Angelo Branduardi - Il Menestrello d'oltre Po

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Gufo Astrale
00mercoledì 24 novembre 2004 21:01





Nato nel 1950 a Cuggiono, piccolo paese della campagna vicino a Milano, Branduardi si trasferisce presto con la famiglia a Genova. Qui, presso il Conservatorio Niccolò Paganini, comincia a studiare violino, conseguendo il diploma in giovane età ed esordendo come solista con l'orchestra del Conservatorio. Ma è a Milano che, frequentando anche la facoltà di Filosofia, inizia a suonare la chitarra e a comporre musicando sia i suoi primi tentativi poetici sia i poemi dei suoi autori preferiti: "Confessioni di un malandrino" del poeta russo Esenin, una delle sue canzoni più famose, risale a quel periodo. Il 1974 è l'anno del suo debutto discografico con l'album Angelo Branduardi, arrangiato da Paul Buckmaster. Un disco che mette in evidenza la poeticità dei suoi testi e la sobrietà dei suoi arrangiamenti, quasi esclusivamente acustici. L'anno successivo il musicista lombardo realizza il suo secondo album, La luna, in collaborazione con un nome di punta della musica italiana: Maurizio Fabrizio. Gli elogi al disco, però, restano confinati in una stretta cerchia di ammiratori e di critici.

Il primo grande successo arriva così nel 1976 con l'album Alla fiera dell'Est, che si aggiudica subito il Premio della Critica Discografica. Il lavoro, sempre rigorosamente acustico, con chitarre e violini in primo piano, si ispira alle favole popolari di tutto il mondo: dalla filastrocca ebraica di "Alla Fiera dell'Est" (destinata a diventare un classico della musica italiana), alla tradizione celtica de "La serie dei numeri", alla poesia tedesca di "Sotto il tiglio". Trascorrono appena due anni e con La pulce d'acqua Angelo Branduardi rinnova il successo, grazie anche al fascino incantato della title track, un’altra fiaba densa di riferimenti mitici e di poesia. Ospite dell’album, il musicista sardo Luigi Lai, virtuoso delle "launeddas", antichissimo strumento a fiato. Il lavoro è arricchito anche graficamente da nove stampe a colori di Mario Convertino che illustrano i testi. Mentre esce anche la versione inglese di "La pulce d'acqua" ("Fables and Fantasies"), Branduardi collabora alla raccolta “Il Concerto” (Ed. Cramps), omaggio a Demetrio Stratos, voce solista degli Area, uno dei gruppi fondamentali della sperimentazione italiana, morto a New York nel 1979.

Branduardi è ormai un nome di punta della canzone italiana, ma non solo. Nel 1978, infatti, prende il via un lunghissimo tour che lo porta in giro per tutta Europa, cui fa seguito nel 1980 la Carovana del Mediterraneo, con ospiti del calibro di Stephen Stills, Ritchie Havens e Graham Nash. Fra le due tournée, nel 1979, esce Cogli la prima mela, album di grande successo a livello europeo, trascinato dalla struggente melodia della title track e premiato dalla critica tedesca ed europea. Nello stesso anno, il cantautore lombardo suona a Parigi alla "Fète de l'Humanité", davanti a oltre 200.000 persone. Un autentico evento live testimoniato poi dall'album "Concerto" (1980). Con "Va ou le vent te mène", versione in francese di "Cogli la prima mela", arriverà anche il trofeo Golden Europa e il premio della critica discografica quale miglior disco dell'anno in lingua francese. La fama del “menestrello lombardo” si allarga in tutt’Europa. In Germania, nel 1981, viene premiato come migliore artista dell'anno per l’album Branduardi, realizzato ancora in collaborazione con Paul Buckmaster.

Nel 1983 è la volta di Cercando l'oro, cui segue un altro estenuante tour europeo di oltre cinquanta concerti. Nello stesso anno Branduardi inizia a lavorare anche per il cinema, componendo la colonna sonora del film di Luigi Magni “State buoni se potete”, per il quale vince il "David di Donatello" e il "Nastro d'Argento". In seguito lavora anche alle musiche di “Momo” di J. Schaaf (dal romanzo di Michael Ende); "Secondo Ponzio Pilato" e "Luci lontane" di Aurelio Chiesa. Nel 1984 parte per un tour italiano, i cui proventi vengono devoluti all'Unicef.

Ma il musicista lombardo continua a coltivare la sua passione per la poesia e nel 1985 pubblica l'album Branduardi canta Yeats, dieci liriche del poeta irlandese William Butler Yeats, tradotte da Luisa Zappa, moglie del cantautore e coautrice dei suoi testi. La sua produzione musicale è sempre molto prolifica: nel 1988 esce l'album Pane e Rosee nel 1990 Il ladro, quindi, nel 1992, la raccolta The best of, che segna l'inizio del suo matrimonio con la Emi. Il successo dell’antologia viene consolidato un anno dopo da Si può fare, che ottiene ottimi riscontri di critica e di pubblico. Nel 1994 è la volta di Domenica e lunedì, ancora una volta in collaborazione con Maurizio Fabrizio. Autori dei testi: Luisa Zappa, Paola Pallottino, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni e Pasquale Panella. Nello stesso anno parte un tour in oltre venti teatri in Italia, seguito da una sessantina di concerti in tutta Europa. Da questa tournée è nato l'album dal vivo Camminando Camminando, che include i due inediti in studio "L'apprendista stregone" e "Piccola canzone dei contrari", con testi dell’ex-comico Giorgio Faletti. E’ un piccolo compendio del repertorio dell’artista milanese, che spesso riesce proprio dal vivo a dare il meglio di sé, creando un’atmosfera magica, sospesa nei fumi del tempo.

