparirebbe nel giro di un mese. Esiste però la possibilità di informarsi. Lascerò questo post sulla destra del sito per ricevere testimonianze di altri clienti di Telecom che stanno chiedendo l’abolizione del canone.

Ps: Il tronchetto ne inventa sempre qualcuna. Le spese di spedizione bolletta sono passate da 0,17 euro a 0,37 euro più Iva. Grazie a questo soave aumento Telecom incasserà 52 milioni di euro in un anno. Il tribunale di Catanzaro ha però stabilito che le spese di spedizione delle bollette sono illegittime e il Codacons ha lanciato un’iniziativa con un modello predefinito per contestare l’aumento.




Abusivismo di necessità e di condono


A Ischia una famiglia è rimasta sepolta dal crollo di una casa costruita abusivamente e in attesa di condono.
La casa era contigua alla zona detta “R4” (definizione che segnala le aree ad alto rischio per le popolazioni). Il sindaco locale davanti alla contestazione dell'abusivismo, lo ha definito “abusivismo di necessità”. Dall’alto Ischia sembra una periferia urbana. Ma chi l’ha ridotta così e chi consente questo stato di cose in tutt’Italia? I sindaci che chiudono gli occhi, i condoni che umiliano i cittadini onesti?
Una risposta può venire da questa lettera che ho ricevuto da un cittadino campano.

“Salve Sig. Grillo,
forse ciò che le sto scrivendo non è di interesse comune, ma lo faccio per pur mio sfogo e testimonianza di quello che sono le regole nel nostro Paese.
Veda, nel 1997 sono stato spinto e incoraggiato da un costruttore ”Amico”, ad edificare, nel terreno di proprietà di mio nonno alle falde del Vesuvio, un palazzotto per me e mio cognato (trattasi di due appartamenti, pian terreno e un piano con garage e terrazzo), con i risparmi accumulati da me e consorte in dieci anni di un felice e ancor duraturo matrimonio.
Eravamo consapevoli del reato che stavamo commettendo, ma ancor più consapevoli di quello che vedevamo e sentivamo dire dal nostro consulente legale e dalle varie notizie che circolavano in quel territorio, cioè, frasi come “..tanto non potranno mai abbattere un edificio con bambini e persone che vi abitano, non è mai successo…” e ancora ”..vedi quante altre case vi sono nella zona è sono tutte abusive…”, oppure ”.. al massimo te la cavi con qualche verbale da pagare …”, l’ultima è stata “.. tanto fra un po’ esce il condono..”(condono voluto da Berlusconi nel mese di settembre, che sfiga).
La palazzina l’abbiamo occupata nel Gennaio del 1998, non ancora ultimata, in quella casa vi è nato il mio secondo bambino, una casa molto modesta 75Mq, non una villa.

Abbiamo trascorso 5 anni della nostra vita, interrotti il 3 Aprile del 2003 (giorno del nostro Anniversario di Matrimonio) da un Magistrato che bussa alla nostra porta e ci comunica che dobbiamo evacuare il fabbricato entro la mattina seguente perché dovevano procedere all’abbattimento dello stesso.
Contattato il nostro legale, non abbiamo avuto nessuna risposta positiva, anzi ci ha consigliato di non opporre resistenza altrimenti saremmo stati anche denunciati.
Ho dovuto svuotare l’appartamento in fretta e furia, aiutato dai miei amici e dai familiari, per salvare il possibile.
E la prima volta che ho raccontato bugie ai miei bambini, per non fargli capire ciò che stesse succedendo, ma ancora ad oggi mi chiedono perché abbiamo lasciato la nostra casa, e io non so cosa dire, forse continuerò a mentire fin quando saranno abbastanza grandi da capire.
Ho visto demolire ciò che ho costruito con i miei sacrifici, senza oppormi.
So di essere nel torto, ho infranto le regole di questa società ed è giusto che paghi, ma ….
La legge non e uguale per tutti???? È una domanda che rivolgo a me stesso ogni volta che vedo nel mio territorio case che nascono, le vedi spuntare all’improvviso, non vi dico dopo il condono sono triplicate, se è un territorio vincolato perché non vanno giù come la mia?? Io non voglio il male di nessuno, anzi quello che io ho subito non lo auguro a nessuno nemmeno al mio peggior nemico, ma se esistono delle regole devono essere fatte rispettare da tutti.
Questa è una società per i forti, i deboli vengono schiacciati, ed io mi sento un debole e spero che i miei figli avranno un futuro migliore.
Ora cerco di guardare avanti e lasciarmi tutto dietro, ho due bambini da crescere, meglio esser sereni per ricominciare a vivere.

Mi scuso per aver scelto lei, e averle fatto perdere del tempo nel leggere questa mia lettera di sfogo, ma ritengo che lei è una persona molto sincera e schietta nel dire ciò che pensa e ciò che pensano tutte le persone che seguono questo Blog, e spero che qualche politico si svegli e faccia delle buone cose per questo Paese che permetterà ai nostri figli un futuro migliore.
Saluti.” P.



Letizia Moratti Martire


Giornata convulsa per il primo maggio a Milano. Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti, partita a piedi insieme alle sue 23 guardie del corpo da San Babila, è riuscita a percorrere 50 metri in 10 minuti e 20 secondi a causa dei tacchi a spillo. Poi è stata fermata da fischi, campanacci e tricchetracche.
Ferrante ha cercato inutilmente di raggiungerla, ma è stato riconosciuto e preso a calci dal servizio d’ordine. Il segretario della Cgil che l’aveva invitata ha cercato invano di raggiungerla. Un gruppo di studenti e di operai ha cercato invano di raggiungerla.
Inseguita nella sua amata via Montenapoleone ha però trovato i negozi chiusi. Un gruppo di precari l’ha acclamata allora con cori da stadio ricordandole i suoi successi: “aver precarizzato i ricercatori", "umiliato i lavoratori della scuola con la riforma" e "sostenuto la legge Biagi".
La Moratti non ha però pianto per l’emozione come le successe il 25 aprile quando spinse tra la folla plaudente e fischiante suo padre in carrozzella.

I commenti dei politici non si sono fatti attendere. In realtà li avevano preparati prima non sapendo che c..o di altro dire per la festa dei lavoratori. Romano Prodi dopo una passeggiata con la moglie Flavia ha detto: “Queste cose non si fanno” e non ha aggiunto altro. Castelli e Calderoli hanno accusato il fascismo rosso, lanciando la politica cromatica, seguiranno il comunismo nero e il leghismo marrone. Il venditore di cianuro elettorale Schifani ha dichiarato: “La Sinistra avvelena il clima”.

La Moratti, che ha capito tutto degli operai, si è espressa con queste parole: "Aperta nuova era relazioni industriali". Affaticata dalla dichiarazione ha fatto due passi in via della Spiga accompagnata dal marito petroliere e da alcuni simpatizzanti di Alternativa Sociale e della Fiamma Tricolore con i quali ha discusso la sua candidatura a sindaco di Milano e la strategia elettorale dei prossimi giorni.

Le indiscrezioni fatte filtrare da Buttiglione sono che la Moratti si denuderà in un campo nomadi per accusarli di violenza carnale, si recherà in visita alle case popolari durante gli sfratti del Comune per farsi insultare a sangue e, infine, si proporrà come cavia umana ai ricercatori che ha umiliato durante la scorsa legislatura.

centrosardegna
00sabato 13 maggio 2006 21:46
Mafia condicio


Agostino Saccà direttore di Rai Fiction, quindi nostro dipendente pagato con soldi pubblici, ha vietato la messa in onda del film “Giovanni Falcone” in cui compariva anche il giudice Paolo Borsellino.
Il programma doveva andare in onda il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, prima delle elezioni siciliane, ma Saccà non vuole che sia diffuso per la par condicio, per non favorire Rita Borsellino candidata alla presidenza regionale.
Al posto di “Giovanni Falcone” Saccà manderà in onda un giallo ambientato in Marocco: “La moglie cinese”.
Saccà sta applicando la mafia condicio.
In Sicilia, fino alle elezioni, deve essere però proibita la saga del "Padrino" di Marlon Brando in televisione e ritirato dai cinema “Il fantasma di Corleone” di Amenta.
La mafia condicio deve essere portata fino in fondo, anche gli altri candidati non devono godere di alcun vantaggio.

Pubblico una lettera di Stefania che mi scrive dalla Sicilia.

“Caro Beppe,
tra pochi giorni in Sicilia, si voterà per eleggere i deputati del Parlamento Regionale.
Sai Beppe, sui muri delle città siciliane in questi giorni, campeggiano (spesso abusivamente) manifesti elettorali strappa lacrime, con frasi da bacio perugina rancido.
Ad un tratto tutti hanno idee nuove, la Sicilia nel cuore, un grande futuro ci attende, giovani orgogliosi di essere siciliani, ripartiamo dal sud, un grande progetto...
Bene, io mi chiedo una sola cosa: ma prima dove eravate?
Queste frasi e queste belle idee diverse vengono da gente che dentro i palazzi della politica regionale ci "bruca" da anni e vedere che, dopo aver passato a nostre spese in quegli uffici cinque anni, sia loro finalmente venuta in mente "un'idea diversa", mi riempie il cuore di gioia ...

Beppe, immagina di essere il presidente di una società con 90 dirigenti costosissimi che passano le giornate a farsi i fatti loro e litigare per l'ufficio più bello. Nel frattempo la tua società va in fallimento, ma loro sono sempre stati strapagati. Allo scadere del contratto ti dicono che "ti amano" che "hanno un'idea diversa". Dimmi una cosa, li riassumi?? In Sicilia, si!
Beppe, temo che riassumeremo la gente che ci ha portati al fallimento e che lì vuole tenerci.E quando dico fallimento, non parlo solo dei debiti e dell'allegra gestione della Regione, parlo di un concetto molto più ampio e radicato, lo chiamerei … il "complesso del cardellino".
Mi spiego: immagina un nido con un cardellino affamato che aspetta di essere nutrito dalla premurosa mamma … scena tenera, eh? Se non fosse che quel cardellino è in età pensionabile.
Siamo un popolo abituato ad aspettare l'aiuto dalla Regione o dal sedicente politicante, un popolo tenuto per le palle. Andiamo avanti non a programmi, ma a promesse. Ti stupirai, ma qui la gente crede ancora alla promesse di un politico... La gente qui ti vota per un buono benzina, per un pacco di pasta o per 50 euro.Più volte, mi sono chiesta il perchè. Ignoranza? Forse. Disperazione? Forse. Cretinaggine? Mah, non credo.
E' piuttosto un mix di povertà e di insano opportunismo.
E’ la povertà dei furbi, di quelli col sussidio di disoccupazione e il lavoro in nero, di quelli che non trovano lavoro perchè non vogliono lavorare, di quelli per cui "lo Stato è assente e non mi dà la casa, il lavoro e l'assistenza", di quelli che, pur di non far nulla, bussano alle porte dei politici per avere qualche briciola.
Non considerando il fatto che quella briciola -che sia un lavoro, un precariato, un appaltino, un raccomandazione o altro- la sta pagando carissima e la sta facendo pagare anche a noi.
Quando i nostri politici assumono 18.000 precari in un giorno (fatto recentemente avvenuto) i soldi non provengono dalle loro tasche, quei soldi vengono tolti allo sviluppo, ai servizi, alla sanità e alle infrastrutture dell'intera Sicilia.
Finché esisteranno persone che non rinunciano all'elemosina e al ricatto dei politici, questi signori avranno vita facile. E vinceranno le elezioni passeggiando e abbracciando e baciando gli elettori.
L'aspetto strano di questa faccenda della promessa è che al siciliano doc le parole "rispetto", "dignità", " onore", da sempre fanno vibrare le corde: "mancare di rispetto" qui è un peccato capitale, siamo fieri per nascita.
Almeno così credevo.
Questo mollusco con la mano tesa e lo sguardo da ruffiano pronto a vendere il futuro suo e il mio per 30 danari, non è il siciliano doc e non merita comprensione..E’ la zavorra, è il freno a mano del nostro futuro. Le persone come lui formano quel prezioso "allevamento di voti" che non ci permette di mandare a casa la gente che ama vederci sottosviluppati e ricattabili.

Caro Beppe, potrei citarti migliaia di casi di promesse non mantenute dai politici e di gente imbestialita: lo so io e lo sanno quelli che ancora ci credono. Io chiedo loro solo una cosa. Prima di dare un consenso, vi prego: cercate di capire chi avete davanti. Chi vi promette facili favori, non vi ama e non vi darà nulla. Non lo dico io, lo dice la loro storia: basta dimostrarvi chi sono.
Caro Beppe, a te e a coloro che leggono chiedo di aiutare questa gente a capire..Esiste un sito che in maniera molto semplice fa un bilancio dello scempio che coloro che oggi ci chiedono il voto hanno fatto negli ultimi cinque anni di governo regionale. Gente priva di scrupoli che si arricchisce sulle nostre sventure.

Prima di votare, bisogna assolutamente leggere le notizie di questo sito:
www.disonorevoli.it

Grazie di cuore.”
Stefania.


centrosardegna
00domenica 14 maggio 2006 21:46
Franco Carraro, uomo sereno


Franco Carraro, padovano di nascita, milanese di adozione, sereno di professione.
Da ragazzo ascolta Jannacci in un trani cantare il “Palo della banda dell’Ortica”.
Ne rimane incantato e decide che quella del palo sarà la sua professione. L’opportunità arriva quando incontra Craxi che gli propone di fare il palo prima al Governo e poi al Comune di Roma. Carraro diventa sindaco di Roma nel 1989, ma nel 1993 la sua giunta è travolta dagli arresti. Si sfila velocemente da palo comunale, senza fare polemiche, in tutta serenità.


Le sue dimostrate capacità professionali di palo gli aprono grandi possibilità. Avvicinato da Geronzi, non riesce a dire di no e diventa presidente di Mediocredito, avvicinato da Romiti non riesce a dire di no e diventa presidente di Impregilo, avvicinato da Moggi non riesce a dire di no e diventa presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La cifra professionale di palo di Carraro cresce insieme alla sua reputazione internazionale. Oppone agli scandali del calcio di questi anni una perfetta conoscenza del testo della sua canzone ispiratrice: “Lui era fisso che scrutava nella notte, l'ha vist na gota, ma in cumpens l'ha sentu nient, perché vederci non vedeva un autobotte, però sentirci ghe sentiva un acident.”
La serenità e il sentimento che lascia sempre trasparire permettono la nascita in Italia della più grande associazione a delinquere sportiva di tutti i tempi.

Indagato dalla procura di Napoli ha espresso: “la piu' profonda gratitudine alla magistratura per le indagini che fa sul calcio”. Ai carabinieri del nucleo operativo di Roma che gli hanno perquisito prima l’ufficio e poi la casa ha offerto un tè con i biscotti. Raggiunto da un avviso di garanzia per la violazione della legge sulla frode sportiva ha commentato: “sono assolutamente sereno perché so di aver agito sempre con correttezza”. Si è dimesso dalla Figc, ma sereno.
Il calcio è travolto, la Figc commissariata, arbitri, giocatori e dirigenti rischiano la galera, i bilanci delle società stanno per saltare in aria trascinando il settore in un crack spaventoso.
Lui, lui è sereno, quasi gioioso. Con la sua esperienza un posto da palo lo troverà sempre.


centrosardegna
00venerdì 19 maggio 2006 09:24
Lippi vattene!


La faccia ce la metto io, ce la mettete voi, ce la mettono tutti gli italiani. Ai mondiali di calcio la Nazionale è la Nazionale Italiana. Non è la nazionale della Gea. Lippi deve dimettersi. Non voglio sentire in mondovisione i fischi degli stadi tedeschi e la derisione dei giornali di tutto il mondo.
Ci stanno rubando la reputazione, quanto vale la nostra reputazione? Io voglio sentirmi orgoglioso di essere italiano, non essere spernacchiato per quattro cialtroni senza onore che infestano l’Italia.
Bisogna fargli causa.

Nessuno nel mondo del calcio ha ancora detto a Lippi di andare a Viareggio a farsi un giro in bicicletta sul lungomare e non in Germania. Dobbiamo aspettare che si muovano ancora una volta le procure? Presidenti morattigallianisensi delle squadre dove siete? E anche voi campioni di calcio del c...o dove vi siete nascosti? Alzate la voce una volta. Un moto di orgoglio, per favore, uno nella vostra vita di atleti super pagati.
Lippi ai mondiali sarebbe un disastro di immagine.

Dai verbali degli inquirenti:
“Il livello di controllo sul sistema calcio da parte di Luciano Moggi si estrinseca non solo sui massimi organi istituzionali della Figc, ma fin nella sua massima espressione sportiva: la Nazionale Italiana. L’azione di Moggi sulla Nazionale si estrinseca anche grazie a una certa subalternità di Lippi nei confronti del dg bianconero. Infatti, Moggi sfruttando anche quel ‘rapporto speciale’ dovuto al fatto che Marcello Lippi per lungo tempo è stato allenatore della squadra bianconera, nonchè il legame che unisce il figlio dello stesso, Davide, con la Gea in cui risulta pienamente integrato, riesce ad incidere in modo determinante sulle convocazioni”.
Predisposizione nei confronti dei calciatori: “segnalati da Moggi e sponsorizzati Gea, in modo da aumentarne la visibilità e quindi la quotazione di mercato. Inoltre, tale predisposizione si estrinseca anche nel non convocare quei calciatori facenti parte della rosa bianconera (Alessandro Del Piero), sempre segnalati da Moggi, per non incidere sulle loro condizioni fisiche e poi eventualmente pregiudicarne il loro impiego nella squadra di club.”

Oggi Lippi sarà ascoltato dalla Procura di Roma, dopo aver deposto, si deponga. I nipotini lo aspettano.




Mastella da Ceppaloni


Mario Clemente Mastella, dopo un parto travagliato, per le dimensioni spropositate dell’apparato digerente già ben formato alla nascita,vede la luce nel 1947 a Ceppaloni, località beneventana da lui portata a visibilità nazionale. Da allora entrata nel linguaggio comune con la frase: “No Ceppaloni, no party”. La sua fame leggendaria lo spinge a presentarsi alle feste di battesimo e di cresima non invitato. La sua disinvoltura gli consente di mangiare a sbafo e, contemporaneamente, di fare numerose amicizie che gli serviranno in futuro.
L’appetito lo conduce inesorabilmente verso la democrazia cristiana, diventa deputato commensale nel 1976 e da allora non si è più mosso. Ogni coalizione di governo lo vede presente alla spartizione delle poltrone. In realtà nessuno lo invita, ma alla fine qualcosa da mangiare gli danno sempre quando minaccia di andare ad un’altra festa.
Celebre la sua esibizione come ministro del Lavoro nel governo Berlusconi in cui risolse il grave dramma della disoccupazione giovanile nel Sud e delle pensioni.
Ambigua e carica di doppi sensi invece la sua dichiarazione sulla sua verginità pre matrimoniale, non è mai stato chiarito fino in fondo a quale tipo di relazione sessuale facesse riferimento.

Nel 1999 si mette in proprio e fonda l’UDEUR che definisce “Il centro della politica, un progetto per il futuro, un’idea, un percorso, un metodo, una storia, un’identità” e, con postilla a margine, un posto a tavola. Entra subito in conflitto con Romano Prodi per il menu e con coerenza dichiara alle scorse primarie dell’Unione: “Usciamo dall’Unione, da oggi saremo il Centro alleato con l’Unione”.
Per dare vita e forza a questo progetto inserisce in lista il pregiudicato Rocco Salini. L’Unione cambia il menu e Mastella rientra nell’Unione.
Dopo le elezioni di aprile il suo appetito pantagruelico lo fa delirare, pretende tre ministeri, tra cui la Difesa, la vice presidenza del Consiglio e il 30% dei salatini dei consigli dei ministri. Su quest’ultimo punto entra però in conflitto con Massimo D’Alema e deve fare un passo indietro. Prodi, che ha sempre segretamente apprezzato la sua capacità di barcamenarsi, dopo una telefonata per verificare le sue credenziali con Gianni Letta, lo nomina ministro della Giustizia.
Sic transit gloria prodi.



Me ne frego!


Nel più puro stile democratico-popolare i Ds hanno opposto il loro: “Me ne frego!” al risultato delle primarie a pagamento (un euro per votare) a Caserta. I 9000 votanti “non avevano capito” e hanno dovuto essere rieducati con una decisione dall’alto, la prossima volta votino con maggiore attenzione.
Primo classificato Petteruti, secondo classificato Alois dei Ds: vincitore a pari merito Alois per volontà marxistafassinista.
Alle prossime elezioni ci saranno due candidati per il centro sinistra e non solo Petteruti perchè, come ha affermato Gianfranco Nappi, segretario regionale dei Ds, dal balcone di casa sua: “Alois è arrivato secondo, ma solo per una manciata di voti”.
Questa tesi mi ricorda qualcosa, ventiquattromila voti di differenza alle politiche, una manciatina...
A proposito di mance vorrei sapere che fine hanno fatto i 9000 euro versati alle primarie, se il risultato è stato invalidato devono essere restituiti. In caso contrario si prefigura la truffa o la circonvenzione di (cittadini) incapaci.

Pubblico la lettera di un elettore di Caserta.


“Il 12 marzo si sono svolte a Caserta le primarie dell'Unione per scegliere il candidato sindaco.
Tutti i partiti hanno accettato questo metodo e hanno sottoscritto norme di regolamentazione delle primarie. Fra queste regole, vi era quella secondo cui anche le associazioni avrebbero potuto presentare candidati.
Alcuni partiti hanno presentato un loro candidato: la Margherita ha presentato Ciontoli, i Ds (su pressioni di Bassolino) ha presentato Alois (ex assessore regionale alle attività produttive), i Repubblicani europei e l'associazione Vestigia Tifatine hanno presentato Petteruti (già assessore ai lavori pubblici a Caserta e all'urbanistica a Maddaloni).
Alle primarie, contro ogni più rosea previsione, hanno partecipato oltre 9000 persone (più del doppio dei votanti alle primarie nazionali). Ci sono state lunghe file per votare in una giornata piovosa e gelida. Le operazioni di voto si sono protratte fin quasi a mezzanotte. Ogni elettore ha dovuto pagare 1 euro!


Ha vinto Petteruti per 31 voti su Alois, contro i pronostici della vigilia. Hanno pesato molto nella vittoria l'appoggio del presidente della provincia di Caserta e soprattutto il fatto che i casertani hanno percepito quella di Alois come una candidatura imposta da Napoli.
Sennonché, Ds e Margherita - nonostante una netta presa di posizione di Prodi, tramite Ansa, per rispettare il risultato delle primarie a Caserta - non hanno accettato il responso e hanno deciso di presentare Alois come candidato sindaco, sebbene avesse perso le primarie.
Al di là di ogni considerazione di carattere politico, questa decisione di sovvertire il risultato delle primarie è una autentica carognata, una schifezza antidemocratica. Se si accetta di partecipare a una competizione, se si mandano a votare 9000 persone, se si fa pagare 1 euro per votare, dopo non si può dire "scusate, abbiamo scherzato". Come cittadino mi sento preso in giro da questa farsa. I partiti, dopo averci preso per i fondelli, ci hanno estorto 9000 e passa euro. Li rivogliamo indietro, o perlomeno vogliamo che non li usino i partiti e siano devoluti in beneficenza.
Chiedo la voce di Beppe Grillo per dare uno sbocco comunicativo e una risonanza ampia alla voce mia e di tanti cittadini defraudati della loro opinione (abbiamo fondato il comitato: “RIDATECI L'EURO”), che per i partiti, o per alcuni di essi, evidentemente non vale nulla.
Grazie.” Luigi L.




Scandali postdatati


Ogni volta che in Italia scoppia uno scandalo, un avvenimento ormai frequente di cui non ci scandalizza più che tanto, i giornalisti ci informano su ogni possibile particolare, gli opinionisti ci spiegano cause e effetti, i direttori scrivono un editoriale in cui esprimono la loro profonda costernazione.
I lettori e i telespettatori sono informati per giorni fino all’esaurimento della fase emotiva. Poi qualche trombettiere suona il silenzio e si parla d’altro. Anni dopo arrivano le prescrizioni, i memoriali di discolpa degli interessati, le amnistie, la benedizione sociale bipartisan di uno scandalo che non è più scandalo, ma è diventato storia patria. Sindaci e assessori propongono targhe ed anche statue per le persone coinvolte, si fanno conferenze a tema e i partiti candidano i condannati al Parlamento per salvarli dalla galera.

Ogni volta che scoppia uno scandalo in Italia le prime 10 pagine dei quotidiani ne parlano con toni indignati. I giornalisti, finalmente liberi, si scatenano come furie (avvoltoi?) su persone che intervistavano servilmente il giorno prima. I giornalisti della notizia post datata, i giornalisti del paraculismo istituzionale, i giornalisti demi vierge, dell’opportuno riserbo editoriale, della stecca pubblicitaria e del pezzo di ordinanza.
Io spero che il prossimo scandalo riguardi loro, i loro editori, i loro giornali, i loro settimanali, le loro televisioni. Che porti alla luce i motivi politici, economici, personali per cui danno una notizia e ne eliminano un’altra. Tacciono e depistano. Giornalisti che sono sempre informati prima e che scrivono sempre dopo.

Il prossimo scandalo deve essere sull’editoria, sui media, sulla loro commistione con pubblicità e politica.
Quanti arbitri comprati ci sono tra i direttori di giornale e i direttori di rete?
Quanto sono pagati per tenerci nell’ignoranza?
L’informazione postdata mi ha stufato, i pennivendoli postdatati mi hanno stufato.
Il prossimo scandalo per pudore lo mettano in ventesima pagina tra le notizie di cronaca.

centrosardegna
00venerdì 19 maggio 2006 21:36
Mediapolis, un anno dopo




La migliore definizione di Wal Mart, la più grande catena di distribuzione del mondo, è: “Wal Mart conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla”. Negli Stati Uniti l’apertura di nuovi supermercati è sempre più contestata. Nei piccoli centri gli effetti economici che producono sono disastrosi, con la scomparsa delle produzioni locali e l’impoverimento del territorio. Uno studio dimostra il raddoppio della richiesta di assistenza pubblica dove si insedia la Wal Mart. I superipermegagigamercati fanno parte del passato, di una concezione preistorica dello sviluppo.

Un anno fa sul blog avevo scritto un post su Mediapolis, un’area commerciale finanziata in parte dalla Regione Piemonte, dall’ottima presidente diessina Bresso (quella della Tav). Che i soldi pubblici (nostre tasse) debbano finanziare un supermercato è una cosa superiore alla mia comprensione. Dovrò farmi aiutare da un esperto e provare a discuterne nel prossimo convegno della Provincia di Torino, a cui forse parteciperò, che si terrà a porte aperte il 30 giugno. Una domanda semplice semplice vorrei però farla alla dipendente Bresso. I soldi per Mediapolis, soldi nostri non suoi, non dovrebbero essere invece impiegati per attività produttive, innovative, per sviluppare le realtà locali, il turismo e preservare le bellezze del Canavese? Tra queste vi è il castello di Masino che in futuro dalla sua balconata permetterà di ammirare l’area commerciale di Mediapolis e lo splendido flusso di tir che la rifornirà.
Pubblico una lettera aperta di Giulia Maria Mozzoni Crespi, Presidente del FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano, a Mercedes Bresso e aspetto una risposta del mitico Porcellini amministratore delegato di mediapolisnonsisachecosasia.

"Gentile Presidente,
mi è stato riferito che in un recente incontro in un Circolo eporediese, Lei avrebbe affermato che “Mediapolis si farà”. Questa sua ferma posizione, come Lei può immaginare, mi preoccupa e mi rattrista per le tante ragioni che già ebbi modo di esporre.
E’ vero che la Sua Giunta ha approvato il protocollo d’intesa che apre la strada agli impegni dell’“Accordo di Programma”, ma è anche vero che è ancora pendente il ricorso al Consiglio di Stato che potrebbe riportare all’inizio l’intero processo decisionale che, come Lei certamente ricorda, è iniziato disattendendo un motivato parere contrario della Commissione Urbanistica Regionale. Mi hanno anche detto che sul tema Mediapolis, così come su quello TAV, Lei ritiene sia opportuno prendere decisioni definitive ma, se posso permettermi, non mi sembra del tutto corretto mettere sullo stesso piano una decisione che ha per oggetto una grande opera pubblica di rilievo europeo, la TAV, con una iniziativa, Mediapolis, di utilità e vantaggi assolutamente privati, pur se – così come per qualsiasi impresa privata – con qualche ricaduta in termini di occupazione.
I presunti benefici pubblici, in particolare i tanto vantati 1500 nuovi occupati, diventati ad un certo momento addirittura 10.000, sono a tutt’oggi, per quanto pubblicamente noto, del tutto indimostrati, così come, per ciò che mi risulta, è indimostrato il vantaggio collettivo dei cospicui investimenti pubblici.
Abbiamo più volte richiesto che la decisione su Mediapolis avvenisse solo in seguito a valutazioni di convenienza e opportunità generali, documentate da numeri e riscontri oggettivi e con riferimento all’intero bacino d’utenza, ma dalla Regione non abbiamo mai avuto alcuna risposta. Siamo invece in attesa di essere ascoltati in un Consiglio Provinciale aperto, e ci farebbe piacere poter pensare che non sarà solo un momento rituale, a decisioni ormai prese, ma che le nostre ragioni possano essere ascoltate e discusse in virtù della profonda e convinta preoccupazione che esprimono.
Come Lei sa, non è la sola compromissione di un suolo fertile, di un delicato equilibrio idrogeologico e di un paesaggio irripetibile che determinano la nostra contrarietà, ma anche la convinzione che Mediapolis rappresenti un modello di sviluppo inadatto al Canavese, alla sua storia ed alle sue potenzialità.
Modelli così sono per la verità ormai inadatti ovunque, sia per lo spreco energetico (ce lo possiamo ancora permettere?) che comportano i trasporti privati congestionati, sia per la totale assenza di identità e di integrazione rispetto ai territori che occupano.
Noi infatti siamo sempre più convinti che le vere chiavi di ogni sviluppo non effimero e strategicamente corrette si trovino nelle iniziative locali che stanno spontaneamente nascendo nelle comunità locali e alle quali cerchiamo di affiancarci, qui in Canavese, con le nostre risorse, per quanto modeste, e con la nostra esperienza. Molto tempo è passato dall’inizio di questa vicenda e molte cose sono cambiate: tra queste la sensibilità e la consapevolezza che la trasformazione e l’alterazione dei suoli e del paesaggio hanno un tale grado di irreversibilità da penalizzare senza scampo le generazioni future.
Mi rendo ben conto, gentile Presidente, che per Mediapolis è già stato compiuto molto cammino istituzionale e che non è in genere buona prassi ridiscutere troppe volte una scelta, ma desidero comunque rivolgerLe ancora il mio personale appello perché questo caso così delicato e rischioso si analizzi ancora, serenamente e a fondo, anche con il contributo nostro, delle altre Associazioni interessate e dell’intera comunità locale, il cui fronte mi pare meno compatto di qualche anno fa."
Giulia Maria Mozzoni Crespi.




centrosardegna
00sabato 20 maggio 2006 21:17
La solitudine del tifoso



Gli sponsor e i fornitori della Nazionale Italiana avranno presto un ritorno di immagine degno dei loro investimenti.
La loro pubblicità-i loro interessi-i loro prodotti si sono, dapprima con garbo e discrezione, e poi senza ritegno, inseriti tra gli spettatori e i giocatori.
Il giocatore pensa allo sponsor, al procuratore, al grano fine a sé stesso, alle scommesse, ai pagamenti in nero. Il calcio è secondario. E lo è anche per lo sponsor, per lui è uno strumento, un mezzo per piazzare acqua in bottiglia e ricariche telefoniche. E le società con le loro lobby, il catering, il business e i biglietti omaggio in tribuna d’onore in cui non mancano mai i banchieri tifosi? Quelle pensano ai diritti televisivi, ai ganci politici, a leggi spalmadebiti, a leggi fatte su misura per i falsi in bilancio. Sbavano per la Borsa, con le azioni regalate per due lire ai manager, con i dividendi agli azionisti basati su ricavi inesistenti creati da plusvalenze di giocatori senza valore.
Rimangono gli spettatori, i tifosi, quelli che oggi sono intermediati da sponsorprocuratorifinanzieridirittitelevisivi. Quelli che portano il figliosubitoatreanni a vedere la loro squadra per dargli l’imprinting, gli comprano la maglietta del club e un pallone e giocano con lui dando mostra di dribbling ormai appensantiti.
Ma gli spettatori sono un soggetto economicamente inutile.
Le società vivono di diritti televisivi, di sponsor, di leggi ad hoc. Gli stadi vuoti, semivuoti, semipieni non sono più un business. Gli spettatori sono stati espropriati dai soldi degli sponsor.

I consumatori però non sono stati ancora espropriati. Lippi allenatore danneggia l’immagine degli italiani.
Ne consegue che danneggia anche l’immagine degli sponsor della Nazionale. E un italiano non può comprare un prodotto di uno sponsor con l’immagine danneggiata. Non si fa. Lippi danneggia gli sponsor e i fornitori degli azzurri, per aiutarli ad uscire da questa penosa situazione non compriamo più i loro prodotti.
Vedrete che ce ne saranno grati.

Sponsor:

Mapei
Puma
Tim

Fornitori:

Antonio Amato
Beretta
Bilba
Dolce e Gabbana
EminFlex
EuroFly
Fuji Film
Generali
Green Vision
Nutella
Olidata
Pata
Peroni
Radio Italia
Sharp
Silver Cross
Spazio24
Uliveto
Wolkswagen

Ps. Per aiutare le aziende nella loro scelta vorrei comprare mezza pagina di un giornale sportivo con i soldi rimasti sul conto utilizzato per “Onorevoli Wanted”.



centrosardegna
00mercoledì 24 maggio 2006 21:33
Manifesti elettorali


Le elezioni sono diventate permanenti. Le belle foto lombrosiane dei candidati sono parte del paesaggio urbano, ad ogni angolo, sui camion, sui taxi. Sagome in pose rassicuranti, braccia conserte, sorrisi a bocca larga, occhi allegribovinitruccatigiovaniliacutisereni pieni di sentimento per l’elettore. Cartelloni da circo di damazze ringiovanite e papaveri che si sacrificano per noi, infatti chi glielo fa fare di spendere circa 150.000 euro per una candidatura se non la passione civile?
I redditi dei candidati alle elezioni sono la vera discriminante(che bel termine) politica. Senza un buon portafoglio tuodelmaritodellamogliedellamicoimprenditore alle elezioni non si partecipa e soprattutto non si vince. Quindi se sei ricco e hai buone relazioni puoi diventare assessore, se hai un reddito medio basso e conosci solo quelli del tuo giro di sfigati puoi diventare elettore. I poveri possono eleggere i ricchi. I ricchi possono amministrare i poveri. Se non fosse così come potrebbero rimanere ricchi? La via democratica all’elezione passa per il 740. Il reddito fisso è una colpa politica da scontare con la delega.

Ma la soluzione c’è. Si chiama estrazione a sorte. Ha il vantaggio di eliminare i costi delle campagne elettorali, di riportare le città a una normalità estetica (anche l’occhio vuole la sua parte). I cittadini per partecipare dovrebbero avere alcuni requisiti minimi, come la residenza, la maggiore età, la fedina penale pulita, non avere processi in corso, non essere mai stati sorteggiati in precedenza, una competenza di base sull’argomento per cui si propongono.
Le mamme incensurate potrebbero candidarsi per l’assessorato alla famiglia, i medici per la salute, i vigili urbani e i tassisti per il traffico, i responsabili di condominio per la carica di sindaco.
L’estrazione dovrebbe essere gestita da un pool di magistrati con la consulenza di Collina.
Avremmo dipendenti al posto di politici, politica al posto di interessi personali.
C’è un comune in Italia che vuole provarci? Batta un colpo!




Diciassette uomini sulla cassa del morto...


Aggiornamenti sui pregiudicati in Parlamento.
8 sono stati eliminati e sono quindi ormai pregiudicati extra parlamentari, liberi di rifarsi una vita. 16 sono stati rieletti in quanto scelti dai segretari di partito che li hanno messi in lista. Uno si è fatto condannare dopo le elezioni per corruzione giudiziaria e non si sa bene se si sia dimesso o voglia partecipare alle sedute nelle due ore d’aria. Per sicurezza lo lascio in elenco.
Il totale dei pregiudicati è quindi sceso da 24 a 17. Di questo passo per le elezioni del 2101 il Parlamento sarà finalmente pulito. Un lieto evento a cui assisteranno i nostri pronipoti.

I 17 superstiti sono tutti deputati di lungo corso, alcuni sono lì da prima dell’ultimo scudetto dell’Inter. Sono affezionati alle istituzioni che rappresentano. Grazie alla loro esperienza in termini di reati possono legiferare in modo da prevenirli o, e questo è il sogno di tutti quelli che si sono fatti beccare, per eliminare il reato e tornare vergini e puri.

La contabilità dei pregiudicati vede saldamente al primo posto, come da tradizione, la casa circondariale delle libertà con 9 presenze. Gli altri partiti sono minoritari. Inquietano però i neo parlamentari Pomicino e De Michelis eletti nella nuova Dc e nel nuovo Psi. Sono il nuovo che avanza, o forse l’avanzo che resta?
Come venirne a capo di questi benedetti uomini (avete notato che sono tutti uomini)? Io non so più cosa fare.
Ma cinque anni sono lunghi, tutto può succedere. Pur non augurando nulla di male ai pregiudicati (basta e avanza per questo il numero 17), se per qualche problemino fisico, ma piccolo, piccolo, fossero costretti a levare le tende prima di fine legislatura, gli italiani onesti, i non pregiudicati per intenderci, lo prenderebbero come un segno di un destino benevolo, quelle fortune che ogni tanto capitano nella vita.


I 17 CONDANNATI DEFINITIVI IN PARLAMENTO

1 Berruti Massimo Maria FI
2 Biondi Alfredo (reato poi depenalizzato) FI
3 Bonsignore Vito Udc - Parlamento Europeo
4 Bossi Umberto Lega Nord-Parlamento Europeo
5 Cantoni Giampiero FI
6 Carra Enzo Margherita
7 Cirino Pomicino Paolo Nuova Dc
8 Dell'Utri Marcello FI
9 De Michelis Gianni Nuovo Psi
10 Jannuzzi Lino FI
11 La Malfa Giorgio Pri
12 Maroni Roberto Lega Nord
13 Previti Cesare FI
14 Sterpa Egidio FI
15 Tomassini Antonio FI
16 Visco Vincenzo Ds
17 Vito Alfredo FI




9/11 senza verità


Il filmato diffuso negli scorsi giorni sull’esplosione al Pentagono causata da un aereo di linea dirottato non ha convinto nessuno. La strana catalessi che colpì per alcuni minuti Bush alla notizia dell’attentato delle Torri Gemelle non ha trovato per ora spiegazione. L’espressione di Bush, come ha rilevato anche Michael Moore, sembrava dire: “Ma dove sono stato fregato?” e non lasciava trasparire alcuna preoccupazione.

Gli americani si sono bombardati da soli? Sembra impossibile.
La Cia è coinvolta negli attentati? Non è da escludere.
L’amministrazione americana sapeva molto di più di quanto ha ammesso? Sembra certo.
La guerra all’Islam ha consolidato la presenza nel Golfo Persico e la rendita di posizione petrolifera degli Stati Uniti? Non vi sono dubbi.
Giulietto Chiesa mi ha inviato una lettera sull’argomento.



“ L’11 di settembre 2001 è stato l’inizio di una svolta mondiale. Un evento di impressionante potenza psicologica e mediatica. Ma miliardi di persone “normali” non sanno niente: di ciò che lo ha preceduto, di come si è svolto, di chi lo ha creato. Eppure è proprio su quella base che è cominciata la “guerra contro il terrorismo internazionale”, che ha già prodotto due guerre “vere” e decine di migliaia di morti.
Gli Stati Uniti praticano e teorizzano la guerra preventiva, in violazione della Carta dell’Onu.
I cittadini americani sono spiati illegalmente, a decine di milioni, dai loro servizi segreti. La Cia preleva presunti terroristi dove ritiene opportuno, in decine di paesi, al di fuori di ogni autorizzazione legale, e li manda alla tortura in paesi terzi, o li tortura direttamente a Guantanamo Bay.
Lo stato di diritto, già lesionato in America, viene demolito anche in Europa e altrove, con la complicità dei governi alleati degli Usa.
E sull’11 di settembre è calata una cortina di silenzio. Chi cerca di saperne di più viene bollato come amico dei terroristi e antiamericano. I principali media non ne parlano o, quando ne parlano, è per dare per scontata la versione ufficiale.
La versione ufficiale fornita dal governo degli Stati Uniti non spiega assolutamente nulla. Peggio: è dimostrabile che in decine di punti dice il falso, esplicitamente, e in altre decine di punti decisivi omette di dare una qualsiasi spiegazione.
Noi non conosciamo la verità, e sarà difficile conoscerla nel corso dei prossimi cento anni (Noam Chomsky), ma una domanda è inevitabile e necessaria: perché ci hanno mentito? Centinaia di esperti, molti dei quali americani, stanno cercando di fare luce sulla tragedia, anche in nome dei morti innocenti: di quelli dell’11 settembre, in America, e di quelli che sono venuti dopo, in molte zone del mondo, su quella scia. Ma la loro e la nostra voce è da sempre coperta e censurata dai grandi media, sebbene sul web sia già presente da tempo una impressionante quantità di materiali che dimostrano la menzogna.Cosa ne pensate?





L'agonia della televisione


Un padre mi ha scritto una lettera sulla pubblicità televisiva, simile a molte che ho ricevuto.
La pubblico perchè, nella sua semplicità, conferma che la pubblicità ha preso il posto del prodotto televisivo, influenza il prodotto, è ormai essa stessa il prodotto.
Il palinsesto televisivo lo fanno le aziende e questo è scontato. Lo è meno che lo possano fare alla Rai, azienda pubblica, che vive, dovrebbe vivere, del canone.
L’abolizione della pubblicità nelle reti Rai la renderebbe libera di fare informazione e cultura al servizio dei cittadini. Lo so, libera è un termine forte, diciamo meno serva, perchè ci sono anche i partiti di governo e di controllo.

Dipendente Prodi, mi ascolti, abolisca la pubblicità sulla Rai, sarebbe un bel gesto. La pubblicità ha creato l’Italia malata furba e cialtrona degli ultimi quindici anni. Il primo partito italiano è ancora Publitalia.
E poi mi sono rotto le balle di dover sopportare la pubblicità a tutto volume nei vari intervalli. Stiamo creando un popolo di sordi inca..ati neri. Una legge lo proibisce, facciamola applicare o revochiamo le licenze.


"Caro Amico,
sono un genitore che deve convivere con la baby sitter quotidiana, la televisione. Mio figlio, come i figli dei miei amici, sono completamente drogati e schiavi di quella che è la frustrazione di noi adulti, questa maledetta scatola invadente che provoca litigi a non finire e i musi duri dei propri figli quando in qualche modo, si cerca di arginare l'invadenza quotidiana.
Un permesso (o meglio compromesso) è stato quello di poter vedere i cartoni animati su Rai Due mentre siamo a tavola insieme, almeno una volta al giorno, la sera.
Mi domandavo e domando: non ci sono delle regole che impostano la pubblicità nelle fasce, chiamiamole, protette? Personalmente sono inc...to, perchè ad ogni cartone segue una sequenza di spot pubblicitari di ogni tipo e genere; questi ragazzi sono letteralmente bombardati da messaggi su gelati, giocattoli, macchine, detersivi e compagnia bella! Non passa un quarto d'ora senza spot, per non parlare delle televisioni private, dove la pubblicità è trasmessa ad un altissimo volume, è una cosa vomitevole!
Dobbiamo per forza essere trattati in questo modo? Dobbiamo sempre subire ogni loro scorrettezza pagando tanto di canone e, stare sempre zitti?
Un abbraccio." Marcel.


centrosardegna
00giovedì 25 maggio 2006 21:33
Gino Strada, Emergency e la Croce Rossa


Ricevo da Emergency una lettera scritta da Gino Strada.

“Mi fanno conoscere da Milano, la sorprendente intervista ad Alberto Cairo, «il medico italiano da 16 anni in Afghanistan», uscita su Magazine. Chissà perché i giornali si ostinano a definire Alberto Cairo un medico, e chissà perché Alberto Cairo regolarmente non smentisce? Sa anche lui di non esserlo, è dottore in legge, di professione fisioterapista.
Così, dopo aver appreso che l’oppio-2006 «sarà una grande annata, senz’altro il migliore raccolto dal ’99», il fisioterapista italiano spazia sul mondo: dalla droga a Karzaj, dagli aiuti umanitari a Maurizio Scelli. Ne ha per tutti.
«La gente comincia a non fidarsi più del simbolo della Croce Rossa». Che scoop! Se ne è accorto, con anni di ritardo, anche Alberto Cairo, che tra l’altro per la Croce Rossa lavora, anzi per l’Icrc, il nucleo originario ginevrino del movimento della Croce Rossa.
Noi, sfortunatamente, ce ne rendiamo conto da molto tempo. E ci rendiamo conto che «la gente», anche qui in Afghanistan e non solo in Iraq, ha perfettamente ragione a non fidarsi.
Ai tempi della occupazione sovietica, i responsabili dell’Icrc definivano i mujaheddin «la resistenza afgana» (vi sono centinaia di rapporti e documenti con questa definizione), ma ai tempi dell’occupazione americana (e italiana!) quelli che combattono le forze occupanti sono tutti chiamati da Cairo «talebani», semplicemente. Alla faccia della «neutralità», uno dei sacri e sbandierati principi dell’Icrc. «E gli americani sono cinque anni che li combattono» precisa il fisioterapista.
Verissimo. Da cinque anni in Afghanistan vi sono scontri, attentati, assassinii, rapimenti, sparizioni, torture, bombardamenti. Direi che la parola «guerra» descriva bene la situazione.
Invece no, almeno secondo Cairo, che non perde l’occasione – per lui un vero hobby – di lanciare frecciate ad Emergency. Io sarei «bravissimo a farmi pubblicità»: grazie, me ne compiaccio.
Ma poi, per dare sostanza alla calunnia, precisa «i suoi ospedali curano le ferite di guerra. Ma la guerra è finita».
Gli ospedali, naturalmente sono quelli di Emergency e non i miei. Strana però questa guerra, nella visione di Cairo: un po’ c’è, un po’ no, si combatte ma è finita, si spara ma non ci sono feriti... Ho l’impressione che se Emergency decidesse di aprire un reparto ustionati il dottor Cairo direbbe che il fuoco non scotta. Problemi suoi.
Quando nel 2000 Emergency decise di aprire il Centro di Kabul per curare le vittime di guerra, l’Icrc insorse. Protestarono con l’ambasciata italiana a Islamabad (quella di Kabul era chiusa), con il Ministero della sanità a Kabul (talebano), con la delegazione italiana all’Onu a Ginevra.
Protestarono perché si apriva un ospedale: perché pensano di detenere in esclusiva - lo pensano davvero! – il diritto di decidere quando un ospedale serve e quando no, se è bene o male che ci sia.
In quella occasione, e fu anche l’ultima, Alberto Cairo visitò la sede di Emergency a Milano.
Venne a spiegarci che «quell’ospedale per vittime di guerra non serviva», che i bisogni erano «coperti da loro», cioè dall’Icrc.
Intendeva ben altro, ma non poteva dirlo.
Avrebbe dovuto dire che il Comitato Internazionale della Croce Rossa aveva ricevuto in passato, e continuava a ricevere, una grande quantità di milioni di dollari all’anno – soprattutto da vari governi – per curare i feriti di guerra in Afganistan. Voleva dire che chiunque avesse aperto un nuovo Centro – magari un ospedale pulito, efficiente, di alto livello – poteva fare ombra (e far calare i dollari e gli yen) alla mitica Icrc e al «suo ospedale» a Kabul: quello di Karteh-Seh, che ben conosco.
Lo visitai nell’aprile del 2000: una sorta di immondezzaio dove le pazienti-donne stavano chiuse in una prigione con un chiavistello e la guardia davanti, a impedire visite a chiunque, medici compresi. Chiuse a chiave e guardate (non a vista, naturalmente) dai talebani, in un ospedale sostenuto dalla Croce Rossa. In questo modo erano «coperti» i bisogni. Da loro.
Emergency ha aperto il Centro di Kabul (che ha fatto seguito al Centro di Anabah e ha preceduto quello di Lashkargah) perché ce n’era bisogno. Nel 2001, epoca talebana.
L’ unico ospedale nel Paese, ancora oggi, dove i feriti non spendono nulla per essere curati.
In cinque anni, quell’ospedale «inutile» ha curato 40.890 pazienti, ricoverati o trattati ambulatorialmente, ed eseguito 12.173 interventi chirurgici. Senza distinzione, neanche di genere. Le donne hanno potuto essere curate e hanno potuto lavorare, curare altri, senza chiavistelli né burqa, in un ambiente ospitale non discriminante.
Quell’ospedale «inutile» è riconosciuto ufficialmente dal Ministero della Sanità afgano come il Centro di eccellenza nazionale per la chirurgia di guerra e traumatologica.
In quel Centro – dotato tra l’altro dell’unico reparto di Rianimazione di tutto il Paese e dell’ unica tomografia computerizzata gratuita per la popolazione - c’è un alto standard di cura e di passione nel lavoro. Anche per questo, oltre che per la sua igiene e in qualche modo la sua “bellezza”, questo ospedale è considerato da tutti il migliore in Afganistan.
Non da Alberto Cairo, ovviamente, che senza averlo mai visitato può comunque proclamare che «di ospedali così ce ne sono almeno altri 15». Mi piacerebbe davvero.
Avanzerei una proposta, a giornalisti del Corriere o di altre testate. Andate a vederli, gli ospedali segnalati da Alberto Cairo, e scriveteci su, magari immaginandovi di essere voi i pazienti.
Poi, se ne avete voglia, passate a visitare il «Centro Chirurgico per vittime di guerra di Kabul». Qui lo chiamano «Emergency Hospital», qualsiasi cittadino di Kabul ve lo saprebbe indicare. Non servono appuntamenti né preavviso, non abbiamo bisogno di passare un po’ di vernice fresca...
E già che ci siete, chiedete ad Alberto Cairo di farvi visitare, essendone direttore, i «6 ospedali ortopedici della Croce Rossa Internazionale sparsi in tutto l’Afghanistan».
Ospedali ortopedici? Neanche l’ombra!
Laboratori per la produzione di protesi sì. Ma che c’entrano con gli ospedali? Se un fisioterapista (con tutto l’affetto per la categoria) diventa “medico”, un centro protesi diventa poi un ospedale ortopedico? Non è “creativa” solo la finanza!
Dimenticavo. Ogni anno, dall’ «ospedale ortopedico» dell’Icrc di Kabul numerosi pazienti, vittime di guerra “a guerra finita”, sono stati inviati al Centro di Emergency perché bisognosi di interventi ortopedici. Feriti immaginari i nostri o ospedali fantasma i loro?

Finale a sorpresa. Ho finito da poco di scrivere queste note in risposta ai reiterati attacchi giornalistici (non provocati, come si usa dire) di Alberto Cairo contro Emergency e contro di me, e mi accingo a gustare la pastasciutta serale con il resto del team di Emergency, quando riceviamo la visita - alle venti e trenta di mercoledi 5 aprile - del Capo Delegazione dell’Icrc.
Il numero uno della Croce Rossa Internazionale in Afghanistan, Reto Stocker, viene a casa nostra accompagnato dal dottor Alberto Cairo.
Ci spiega che «it has been a big fuck-up», espressione grassoccia equivalente a «una gran stronzata». Il dottor Cairo ci dice d’essere stato a cena in Italia con amici, tra i quali la giornalista Camilla Baresani, autrice del “servizio”. Chiacchierando nel dopocena – quando, si sa, la lingua è più sciolta... - si spazia da Karzaj a Scelli, dalla droga alle Ong e gli sono scappati quei commenti su Emergency. Spiega anche, molto dispiaciuto, di avere detto sul nostro lavoro anche altre cose molto carine che la giornalista cattivona e faziosa ha poi «tagliato» dall’intervista travisandone il senso. Che peccato!
Il Capo Delegazione dichiara che questa vicenda è stata un grave errore da parte di Alberto Cairo, e che dall’Icrc hanno anche protestato con la giornalista, oltre che pesantemente redarguito il loro dipendente.
«Sono venuto per porgere ufficialmente le scuse dell’Icrc e per assicurare a Emergency che una cosa del genere non si ripeterà» ha detto Reto Stocker, in presenza di testimoni. Bene. Ma le calunnie e il danno sono pubblici. Perché non scrivere queste cose al Corriere, chiedendo una rettifica? Lo abbiamo chiesto ufficialmente. «Io non sono disposto a farlo» ha risposto Cairo.
Prima getta fango su Emergency in centinaia di migliaia di copie – ma le sue parole sono state fraintese, d’altra parte capita anche ai Presidenti del Consiglio! -, poi si rifiuta di scrivere una lettera al giornale per dire come stanno le cose.
Sono in ritardo per la cena. Arrivederci alla prossima.”
Gino Strada.




La Settimana nel metrò


I giornali e le riviste hanno i loro padroni. Editori, politici, industriali. Il lettore paga il 20/30% del costo di un quotidiano. Non conta niente. L’editoria è finanziata dalle nostre tasse, dalla pubblicità.
La Settimana, il magazine creato da questo blog, non ha pubblicità, editori, censori. E’gratuita.
Ha raggiunto 40.000 download per numero.

Ho deciso di diffonderla gratis anche per le strade iniziando da Milano.
Questa mattina sono state distribuite 10.000 copie in bianco e nero, numerate e ad edizione limitata, all’uscita delle principali stazioni della metropolitana (video prime impressioni).
Il primo numero l’ho comunque tenuto io, spero di rifarmi delle spese vendendolo all’asta. Dopo il Gronchi rosa, il Grillo grigio.

centrosardegna
00sabato 27 maggio 2006 22:14
Musica per organi caldi


I cinesi sono tremendi. Ci fanno una concorrenza spietata e mentre noi siamo qui a cercare di difendere le nostre canottiere dietro quote e dazi, riescono a venderci di tutto.
In questi giorni a Londra e New York (ma anche Atlanta e Tampa, sempre negli USA) è possibile visitare una mostra in cui sono esposti corpi e organi umani a fini didattico-scientifici. La società organizzatrice ha sborsato 25 milioni di dollari per ottenere questi esemplari dalle università cinesi.
E c'è di più. Mentre in Italia bisogna aspettare più di tre anni per un trapianto di rene e un paio d'anni negli Stati Uniti, c'è chi con poco più di 100.000$ ottiene subito un trapianto a Shangai. Con un buon broker si può scendere a 70.000. Se si pensa che ogni anno in Cina le esecuzioni capitali possono arrivare a quota 8.000, si comprende il giro d’affari.
Vista la scarsità di volontari in patria, il turismo dei trapianti è diventata una realtà importante. Da qui l’idea geniale del premio Nobel Gary Becker (anche Ciampi gli ha conferito una medaglia d’oro nel 2004): “legalizziamo il mercato degli organi”.
Il professore di Chicago è il principale sostenitore dell’estensione dei concetti economici all’analisi della società, dalla criminalità alla famiglia.
Insieme a un collega di Buffalo, Julio J. Elias, ha calcolato che oggi come oggi il prezzo di un rene potrebbe aggirarsi intorno ai 15.000$ e 35.000$ quello di un fegato.
Come dice Becker, con i giusti incentivi si arriverebbe a un mercato libero in cui i prezzi degli organi si abbasserebbero a livelli tali da eliminare l’eccesso di domanda per ogni tipo di organo.
I nostri nonni dicevano che la cosa più importante è la salute. Tra i Paesi sviluppati gli Stati Uniti, dopo la Lettonia, hanno il peggior tasso di mortalità infantile nei primi giorni di vita (l’Italia galleggia dall’altra parte della classifica). E la mancanza di assicurazione contro le malattie causa ogni anno 18.000 morti (46 milioni di cittadini statunitensi sono senza copertura sanitaria).
Quest’America di Bush non mi sembra il miglior posto al mondo dove nascere, anche se lì sanno davvero quanto vali… almeno da morto.





Sicilia: quel treno per Yuma



Non voglio essere considerato di parte nelle elezioni regionali siciliane e, dopo aver ospitato una lettera di Rita Borsellino, ho sentito il dovere di dare spazio ad alcune recenti vicende di Totò Cuffaro.

Totò Cuffaro, mal consigliato da Stanca, navigando su Internet ha scoperto di essere citato in più di 70.000 siti non sempre benevolmente. Da uomo onorato ha reagito con un avviso ai diffamatori sul suo sito:

“Chiunque abbia divulgato notizie diffamatorie nei confronti dell’on.Cuffaro a mezzo internet, è diffidato a rimuoverle dal proprio sito web. Ricorrendo infatti gli estremi di reato, i colpevoli saranno perseguiti in via giudiziaria, tanto sul piano penale quanto su quello civile per il risarcimento dei danni.
In tale direzione, la rete internet è sottoposta ad un attento monitoraggio e sono già state avviate le prime denunce, sia nei confronti dei titolari dei domini, sia nei confronti dei rispettivi internet-provider responsabili in solido. Le somme recuperate saranno integralmente devolute in favore delle famiglie delle vittime di mafia e di altre opere di utilità sociale e caritativa”.

Faccio un appello a tutti gli avvocati d’Italia perchè sostengano Cuffaro in questa sua iniziativa, forse 5/600 avvocati saranno sufficienti.

Cuffaro, preso dall’entusiasmo, ha quindi contattato con successo SKY per impedire la proiezione di “La mafia è bianca”:

“A seguito della diffida con atto extragiudiziale notificata a SKY ITALIA dall’avv. Salvatore Ferrara, legale dell’on.Cuffaro, non sarà trasmesso il video “La Mafia è bianca” realizzato da RCS, calunnioso e denigratorio nei riguardi del Presidente Cuffaro.”

Infine ha dato assicurazione a tutti i suoi elettori che in caso di condanna in primo grado per favoreggiamento alla mafia si dimetterà, ma non in caso di condanna per favoreggiamento semplice.

Una sua biografia è presente su wikipedia. Leggetela per avere altre informazioni prima del voto insieme al sito www.disonorevoli.it.


centrosardegna
00domenica 28 maggio 2006 11:55
E' Dario Fo che vi parla




"Amici carissimi, amici di Grillo e anche un po’ miei. E' Dario Fo che vi parla.
Io mi trovo a lottare a Milano con una lista a mio nome (lista Dario Fo), con Ferrante, per l'Unione.
Fateci vincere! Ma mi raccomando, non esagerate, una vittoria solo per qualche voto in più. Così avremo la possibilità di condizionare positivamente la gestione del nuovo comune di Milano; di imporre che i programmi, e le promesse che abbiamo fatto in campagna elettorale per trasformare, salvare questa nostra città affogata nello smog e nel vuoto d'idee, possa tornare a galla.
Non ci basta che il rinnovamento si risolva in un aggiustamento qui e là, una pitturatina ai lampioni... Diciamo NO ai progetti criminali. NO allo sfondamento del suolo della città per fare parcheggi di 4 piani. NO a un traffico con un milione di macchine in più. NO a una periferia senza servizi, ridotta a un ghetto-dormitorio. E mi fermo qui.

Anzi vado avanti.
NO alla costruzione dei grattacieli con 8000 persone nella vecchia Fiera. NO a una città senza eventi culturali. NO a una città con appartamenti carissimi e vuoti. NO a una città di macchine, di posti macchina, di marciapiedi invasi dalle macchine, di centro aperto alle macchine.
Milano è la città delle macchine. Ma allora, al posto della città era sufficiente progettare un grande, grandissimo parcheggio.
Che è quello che è diventata oggi Milano.

Vogliamo che i bambini giochino fra le piante e il verde... e anche gli anziani possano vivere la loro vita... giorni sereni, magari giocando a bocce in piazza del Duomo!
Forza! Facciamo incazzare le società immobiliari, le finanziarie, i produttori di auto e di inceneritori! Puliamo Milano dalla loro infezione. Riprendiamoci il cielo, le stelle, l'aria, la vita."


centrosardegna
00domenica 28 maggio 2006 21:21
L'Italia disconnessa



Il tronchetto dell’infelicità ha scritto a 85.000 dipendenti una lettera che inizia così:
“Care colleghe e cari colleghi, da qualche tempo un gruppo editoriale mostra un persistente accanimento contro la nostra azienda accusandola di presunte attività illecite, quali intercettazioni, creazioni di “dossier” e schedature di clienti.”
Il gruppo editoriale per chi non lo sapesse è “L’espresso” e, sempre per chi non lo sapesse, un giudice di Milano ha firmato un’ordinanza secondo cui Telecom utilizza illegalmente dati sugli ex clienti.
Ma questa è una lunga storia su cui ritornerò.
Per ora il tronchetto dovrebbe prendere carta e penna e scrivere, oltre che ai suoi “colleghi”, anche ai suoi “clienti” (sempre meno numerosi) per dare spiegazioni a lettere come questa.

“Scrivo per segnalare l'ennesimo esempio di come in Italia il concetto di concorrenza e liberalizzazione dei servizi sia una mera utopia.
Abito in un piccolo comune della provincia di Ravenna, ed essendo un utente abituale del web ho fatto domanda per l'ADSL: risultato, il mio comune (come tanti altri), non è coperto dal servizio. In seguito alle numerose richieste di cittadini ed aziende private, l'amministrazione del comune si è attivata, promuovendo una raccolta firme da presentare alla Telecom, che ha "preso atto" delle firme stesse, rifiutando comunque la fornitura dell'ADSL senza altra spiegazione. In seguito, grazie soprattutto all'interessamento di due ditte operanti anche in campo internazionale site nel mio comune, è stato possibile ottenere un incontro con un rappresentante della Telecom: durante tale incontro, è stata espressa da parte degli amministratori delle due ditte la volontà di accollarsi per intero le spese di costruzione delle centraline di ripetizione del segnale, la cui assenza era stata fino a quel momento indicata come motivo dell'impossibilità di fornitura dell'ADSL. Dinanzi a tale offerta il rappresentante di Telecom ha svelato l'incredibile retroscena: come molti sanno, il segnale ADSL e quello analogico viaggiano in contemporanea sullo stesso cavo, ma a frequenze diverse. Su uno stesso cavo, quindi, sono disponibili due "bande" di segnale, di cui una viene occupata dal normale traffico telefonico ed una riservata alle connessioni ADSL. Quello che pochi sanno è che la singola "banda" di ogni cavo copre fino a 700 numeri telefonici. A detta del rappresentante di Telecom, nel mio comune, quando è stata superata la soglia dei 700 numeri la Telecom, per risparmiare, anziché installare un secondo cavo, ha preferito codificare i successivi numeri a più alta frequenza, facendoli viaggiare sul medesimo cavo.
In parole povere, l'ADSL non c'è (e non ci può essere) per il semplice fatto che la Telecom ha occupato entrambe le "bande" per il normale traffico telefonico. Questo significa che, ovviamente, anche le altre compagnie (Tiscali, Infostrada, ecc) non possono a loro volta offrire il servizio, per il semplice fatto che la Telecom non può affittare la "banda" preposta all'ADSL. La stessa situazione è poi risultata anche in molti altri comuni della provincia.
In conclusione, trovo ridicolo (ed anche offensivo) che nel 2006, quando ormai in buona parte dell'Italia si sta diffondendo la fibra ottica, interi paesi siano costretti a viaggiare a 56k (o al massimo a 128k con l'ISDN) per colpa di una vergognosa "scelta tecnica" (così l'ha chiamata il sopraccitato rappresentante Telecom) della nostra benemerita compagnia ex nazionale di telefonia, che occupa (suppongo legalmente purtroppo) entrambe le "bande" dei cavi telefonici, impedendo inoltre alle compagnie rivali di offrire i propri servizi, in spregio a qualsivoglia legge sulla libera concorrenza, ma soprattutto alle esigenze dei cittadini e delle ditte.
Grazie dell'attenzione.” R.C.

Ps: Chiedo alle due ditte che hanno assistito il comune in provincia di Ravenna di contattarmi per offrire, attraverso il blog, anche a tutti gli altri piccoli comuni italiani la costruzione gratuita delle centraline di ripetizione del segnale.



centrosardegna
00lunedì 29 maggio 2006 21:47
Chiacchiere e distintivo



Romano Prodi, il nostro dipendente al governo più alto in carica, ha nominato i ministri. Queste persone determineranno la politica dell’Italia dei prossimi anni. Mi sembra quindi opportuno chiedere le motivazioni delle nomine. Sono incarichi pubblici, di dipendenti che paghiamo noi, che potranno cambiare il nostro futuro.
Mastella alla Giustizia, perchè? Di Pietro alle Infrastrutture, perchè? D’Alema agli Esteri, perchè? Vorrei sapere il perchè delle scelte. Essere confortato che ci sia una ragione di competenza, di tutela del Paese, di esperienza dietro ad ogni persona. Non vorrei che ci fossero valutazioni politiche, di rappresentanza, di spartizione del potere. Non voglio neppure pensarlo. Non ci credo.

Però, un piccolo tarlo mi rode. I soliti cattivi pensieri. E se un ministro, anche solo uno, non fosse lì per effettive capacità, ma per qualche ricattino, per una sua voglia di protagonismo?
Per sicurezza vorrei le motivazioni, le credenziali.
Invito i ministri che lo ritengono ad esporle con una lettera al blog insieme agli obiettivi che si propongono di ottenere in questa legislatura.
Sarò felice di pubblicarle insieme ai commenti.

Forse mi sono montato la testa. Forse il blog ha un tasso alcolico troppo elevato. Ma credo che sarebbe un bel gesto se alcuni ministri si mettessero in gioco in rete, in modo diretto con le persone da loro rappresentate.
Un segnale che le cose stanno cambiando.

centrosardegna
00martedì 30 maggio 2006 22:35
Ferrara: "La scienza in piazza"




Il Comune di Ferrara se si tratta di imbavagliare la ricerca non è secondo a nessuno.
Manuela Zucchini, consigliere comunale Prc, ha invitato il dottor Montanari in Comune per spiegare che costruire un inceneritore è pura e semplice follia. La porta le è stata prontamente sbattuta in faccia.
Ho deciso allora di stare fuori dalla porta e lanciare un’iniziativa che sarà itinerante: “La scienza in piazza”.

Ieri pomeriggio, Montanari ha parlato per due ore e mezzo a 300 ferraresi davanti al Palazzo del Comune, e la sera la piazza si è riempita di migliaia di persone per ascoltare anche Maurizio Pallante, esperto di politica energetica e di tecnologie ambientali, ed il sottoscritto.
Il sindaco Gaetano Sateriale e i consiglieri si sono barricati in silenzioso ascolto nel palazzo comunale a pochi metri di distanza, e alla fine dell’incontro sono usciti da una porta secondaria su piazza Savonarola.
Temevano l’entusiasmo dei cittadini...
Nella serata sono stati raccolti 7.257,89 euro per la raccolta di fondi per il microscopio elettronico a scansione ambientale. Siamo a 140.000 euro, dobbiamo arrivare a 378.000 euro.

Domenica prossima 4 giugno abbiamo organizzato “A Saucerful of Secrets 2006”, una giornata intera, dalle 9 del mattino a mezzanotte e mezzo, dedicata a scienza, musica e divertimento a Canali di Reggio Emilia presso l’agriturismo e golf club La Razza (faremo anche la gara mattutina di golf). Ci saremo io Biagio Antonacci, Gino Paoli, Stefano Nosei, Vito (di Zelig), jazzisti e bluesmen formidabili, insieme ai ricercatori Gatti e Montanari. Il programma lo trovate su www.bortolanionlus.it.


centrosardegna
00giovedì 1 giugno 2006 22:32
Bombardamenti senza frontiere




La spesa annua militare nel mondo è di 975 miliardi di dollari.
Il fatturato delle prime 100 società del settore (Cina esclusa) è di 236 miliardi di dollari.
In un anno sono prodotte otto milioni di armi da fuoco.
In un anno mezzo milione di persone muoiono per un’arma da fuoco.
Gli Stati Uniti detengono quasi la metà della spesa mondiale.
La percentuale delle vittime civili dei conflitti a fuoco è arrivata al 95% ed in gran parte si tratta di bambini.
Se gli Stati Uniti costruiscono la metà delle armi mondiali e la maggior parte dei morti è composta da civili, quanti bambini uccidono le bombe americane?

Se il risultato, il dividendo della guerra, è la morte dei civili, fare il militare è diventato un mestiere sicuro.
Il militare si arma per proteggersi, non per combattere. Il civile è indifeso. E’ normale che abbia la peggio.
E se viene bombardato dall’alto non ha scampo. Come avviene da tradizione statunitense: Dresda, Hiroshima, Nagasaki, Vietnam, Laos, Iraq, eccetera, eccetera, eccetera.
Ma anche a casa nostra nella seconda guerra mondiale con tonnellate di bombe sulle città e decine di migliaia di morti mai ricordati (perchè?): Torino, Roma, Napoli, Treviso, Genova, Firenze, Milano (di cui pubblico una foto dei bambini uccisi nella scuola di Gorla).



Il Pentagono tira comunque diritto con il progetto da 127 miliardi di dollari chiamato “Future Combat Systems” per la costruzione di soldati robot.
Amnesty International, insieme ad Oxfam e Iansa ha lanciato da due anni la campagna Controlarms per un trattato internazionale sul commercio delle armi leggere da far approvare al summit ONU che si terrà il 26 giugno 2006 a New York. A sostegno dell'iniziativa si stanno raccogliendo da inizio campagna firme e fotografie su www.controlarms.org.


centrosardegna
00giovedì 1 giugno 2006 22:33
Gino Strada e Alberto Cairo




Pubblico una lettera inviata da Gino Strada e una risposta di Alberto Cairo al post del 25 maggio 2006 .

"Cari amici,
leggo questa sera sul blog di Beppe i vostri commenti alla mia risposta alla polemica innescata da Alberto Cairo. "La guerra è finita" - aveva dichiarato - "gli ospedali di Emergency sono inutili". Oggi 29 maggio, il Centro Chirurgico di Kabul ha ricoverato 71 pazienti, tutti colpiti da proiettili, tutti civili (potrete trovarne le storie, forse già da domani, su peacereporter.net). Credo sia la "migliore" risposta alle distorsioni della realtà [...]
Però mi disturbano, e ne dissento profondamente, una certa aggressività e l'insulto nei confronti di Alberto Cairo. Con lui ho diversità di opinioni profonde e non conciliabili su molte questioni, ma credo che Alberto sia una persona competente e molto appassionata al proprio lavoro, e questo va apprezzato perchè costituisce un valore.
L'Afghanistan di oggi impone a noi di promuovere un altro valore: quello della scelta non-violenta, la cui prima tappa la fine della occupazione militare [...]
Il ripudio della guerra "come strumento" non lascia spazio a disquisizioni e distinguo su "questa" o "quella" guerra. La nostra Costituzione vieta di usare lo strumento guerra. Dobbiamo trovare il modo, noi cittadini, di lavorare affinchè i politici rispettino la Costituzione alla quale hanno giurato di essere fedeli [...]
Utopia? Sì, come erano utopie molti decenni orsono la abolizione della schiavitù o l'eliminazione del vaiolo [...]
Potessimo chiudere la Sala di Rianimazione per mancanza di vittime da "rianimare" saremmo noi i primi a gioirne, e non mancheremmo di farvelo sapere".
Gino Strada


"Ho passato i cinquanta. Sono la prova vivente che età e saggezza non crescono di pari passo. Un mio vecchio conoscente lo diceva, avrei dovuto credergli.
Quando torno in Italia in vacanza, passo il tempo con gli amici più cari, visito i miei genitori o me ne sto per i fatti miei. Evito ogni possibile impegno, non sollecito contatti con la stampa né interviste. In compenso accetto volentieri cene da amici, specie se buoni cuochi. Così ho fatto durante l’ultima brevissima visita a Milano, a fine marzo. Eravamo otto persone, le conosco da trent’anni.
Mi presentano una signora dall’aria compunta. E’ una giornalista-scrittrice. Normale mi chiedano dell’Afghanistan, normale io risponda parlando liberamente, siamo tra amici [...]
A fine cena mi propone di incontrarci per un’intervista. Vorrei dire di no, il quadernino a tavola non mi è piaciuto e sono in vacanza. Ma è amica di amici, non voglio fare il difficile, né perdere una occasione di parlare dell’Afghanistan, sempre meno di moda.
Quando la rivedo si chiacchiera a lungo. Il quadernino riesce. Mi lascia con la promessa di inviarmi il pezzo per l’approvazione prima di mandarlo al giornale [...]. Invece il pezzo non mi arriva mai. Qualche giorno più tardi, il pezzo esce.
E’ Gino Strada stesso a segnalarcelo, furibondo per quanto scritto sul suo ospedale. Resto senza parole. Lo so, è impossibile trascrivere per intero una intervista, lo spazio è tiranno [...] ma perché cercare ciò che può ferire e creare inutili polemiche? E perchè non mandarmela in visione come promesso? [...] Chi ha letto quanto di tanto in tanto scrivo da Kabul lo sa: cerco calma e riflessione, evito motivi di rissa, racconto fatti, non mi lancio in dichiarazioni politiche, non è il mio mestiere, non ne sono capace. Immagino siano parecchie le persone seccate per l’articolo: volontari e volontarie che lavorano a Kabul, la Croce Rossa Italiana, Emergency.
Me ne dispiace. Con molti ho rapporti frequenti, con Emergency talora pazienti in comune, mi auguro sempre più numerosi. E’ per loro che siamo qui [...] L'intervista nuoce anche a me, mettendomi in bocca cose imprecise, non da me approvate [...]
Ho esitato prima di scrivere questo blog (il primo della mia vita, l'ultimo sull'argomento). Il mio scopo non è ribattere le accuse di Gino Strada. Scrivo per i volontari e per chiunque sostenga organizzazioni umanitarie: non meritano polemiche di questo genere, che non servono a niente e a nessuno. Chiedo loro scusa. Sono loro infatti quelli che contano, dovunque lavorino, a Kabul, in Africa o in Italia, sotto casa [...]".
Alberto Cairo


centrosardegna
00venerdì 2 giugno 2006 21:57
Lettera a Paolo Gentiloni




L’associazione Anti Digital Divide mi ha inviato questa lettera.
La pubblico e chiedo al dipendente ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni di scrivere al blog per dare la sua valutazione sullo scorporo della rete di Telecom Italia. Scorporo necessario per introdurre in Italia un mercato che sfugga al monopolio di fatto del tronchetto dell’infelicità.
Gentiloni ha un blog e ha inserito nel suo blogroll il link a questo sito, lo ringrazio per questo e della sua sicura risposta.

“ Le illecite intercettazioni di dati attuate da Telecom Italia ai danni degli operatori alternativi e di migliaia di utenti, sono la conferma di un mercato delle Telecomunicazioni in cui non sono presenti ne' una concorrenza effettiva ne' regole efficaci per difendere utenti e operatori alternativi da possibili abusi.
Quello che è chiaro è che siamo di fronte a questioni gravissime, sia per quanto riguarda l’aspetto della violazioni delle norme sulla concorrenza sia per le questioni delle intercettazioni. Pare quindi evidente che le politiche fin ora attuate per garantire un mercato delle Telecomunicazioni che rispetti i principi di correttezza, concorrenza e trasparenza siano state errate o comunque non sufficientemente idonee. La decisione di una mera divisione contabile della società Telecom Italia, al fine di garantire il rispetto della concorrenza, si è rivelata del tutto inadatta ed anche le procedure sanzionatorie non sono servite a far cessare le condotte scorrette dell’incumbent. Tattiche di concorrenza scorretta che Telecom ha perpetrato con costanza per anni, tanto che è stato possibile schematizzarle. Una delle tattiche scorrette è costituita dall’esclusione dei concorrenti da un nuovo mercato, l’ultimo esempio, è di pochi giorni fa con la violazione della delibera 34/06 e il tentativo di non far accedere alla nuova rete IP (adsl 2+) di Telecom i suoi competitor.
E’ chiaro quindi che si debbano assumere seri provvedimenti affinché il mercato venga finalmente liberalizzato e venga garantita una reale concorrenza. Condizione necessaria perché questo avvenga è lo scorporo della rete di Telecom Italia, chiesto in passato da Mario Monti ex presidente dell’Antitrust europea, da Giuseppe Tesauro ex presidente dell’antitrust italiana, da illustri economisti, dalla corte dei conti e addirittura nel 2001 da Gasparri, ma "stranamente" mai posto in essere. Deve quindi essere attuata la divisione di Telecom Italia in due società distinte, sul modello inglese, una che si occupi della rete e della vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse condizioni dei competitor, dalla prima società.
Altro provvedimento fondamentale consiste nel far tornare ultimo miglio e centrali telefoniche di proprietà statale. Si parla solo di doppini e centrali telefoniche, quindi la rete di trasporto rimarrebbe di Telecom, così come tutti gli apparati montati in centrale e le nuove reti costruite dall’incumbent, anche tutti i clienti attuali rimarrebbero di Telecom, passerebbero invece allo Stato le centrali, il doppino e l’obbligo del servizio universale. Tutti gli operatori, alle stesse condizioni, riscatterebbero all’ingrosso il canone telefonico dallo stato, che dovrà fissarne l’entità calcolandolo con il metodo cost plus cioè basandosi sui costi effettivi sostenuti per fornire il servizio di accesso. In questo modo si premierebbero gli operatori che hanno investito nella costruzione di una rete di accesso proprietaria e si incentiverebbero tutti gli operatori a investire in una propria infrastruttura, questo porterebbe ampi benefici agli utenti, che avrebbero maggiori possibilità di scelta, con tariffe minori e qualità dei servizi più elevata, grazie all’aumento della concorrenza. Naturalmente Telecom continuerebbe a dover essere notificato come operatore dominante almeno finché la sua quota di mercato non risulti inferiore al 50%.
ADD da tempo si batte perché ci sia lo scorporo della rete, in seguito agli ultimi avvenimenti che coinvolgono Telecom Italia e palesano l’inadeguatezza degli interventi fin ora attuati dalle autorità garanti, ritiene che questa decisione non sia più rimandabile. Diffide, multe, divisione contabile di Telecom Italia, non sono servite a far rispettare le norme per una corretta concorrenza. Anti Digital Divide ha scritto per questo all’AGCOM da cui però non è arrivata risposta quindi l’associazione di provider AIIP ha presentato ricorso al TAR perché venga fatta rispettare la delibera 34/06.
Nei prossimi giorni scriveremo alle autorità garanti ed al nuovo ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, proprio per chiedere di attuare questo provvedimento. La versione integrale del documento di ADD può essere visionata a questo indirizzo “.
Associazione Anti Digital Divide

centrosardegna
00sabato 3 giugno 2006 21:27
I cavalieri dell'Apocalisse




Ogni anno il primo giugno il presidente della Repubblica nomina 25 cavalieri del lavoro. Gente che ha sviluppato, creato aziende. Persone che ce l’hanno messa tutta per riuscire nella vita e per fare il bene della Nazione.
Per diventare cavalieri del lavoro non è necessario lavorare, ma è indispensabile essersi arricchiti. I luminosi esempi dei cavalieri Attila-Romiti e dello psiconano con stalliere sono davanti agli occhi di tutti. Veri stakhanovisti del loro conto in banca.
Quest’anno Napolitano su accorta proposta dei dipendenti ministri Bersani e De Castro ha nominato tra gli altri Passera (Banca Intesa), Caltagirone (Messaggero) e Monorchio (Fiat). Operai, agricoltori ed impiegati con 35/40 anni di lavoro alle spalle e la pensione che arriva se arriva non sono stati proposti. Manager grassi di stock option e dai risultati dubbi, imprenditori indebitati, capitani d’azienda con i soldi dello Stato, sono lì, in prima linea, cavalieri al galoppo.

Questi sono i cavalieri del lavoro,
sbudella-operaio o vuoi scassa–integrato
è il loro nomignoletto più vezzoso.
Vantan corone quante se ne sogna
e sono fuori dal civico decoro.
Occhio di serpe, gamba d’avvoltoio,
denti di lupo, baffi di spinoso!
Questi sono i cavalieri del lavoro
e ciascuno è più ricco di un cencioso
e ai politici grattano la rogna.
Ecco i vostri cavalieri del lavoro
che sogliono far becco ogni azionista
son sempre i primi e non chiedono riposo
ma conti in banca e un salotto buono
dove tramare con i pari loro.

L’anno prossimo Napolitano premi i precari, i CoCoCo, i CoCoPro, i dipendenti a 1000 euro al mese, per loro sarebbe sufficiente una medaglia semplice, una menzione. E lasci i cavalieri nelle stalle.

centrosardegna
00domenica 4 giugno 2006 20:47
Le tette



Le tette sono sempre state la mia passione, è stato il primo piacere che mi ha procurato la vita. Poi non sono più riuscito a smettere.
Ma le tette sono in pericolo, sono minacciate dal “marketing dello screening”. Il professor Gianfranco Mereghetti lo spiega in una lettera che allego e di cui riporto un estratto.

“Un recente studio mostra che il 50% delle donne americane che non hanno più il collo dell’utero a seguito di isterectomia totale continua comunque a sottoporsi al test per la diagnosi precoce del tumore al collo dell’utero!
La qualità dell’informazione diffusa per promuovere gli screening è tale che l’81% delle donne italiane ritiene perfino che il sottoporsi regolarmente allo screening mammografico riduce o annulli il rischio di ammalarsi in futuro di tumore al seno, cosa ovviamente non possibile. Non sorprende quindi la notizia apparsa il 27 giugno del 2002 sul quotidiano di Lisbona Diario de Noticias, secondo cui quattro donne portoghesi si sono fatte facilmente convincere da un paramedico a uscire la sera a seno scoperto su un balcone al fine di beneficiare di una mammografia “satellitare”.
L’articolo recentemente apparso sul numero di aprile della rivista a grande diffusione OK Salute dove Umberto Veronesi dà la sua ultima ricetta in fatto di screening mammografico va in questa direzione (vedi Tempo Medico). Sull’efficacia dello screening mammografico nel ridurre la mortalità per tumore del seno si è detto di tutto e il contrario di tutto ma mai si parla del numero effettivo di decessi che potrebbero essere evitati e nemmeno mai si informa sugli effetti indesiderati.
Si stima che tra 1'000 donne da 40 a 50 anni che fanno ogni due anni una mammografia, il numero di decessi evitati sull’arco di 10 anni (in confronto a 1'000 donne che non fanno lo screening) sia di 0,5, il beneficio sale a 1,9 decessi evitati per 1'000 donne di età tra i 50 e i 60 anni.
E gli effetti indesiderati? Prendendo sempre una fonte autorevole, il National Cancer Institute eccone l’elenco:
- sovradiagnosi, cioè il trattamento (con tutte le conseguenze del caso) di tumori “in situ” che non evolveranno (tra il 20 e il 50% dei tumori diagnosticati dallo screening)
- risultati falsi positivi (concerne circa il 50% delle donne che partecipano durante 10 anni ad uno screening, 25% di esse dovrà pure sottoporsi anche ad una biopsia chirurgica)
- falso senso di sicurezza (tra il 6 e il 46% delle donne con un tumore invasivo hanno sperimentato un risultato negativo alla mammografia)
- cancro al seno provocato dallo screening, specialmente tra le donne che hanno iniziato lo screening in età giovane (tra 10 e 32 tumori al seno ogni 10'000 donne esposte a dosi di radiazioni cumulative di 1Sv.).

La decisione se sottoporsi o no ad uno screening non può essere che una scelta individuale da prendere dopo aver preso conoscenza dei benefici e dei rischi della procedura e soprattutto del rischio individuale di contrarre la malattia. Purtroppo gran parte delle scelte sono esclusivamente fondate sulla base degli slogan del marketing promosso da coloro che vivono e prosperano sugli screening e che non hanno nessun interesse a dare un’informazione completa e onesta”.


centrosardegna
00lunedì 5 giugno 2006 21:37
I morti del Kossovo




Un militare mi ha spiegato alcune cose sulla nostra guerra nei Balcani. Mi ha chiesto di promuovere il suo libro il cui ricavato sarà devoluto alle famiglie dei 41 italiani morti e dei 300 malati a causa dell’uranio 238 utilizzato in Bosnia e Kossovo. Ragazzi e famiglie a cui non si interessa nessuno.
Così come a nessuno sembra interessare che l’utilizzo di uranio impoverito nelle armi da guerra contamini e uccida civili e militari. Qualche politico ha fatto carriera con la guerra nel Kossovo. Altri italiani, più semplicemente, sono morti e stanno ancora morendo.

“Caro Beppe,
come d’accordo t’invio la copertina del libro e la scheda da compilare ed inviare all’indirizzo osservatoriomilitare@libero.it per ricevere il libro.
L’incasso è ovviamente devoluto alle famiglie dei militari morti e di quelli malati che non hanno la possibilità di curarsi.
Le famiglie di questi ragazzi deceduti vivono ma sono morte dentro, i figli, i mariti o padri vengono uccisi due volte: dall’ipocrisia prima e dall’indifferenza poi.
Ho creduto nel mio lavoro e dire che i miei amici morivano per colpa di qualche incosciente, credevo fosse un valore morale.
Purtroppo non è così, ho pagato sulla mia pelle la verità che non ho alcuna intenzione di tacere, e non perché se cala il silenzio sulla vicenda sarò finito anch’io, ma solo perché i drammi di questi ragazzi devono essere noti a tutti, dietro quei doppio petti eleganti che tanto vantano il sacrificio dei nostri ragazzi in giro per il mondo, vi è l’ipocrisia di uomini che non riescono più a fare i conti con la loro coscienza.
Non voglio parlare di me, la storia di questi ragazzi è più importante e chi leggerà il libro capirà e forse, il “Grillo” riuscirà a scuotere le nostre coscienza ancora una volta.
Grazie per quello che fai!” Domenico Leggiero.

centrosardegna
00mercoledì 7 giugno 2006 22:15
Italia imbavagliata


Stasera al Teatro Carcano di Milano, ore 21, ingresso gratuito, si discuterà del bene più prezioso insieme all'acqua: dell'informazione. La serata è stata organizzata dagli Amici di Beppe Grillo di Milano. Io ci sarò e mi porterò dietro Travaglio che di mestiere si informa sull'informazione.
Io vorrei che questo governo avesse non dico le palle, ma anche solo qualche spermatozoo di Zapatero e facesse piazza pulita dell'attuale sistema radiotelevisivo in cui comandano i partiti, Publitalia e le grandi aziende.
Almeno una rete senza pubblicità, senza rappresentanti di partiti, indipendente, che parli ai cittadini di vera informazione, di cultura, senza censura.
Ma li avete visti in faccia i direttori delle reti Rai?
Possibile che gli inglesi abbiano la BBC e noi la voce del padrone?
Prodi e i gemelli GentiloniRutelli si diano una mossa. Un po' di virilità, un po' di senso del pudore...




Gli "ammastellati"


Il Mastella ceppalonico vuole l’amnistia. Gli italiani un po’ meno. I partiti un po’ di più. E vedrete che nell’amnistia ci sarà spazio anche per i reati finanziari, il vero hobby dei politici. 20.000 persone potrebbero essere liberate. Chi sono queste persone? Che reati hanno commesso? Chi li ha subiti?

I cittadini vorrebbero, credo, da questo dipendente indifferente ai loro diritti delle informazioni più precise.
La carità cristiana la può esercitare chi è stato vittima del reato. La legge deve invece essere solo applicata. Se nei mesi successivi alla scarcerazione alcuni degli ex detenuti dovessero stuprare, rubare, uccidere, allora il cittadino avrà tutto il diritto di fare causa al dipendente ministro della giustizia. Le persone lese gravemente dall’azione criminale dagli amnistiati dovrebbero citare in giudizio il mastellonesempreinpiedi.

Nel maggio del 1944, in Ciociaria, i liberatori alleati scatenarono le truppe marocchine del generale Juin, i “goumiers”, contro la popolazione civile: 3500 donne tra gli 8 e gli 85 anni stuprate, 800 uomini sodomizzati e uccisi tra cui don Alberto Terrilli, parroco di Santa Maria di Esperia che morì per le ferite. Alcuni mariti che proteggevano le loro mogli vennero impalati.
Da allora si parla di “marocchinato” per indicare chi è stato vittima dei liberatori franconordafricani.
Da oggi si potrà parlare di “ammastellato” per chi sarà vittima dell’amnistia.
Ho creato una casella di posta per ricevere le testimonianze future degli ammastellati: ammastellati@beppegrillo.it
Se passerà l’amnistia sarà a disposizione di tutti coloro che la subiranno e il blog darà la massima evidenza dei messaggi ricevuti.

centrosardegna
00venerdì 9 giugno 2006 21:40
Te la do io la "3"



La Gabanelli ha realizzato per Report un servizio sulla società di videofonini “3”, celebre per aver avuto come testimonial il prescritto Andreotti. Dopo aver visto la puntata, secondo la “3”, 18.000 persone hanno disdetto l’abbonamento e 35.000 persone hanno rinunciato a diventare clienti. Invece di confutare, di discutere, di spiegare i temi trattati nella trasmissione, la “3” ha chiesto un risarcimento alla Rai, e quindi agli italiani visto che la Rai è pubblica. Il risarcimento è di 137,5 milioni di euro.

Il servizio di Report sulla “3” riguardava il ritardo della sua quotazione in borsa e i suoi servizi a contenuto erotico.
La Rai non si è fatta per nulla intimidire e ha sottoscritto un contratto con la “3” per la distribuzione su videofonino della sua programmazione. Tra un porno autoprodotto e l’altro potremmo vedere “I fratelli Karamazov”, “I Promessi Sposi”, “La Piovra” e, ma questo non posso accettarlo, anche “Te la do io l’America” e “Te lo do io il Brasile”.
No! Tra tette e culi di casalinghe frustrate io non ci voglio finire e ho deciso di fare causa alla Rai per il doppio della “3”.

I gemelli GentiloniRutelli dormono?
La Rai ha venduto tutta, dico tutta, la programmazione delle tre reti rai disponibile on line per otto miserabili milioni di euro all'anno a una società che le fa causa?
Otto milioni per una programmazione che vale centinaia di milioni di euro e che si può vendere sul mercato internazionale?
Vorrei sapere il nome di chi ha deciso questo esproprio fatto ai nostri danni di trasmissioni pagate con il nostro canone.
Vorrei sapere chi ha fatto il prezzo.
Vorrei sapere tutti i retroscena.
Vorrei sapere se c’è un magistrato che vuole interessarsene.
Le trasmissioni della Rai sono dei cittadini italiani, non si svendono e soprattutto non si mescolano al porno fai da te.

Video: www.media.rai.it/mpmedia/0,,report^4190,00.html





Il dipendente Prodi riceve i risultati delle Primarie dei Cittadini



Oggi, ore 12, a Palazzo Chigi, Roma, ho presentato nelle mani del dipendente del Consiglio Romano Prodi le proposte discusse su questo blog attinenti a Energia, Salute, Informazione, Economia e riferite come: “Primarie dei Cittadini”.
Le proposte, esempio concreto di democrazia diretta e di partecipazione delle persone alla cosa pubblica, sono state ricevute dal dipendente Romano Prodi con letizia.
La gioia, quasi infantile, del dipendente Prodi, era pienamente giustificata dal disporre finalmente di un vero Programma di Governo ed ha commosso ogni persona presente.
Nutro la più grande confidenza che il programma dell’Unione, il cui significato è ignoto sia ai cittadini che ai suoi estensori, sarà a questo punto accantonato, anche perchè nessuno lo ha mai letto.



Al dipendente Prodi ho dovuto, non me ne voglia, lasciare anche una raccomandata a mano preparata dal mio commercialista contenente una lettera di licenziamento nel caso non consideri con la dovuta attenzione i risultati delle Primarie dei Cittadini.


[Modificato da centrosardegna 09/06/2006 21.49]

centrosardegna
00domenica 11 giugno 2006 21:45
Forza Ghana!!!



Forza Ghana! Forza Ghana! Forza Ghana!
Questi sorridenti ragazzoni del Ghana sono la nostra speranza, il nostro futuro, la nostra salvezza.
Se vincono li ospiterò tutti a casa mia, a mie spese, farò una grande festa afrogenovese per celebrare la rinascita del nostro calcio e la sconfitta dei giggirrriva, dei lippizitti.
Di quelli foraggiati dagli sponsor che non dicono nienteniente, come mammoletta Del Piero che sta alla Juve da una vita e non ha mai visto nulla. Come Cannavaro, l’avvocato sul campo di Moggi. Come Buffon che scommetteva sulle partite e poi ha pianto.
Abbiamo una nazionale che sembra uscita da Regina Coeli, o che forse ci deve entrare. Ma ci sono le eccezioni, e quando mai non ci sono le eccezioni? Ma queste c..o di eccezioni, un Totti a caso, dovevano dare l’esempio e starsene a casa.
Questa è la nazionale degli sponsor.
Questa è una nazionale figlia legittima e bastarda dello scandalo delle partite truccate, dei bilanci falsi, dei procuratori veri che si aggiravano nei raduni degli azzurri con minacce e lusinghe. E tra i procuratori veri c’è il figlio di Lippi.
Ma c..o, Marcello, con tutti i mestieri che ci stanno, proprio quello dovevi fargli fare? E pensi seriamente che non ci sia stato conflitto di interessi con il tuo ruolo di allenatore della nazionale?
Dalle dieci pagine di un mese fa sullo scandalo calcio, i giornali sono arrivati ad una, a mezza, a nessuna.
Sapete perchè? Credete che si voglia proteggere la nazionale, il clima, i risultati?
No, si vogliono tutelare gli interessi degli sponsor che pagano la pubblicità nei giornali, che pagano la pubblicità nelle televisioni, nelle radio.
Si vogliono tutelare Sky, la Rai, Publitalia.
Se vince l’Italia siamo spacciati, il nostro calcio è morto.
Se vogliamo bene all’Italia, al gioco del calcio, a un minimo di onestà, di decenza, dobbiamo gridare: FORZA GHANA!!!
Fateli neri i nostri azzurri.






Tre new entry in Parlamento Pulito


Tre new entry in Parlamento Pulito. Lo so, lo so. Arrivo tardi. Alcuni me li avete segnalati voi. Ma è difficile star dietro a questo via vai di pregiudicati in Parlamento. Adesso siamo a venti. La via giudiziaria alla politica, a questo siamo arrivati. A delinquenti che fanno le leggi dopo averle violate. E allora, lo dico piano piano a questi venti personaggi:
FUORIDALLEBALLE!!!

Se vogliono rifarsi una vita, lo facciano con discrezione, lontano dai media, nessuno dirà loro nulla. Ci sono tante altre attività oltre a quella di rappresentare i cittadini. Ascoltare D’Elia nei tg serali redento-e-in-parlamento non è democrazia, è una presa per il c..o.
E questo vale ovviamente anche per gli altri 19.
I reati non sono tutti uguali. Ma chiunque sia stato condannato dovrebbe avere l’onestà di fare altro, di andare altrove. Non sedere in Parlamento e farsi mantenere dai cittadini.
Per finire, ecco i nuovi pregiudicati:

- Borghezio Mario (europarlamentare Lega Nord): condannato in via definitiva per incendio aggravato da "finalità di discriminazione", per aver dato fuoco ai pagliericci di alcuni immigrati extracomunitari che dormivano sotto un ponte di Torino, a 2 mesi e 20 giorni di reclusione commutati in 3.040 euro di multa.
- De Angelis Marcello (senatore An): condannato in via definitiva a 5 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione.
- D'Elia Sergio (deputato Rosa nel Pugno): condannato definitivamente a 25 anni per banda armata e concorso in omicidio per aver fatto parte del vertice di Prima Linea e aver partecipato alla progettazione dell'assalto al carcere fiorentino delle Murate in cui, il 20 gennaio 1978, fu ucciso l'agente Fausto Dionisi. Appena eletto deputato, è stato subito nominato dall'Unione segretario della Camera.

Ps: Il “Gran Premio Ruòtati Città di Firenze” per mezzi di trasporto ecosostenibili avrà luogo domenica 11 giugno; ci si può iscrivere al seguente indirizzo email: info@popcafe.net oppure in mattinata (prima della partenza) in piazza della Repubblica o ancora sul web.


centrosardegna
00mercoledì 14 giugno 2006 21:54
Si può dare di più



La Borsa sta finalmente ripartendo. Nuove matricole e un plotone di aspiranti lo testimoniano. Ci chiedono, ci chiederanno, di più. Per gli investimenti, per il futuro, per noi.
Il motivo per cui un’azienda va in borsa è evidente, per chiedere soldi. E più è indebitata più ne chiede, più è in passivo più ne ha bisogno. Piazza le sue azioni attraverso le banche, attraverso i giornali, attraverso i fondi, gli sportellisti, i consulenti finanziari, la pubblicità. Va in borsa chi vuole i vostri soldi o chi non ne ha più. Vi sembra possibile che un’azienda che non ha mai prodotto utili possa entrare in borsa? Che una società con debiti da far paura possa entrare in borsa? Che una società che dipende da un solo cliente possa entrare in borsa? E’ quello che succede.
Ci guadagnano in questo modo i certificatori, quelli che attestano la bontà dei bilanci e del piano industriale. Ci guadagnano le banche che piazzano le azioni. Ci guadagna il sistema che si autoalimenta, Consob, Borsa Italiana. Ci guadagnano i manager con le stock option. Ci guadagnano gli azionisti che si mettono in cassa subito il valore della vendita delle azioni, ponendosi al riparo da perdite future del titolo.
Dopo Calciopoli (ma c’è ancora?) ci vorrebbe una Borsopoli, una voragine al cui confronto tutto il resto potrebbe impallidire.
Un abisso di accomandite per azioni che controllano grandi gruppi, di scatole cinesi, di azionisti che comandano senza soldi, di conflitti di interessi tra aziende clienti e fornitrici, di consiglieri di amministrazione con cariche in più consigli, di mancanze di regole a protezione degli investitori. Senza class action, senza trasparenza.
Ma i giornalisti, quelli veri, sono dalla nostra parte.
Come Daniela Braidi di Repubblica di lunedi che consiglia l’acquisto delle azioni di Telecom Italia che ha perso circa il 10% da inizio anno e perde ormai da quando è apparso il tronchetto nel 2001. Lo dice con queste affascinanti parole: “le azioni della società telefonica appaiono più attraenti dopo la brusca correzione dell’ultimo anno e mezzo”.
Un ragionamento innovativo.
Se l’hai già preso in quel posto, dice l’articolo, c’è la ragionevole probabilità che non succeda più.





Luca in the sky with Merdock


Merdock ha deciso di portare in cassazione un ragazzo in sede civile. Ci aveva provato anche in sede penale, ma la richiesta è stata respinta dal giudice; gli aveva fatto sequestrare il pc, ma il giudice lo ha fatto restituire.
La causa è stata intentata da Sky perchè, come già spiegato in un post, il sito del ragazzo conteneva dei link a siti cinesi che consentivano di vedere in chiaro le partite del nostro campionato. Questa la breve lettera di Luca:

“Ciao Beppe sono Luca,
volevo dirti che Sky ha fatto ricorso anche in cassazione.
Il giorno dell'udienza sarà il 4 luglio. Vorrei contattare l'avvocato per avere una consulenza.
Fammi sapere.
Un abbraccio”.
Luca De Maio (calciolibero).

Con i fondi rimasti dalla sottoscrizione per l’Herald Tribune, circa 8000 euro, ho deciso di aiutare Luca contro Sky fornendogli assistenza legale. Credo che siate d’accordo.
Il blog riporterà l’andamento della causa.

Ho deciso inoltre di fondare un’associazione per la libertà in rete che dia assistenza alle persone vittime di prevaricazioni e di querele, entro fine mese avrete tutti i dettagli.

Sky ha fatto scomparire il mondiale di calcio dai nostri televisori, denuncia un ragazzo e lo porta in cassazione:
se conoscete un abbonato Sky ditegli di smettere.

centrosardegna
00giovedì 15 giugno 2006 21:48
Sì, però...


E’ passata una settimana dall’incontro a Palazzo Chigi.
Il dipendente Prodi ha sicuramente avuto modo di leggere le proposte nate dalle Primarie dei Cittadini. Il nostro massimo dipendente infonde fiducia, sorride, annuisce, approva, medita, gorgoglia ed emette borbottii di condivisione. Di fronte a una catastrofe è sempre sereno. E noi, rassicurati, pensiamo ad altro.
Ma una settimana di miele è già finita e tanto rassicurato non sono più. Non che metta in discussione i fioretti di Prodi, però...
Però un numero di sottosegretari e ministri come noi non li ha neppure tutto il parlamento europeo.
Però molti ministri non sanno di cosa parlano, ma parlano tutti i giorni.
Però ricevere i vertici di Abertis e di Autostrade a Palazzo Chigi un giorno si e l’altro pure non si fa durante una trattativa in corso.
Però l’amnistia.
Però la legge sul conflitto di interessi di cui nessuno parla più, fatto strano in un governo di parolai.
Però la riforma della legge elettorale che era urgente ed ora forse.
Però il ritiro dall’Iraq che si poteva fare in una settimana e invece non si vuole offendere Bush.
Però la riforma dell’assetto radiotelevisivo che andava fatta subito e forse non si farà più.

Caro dipendente Prodi, dopo una sola settimana che ci siamo visti non mi sembra il caso di avviare alcun tipo di sanzione disciplinare, ma sono, devo dirlo, un po’ deluso.
Ma forse è un problema solo mio.

L’incontro con Prodi è stato filmato, nessuno ha ancora visto cosa è realmente successo. Ora potete saperlo, guardate i tre brani, fateli girare, ma non ditelo a nessuno.
Palazzo Chigi
La scienza in piazza
Parlamento Pulito





La testa del serpente


Chi ci guadagna dalla crisi energetica? I produttori di armi naturalmente.
Qualche giorno fa citavo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute ed ora è uscita la nuova edizione dell’annuario.
I numeri parlano chiaro: l’aumento dei prezzi del mercato mondiale dei minerali e dei combustibili fossili ha aiutato la crescita della spesa militare nel mondo.
Lo si vede subito in Algeria, Azerbaijan, Russia ed Arabia Saudita, dove l’aumento dei ricavi da sfruttamento dei giacimenti ha fatto impennare la spesa militare.
È una spesa che a livello mondiale ha raggiunto i 1.118 miliardi di dollari (l’anno prima erano 975): praticamente è come se ogni essere umano sul pianeta spendesse all’anno 173 dollari in armi.
E tutto finisce nelle tasche di pochi che sono sempre meno.
Di quanto è aumentato il vostro stipendio nell’ultimo anno? Le vendite dei 100 più grandi produttori di armi sono aumentate del 15% raggiungendo i 268 miliardi di dollari a vantaggio di un’ottantina di aziende americane e dell’Europa occidentale.
Tutto questo potere si sta concentrando nelle mani di pochi. Nel 1990 i primi cinque della classifica rappresentavano il 22% dei ricavi, oggi il 44%.
Volete sapere dove finiscono questi soldi? Andate a vedere l’elenco dei finanziatori dei politici di tutto il mondo.
Volete sapere dove vanno a finire tutte queste armi? Non si può. I dati sul ciclo di vita delle armi sono pochi e soprattutto di pessima qualità. Il valore delle informazioni dipende dalla loro disponibilità e affidabilità. E raramente i dati rispondono a queste domande in ogni fase dalla produzione alla distruzione.
Un meccanismo perfetto: il petrolio finanzia le armi, i costruttori di armi finanziano i politici, che comprano le armi per difendere gli interessi delle compagnie petrolifere con delle belle guerre di liberazione.

centrosardegna
00venerdì 16 giugno 2006 21:54
Il buco nero



Cos’è la pubblicità? Siamo così abituati a vederla ovunque che non ci domandiamo più se serve o meno. Serve? Propongo che Mediaset disponga del 100% della pubblicità. Publitalia sia senza concorrenti, monopolista. La Rai pagata dal solo canone e depublicizzata. Solo programmi depubblicizzati. Non vi sentite già meglio a sentire questa parola: “depublicizzata”?
Quando pago un pacchetto di informazione, film, programmi televisivi, giornali vorrei la scelta: “Con la pubblicità o senza?”
La pubblicità sta divorando sé stessa. Il tennis e il calcio internazionali sono scomparsi, li guarda una assoluta minoranza di italiani su Sky. Gli altri non vedono più la pubblicità presente negli eventi, dei cartelloni, delle racchette, dei palloni, delle maglie, di tutto ciò che è legato allo sport.
Non vedono più neppure lo sport.
I canali a pagamento eliminano la pubblicità di massa e promuovono la pubblicità selettiva per pochi eletti. Per gli altri il nulla, né spettacolo, né pubblicità. O meglio, molta pubblicità e spettacoli scadenti. Finanziati e condizionati dalle aziende che pagano la pubblicità per i poveri. Programmi scadenti a tal punto che la scelta di un canale a pagamento sembra obbligata.
La pubblicità ha vinto e ha ucciso l’informazione. Ma, allo stesso tempo, sta morendo di sé stessa. Sta collassando.
Promuove solo i beni inutili o quelli senza differenze tra loro. Nel primo caso possiamo farne a meno, nel secondo caso una marca vale l’altra.Sappiamo tutti che la pubblicità è una tassa che paghiamo sul prodotto. Gli spot li paghiamo noi. Il pubblicitario è a libro paga del consumatore.
La libertà di comprare un bene senza la pubblicità dentro dovrebbe però essere garantita dalla Costituzione. Il cittadino dovrebbe avere la possibilità di scelta. Se ci riflettete è una truffa. Se compro il biglietto del cinema so che film vedrò, ma non quale e quanta pubblicità. Pubblicità che non ho chiesto, non ho comprato, che non voglio.
E’ un incantesimo. Siamo noi che lo permettiamo. Cerchiamo luoghi, prodotti, informazioni depubblicizzati. Se non ci sono protestiamo con il direttore del teatro, con il negoziante, con l’edicolante con lo stesso volume di uno spot pubblicitario.

centrosardegna
00domenica 18 giugno 2006 16:12
C'è un telegramma per te...





Allarme. Stop.
Un’azienda privata spia gli italiani da anni. Stop.
Può tenere sotto scacco chi vuole. Stop.
E’ uno scandalo che vale dieci Tangentopoli. Stop.
Nessun ministro (sotto scacco?) ne parla. Stop.
Centro gestione di Padova di Telecom Italia. Stop.
Sistema chiamato Radar. Stop.
Tre miliardi e 332 milioni di informazioni riservate. Stop.
Cinque supercalcolatori collegati ad una centrale da 10 mila miliardi di byte. Stop.
Informazioni sui cittadini relative ad orario, numeri, posizione, dati anagrafici. Stop.
Procura di Milano avvia un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla rivelazione di notizie riservate. Stop.
Il direttore della sicurezza di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli “group senior vice president” rassegna le dimissioni. Stop.
Il tronchetto dell’infelicità non sapeva niente. Stop.
Il tronchetto ha avviato un’inchiesta interna. Stop.
L’inchiesta è stata affidata a Armando Focaroli. Stop.
Il comitato per il controllo interno composto da Guido Ferrarini, Domenico De Sole, Marco Onado, Francesco Denozza è stato messo al corrente dei risultati. Stop.
E’ stato trovato un buco interno nel sistema informatico. Stop.
La Telecom inoltrerà una denuncia alla Procura di Milano sulle intercettazioni illegali. Stop.
E’ come se Totò Riina scoprisse dei mafiosi nella sua organizzazione interna ed avviasse un’inchiesta. Stop.
Sono stufo di essere preso per il c..o. Stop.
Sotto inchiesta va messo Tronchetti. Stop.
Perchè nessuno lo fa? Stop.
Perchè i giornali e le televisioni, tranne il gruppo L’Espresso, non ne parlano? Stop.
La risposta è dentro Radar? Stop.
Valore azione Telecom 2,153 euro. Stop.
Perdita da inizio anno -13%. Stop.
Tronchetti va fermato. Stop.

centrosardegna
00domenica 18 giugno 2006 22:52
Dritto e sicuro batte il siluro...




Mentre a Torino sono sfilati gli omosessuali è arrivata da AN la risposta che ci si attendeva. Forte, chiara e fascista. Maschile, italiana e romana. Da nostalgici delle faccette nere. La voce virile del portavoce di Fini, Salvatore Sottile, che rimbomba nelle intercettazioni richiama quella del Duce. Di lui che si intratteneva velocemente nel pomeriggio con ragazze del popolo. Di lui che lo faceva direttamente sulla scrivania della sala del Mappamondo di Palazzo Venezia. Di lui che salutava romanamente dopo il rapporto. Che rimpianti.
Il portavoce di Fini valutava il talento artistico di future vallette e presentatrici della Rai alla Farnesina, al palazzo del ministero degli Esteri. Mentre Fini prendeva il tè con la Rice, lui procedeva ad esami ginecologici. Fini ignaro, non si è mai portato a casa nulla. E questo è l’unico vero motivo di possibili futuri attriti tra i due.
Sottile è un benefattore. Anche grazie a lui gli italiani hanno ammirato culi e tette tutte le sere. Se ad influenzare le decisioni della Rai fosse stato un altro partito, meno attento alla f..a, cosa sarebbe successo? Se i gusti sessuali di An fossero stati più alternativi, gli italiani si sarebbero sciroppati piselli e viados.
Grazie An. Un ringraziamento che voglio estendere, anche se so che mai sottoporrebbero alle loro voglie delle ingenue ragazze, a La Russa, a Landolfi, a Gasparri e a Storace. I campioni del c..o pride. Quello che ci rende italiani veri. Li vogliamo vedere sfilare. L’uomo, si sa, è cacciatore e, se è fascista, un po’ prevaricatore.Un suggerimento a Fini per portare avanti questa battaglia degli attributi: nomini prossimo portavoce Flavio Briatore, il fidanzato d’Italia.


centrosardegna
00lunedì 19 giugno 2006 22:28
Chi Vespa mangia le mele





Sergio Cusani mi ha inviato una lettera sulla quotazione in borsa della Piaggio che allego e di cui riporto l'inizio.

" Il 12 giugno scorso a Pontedera, sede del più grande stabilimento in Italia del gruppo Piaggio che fa capo alla holding Immsi di Roberto Colaninno (che insieme a Gnutti e Consorte dell’Unipol privatizzò la Telecom sotto il governo D’Alema, per la massima parte con prestiti bancari, cioè con debiti che stanno ancora pesando sulla nuova gestione Pirelli/Benetton) si è tenuta una Conferenza Nazionale promossa dalla FIOM-CGIL nazionale e di categoria, congiuntamente con le strutture territoriali di Lecco, Pisa e Venezia, insieme all’ADUSBEF e FEDERCONSUMATORI, storiche associazioni che difendono risparmiatori, consumatori e utenti.
Ero presente anche io come Banca della Solidarietà avendo analizzato insieme alla società di revisione Practice Audit di Milano (piccola ma libera società che da anni monitorizza per il sindacato la situazione della Fiat e di altri grandi gruppi industriali) il bilancio e la situazione economica e finanziaria attuale del gruppo Immsi/Piaggio.
Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni locali provinciali e regionali, giornalisti e, in particolare, le delegate e i delegati di Piaggio, Aprilia e Moto Guzzi, che fanno capo al gruppo di Colaninno, che hanno raccontato, per diretta e quotidiana dura esperienza, come vanno in realtà le cose nelle varie fabbriche. E non sono affatto tutte rose e fiori. Anzi.
La Conferenza nazionale aveva anche lo scopo di analizzare in modo critico, ma propositivo, la struttura della prossima quotazione in Borsa della Piaggio e C. Spa.
Nel corso dell’incontro è stato ribadito, con consapevole determinazione, quanto contenuto nella lettera dell’1 giugno 2006 (che allego), inviata ai Ministri Padoa Schioppa, Bersani, Damiano, Ferrero e al Presidente della Consob, Cardia, e nel particolare:
- l’operazione di quotazione in Borsa della Piaggio deve essere considerata una occasione unica e irripetibile per reperire anche nuovi mezzi finanziari da immettere direttamente in Piaggio al fine di sostenere e rafforzare il processo di risanamento e di sviluppo industriale e commerciale del gruppo Piaggio in Italia, in Europa e nel mondo;
- per tali motivi, e per sostenere il progetto di sviluppo annunciato, urbi et orbi, dal Presidente Colaninno e dall’Amministratore Delegato Sabelli, è quindi assolutamente necessario modificare la struttura dell’operazione di quotazione in Borsa della Piaggio da Offerta pubblica di vendita (OPV), che è una operazione con cui soltanto la holding Immsi rimborsa unicamente i propri creditori e finanziatori privati, fondi e banche, non con soldi ma con azioni quotate della controllata Piaggio, quindi con della carta (i titoli Piaggio): cioè in definitiva una operazione finanziaria che non riguarda in alcun modo l’azienda Piaggio ma rimane esclusivamente nell’ambito circoscritto del rapporto tra la holding Immsi e i propri soci/creditori
- in una operazione mista di Opv e Offerta pubblica di sottoscrizione (OPS) che invece prevede un aumento di capitale in danaro rivolto, attraverso la Borsa, al mercato del pubblico risparmio con cui, al contrario della OPV, entrano realmente nuovi capitali freschi direttamente in azienda, cioè in Piaggio.
Abbiamo infatti rilevato che la struttura dell’operazione di quotazione in Borsa della Piaggio, così come è stata predisposta da Colaninno in termini finanziari, offre l’opportunità unicamente all’azionista di controllo di Piaggio, cioè Immsi/Colaninno, di risolvere i propri rapporti finanziari, di debito, con i suoi soci dando loro, invece dei soldi, della carta, i titoli Piaggio che hanno il pregio fondamentale, una volta quotati in Borsa, di poter essere venduti agevolmente sul mercato di Borsa e collocati presso i risparmiatori: per intenderci la “signora Maria”, cioè i tanti piccoli risparmiatori che investono la fatica di una vita in azioni Piaggio consegnando però, di fatto, i loro risparmi alle banche ( che se ne escono in bellezza girando la cosiddetta “loro patata” al pubblico risparmio diffuso ), e non immettendoli direttamente nell’azienda Piaggio di cui diventano azionisti, e quindi in piccola parte proprietari..." Sergio Cusani.


Lettera di Cusani:

www.beppegrillo.it/immagini/Piaggio-lettera%20a%20Beppe%20Gr...


[Modificato da centrosardegna 19/06/2006 23.55]

centrosardegna
00mercoledì 21 giugno 2006 00:13
Guantanamo, Italia




A Milano sta succedendo una cosa eccezionale, mai vista in Italia. Finalmente chi sbaglia, paga.
Venticinque pericolosi terroristi che hanno messo a ferro e a fuoco corso Buenos Aires, spaventando negozianti e passanti e bruciando qualche macchina per protestare contro una manifestazione fascista autorizzata, marciscono in galera. Sono ragazzi e ragazze, ma è meglio così, è alla loro età che si raddrizzano le persone. Sono tre mesi che li tengono dentro a San Vittore senza processo. I padri e le madri dei detenuti hanno sfilato a Milano sabato scorso con uno striscione: “Ridate la libertà ai nostri figli e alle nostre figlie”. Insieme a loro c’erano anche altre 5.000 persone, tra cui Don Gallo e Dario Fo che ha dichiarato: “I ragazzi sono in carcere senza prove, gran parte di loro non ha fatto nulla, si è trovata nel mucchio. Questa è giustizia di classe e tanta severità si spiega solo con la volontà di castigare chi manifesta”. Meglio.
Così capiscono che in Italia protestare è un reato, mentre delinquere invece è un fatto normale, anche ben remunerato dal potere.
Pensando a questi ragazzi mi vengono in mente, non so perchè, i nostri venti deputati condannati in via definitiva.
Mi viene in mente Previti condannato a sei anni e che è rimasto in carcere un paio di giorni. Due giorni per corruzione di giudici conto terzi. Se bruciava una macchina gli facevano una multa. Un signore che passeggia sul Lungotevere tutti i giorni con una scorta pagata dalle nostre tasse. E a che serve la scorta? A proteggere noi da lui? I ragazzi dentro e lui fuori.
Non vi sembra uno scandalo? E’ uno scandalo. Intervenga Prodi, i ragazzi hanno già pagato con tre mesi. I politici, i prescritti, i collusi con la mafia non pagano mai. E’ uno schifo, il governo se ne renda conto.
Chiediamo il rilascio dei ragazzi inviando una mail a Romano Prodi.


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