Ma anche Branduardi ha i suoi detrattori. Che lo accusano di essersi limitato a rimodellare in gran parte motivi “traditional”. Una critica cui il cantautore ha recentemente replicato così: “In passato ho fatto una valanga di pezzi dove ho scritto che sono dei tradizionali: ‘Il ciliegio’, ‘Gli alberi sono alti’, ‘Ballo in fa diesis minore’, ma questo è successo perché in quel caso avevo trascritto fedelmente la cellula melodica originale. Il molti altri casi, invece, la cellula melodica originale è stata completamente riscritta. Se bastasse questo, allora anche Bach andrebbe accusato di aver firmato cose non sue. E’ una riscrittura, la mia, e soltanto se qualcuno dovesse rifarla uguale alla mia potrei avere qualcosa da opinare”.

Branduardi è un vulcano in piena, sempre pronto a escogitare nuove forme di commistione tra poesia e musica. Così nel dicembre 1996 pubblica Futuro Antico, un originale viaggio attraverso pagine sacre e profane del Medioevo e del primo Rinascimento, in collaborazione con il gruppo Cominciamento di Gioia. Il successivo album “Il dito e la luna” rinsalda il sodalizio con Giorgio Faletti e riunisce attorno a Branduardi alcuni dei migliori musicisti italiani. Le uillean pipes, affidate a Brandan Wade, in una curiosa commistione coi flauti rinascimentali e le bombarde di Cristina Scrima creano un effetto di grande musicalità.

Ma Branduardi è anche un grande appassionato di teatro, una predilezione che lo porta a collaborare con Amedeo Amodio, Direttore del balletto del Teatro dell'Opera di Roma, in “La storia meravigliosa dell'uomo senza ombra”. Nel novembre '98, la Emi pubblica Branduardi Studio Collection. Una raccolta doppia contente 32 brani che ripercorrono tutta la sua discografia, da “Alla fiera dell'Est” a “La pulce d'acqua”, da “Cogli la prima mela” a “Il violinista di Dooney”. Tra le sue innumerevoli attività, c’è anche la partecipazione nel 1999 al programma di RaiUno “Gratis”, con la rubrica “Il sesso dell'angelo”. Con la trilogia di Futuro antico Branduardi propone una rivisitazione di canzoni medievali sacre e profane (1996), della musica di Giorgio Mainerio, Maestro di Cappella del Patriarcato di Aquileia (1999) e della musica barocca cara ai Gonzaga (2002).

Altro ed altrove (2003), invece, tenta di riportare alla luce la semplicità delle poesie d'amore dei popoli lontani nel tempo e nello spazio "riscontrando - dice - una profonda omogeneità poiché sotto i cieli diversi i popoli ardono delle stesse passioni". Si va dal Nepal del primo singolo "Laila Laila" all'antica lirica irlandese, dallo struggimento di Catullo alla rarefatta dolcezza di una ballata d'amore cinese, dalla sensualità della poesia araba al rigore della tradizione giapponese, dai versi degli indiani d'America alla grandezza di Shakespeare, dalla poesia persiana dell'anno 1000 ad una anonima canzone dei Kabili d'Africa, dalla poesia libica alla spiritualità di un poeta e mistico pashtun del 1600 che canta l'insensato amore della falena per la fiamma. Il filo rosso che lega culture e terre lontane è la passione, l'amore universale. La copertina dell'album è un piccolo catalogo di opere d'arte del pittore Silvio Monti. Tutti gli strumenti nel disco sono stati suonati da Angelo Branduardi e Carlo Gargioni, mentre i testi sono stati tradotti e adattati da Luisa Zappa. Tra gli ospiti, una delle due figlie di Branduardi, Maddalena, 20 anni, che canta nel brano "Ille par esse deo... un Dio mi pare" e Cecilia Gasdia, voce soprano nel brano "L'ambasciata a Shiragi".

http://www.ondarock.it/Branduardi.html
Gufo Astrale
00mercoledì 24 novembre 2004 21:07
Angelo Branduardi - Alla Fiera Dell'est (1976)
Liberamente ispirata ad un canto pasquale Ebraico


Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E venne il macellaio
che uccise il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E l'Angelo della Morte
sul macellaio
che uccise il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
E infine il Signore
sull'Angelo della Morte
sul macellaio
che uccise il toro
che bevve l'acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che morse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla Fiera dell'Est
per due soldi
un topolino mio padre comprò.
Gufo Astrale
00mercoledì 24 novembre 2004 21:11
Angelo Branduardi - Il Dono Del Cervo
Dimmi, buon signore
che siedi così quieto
la fine del tuo viaggio
che cosa ci portò?
Le teste maculate
di feroci tigri,
per fartene tappeto le loro pelli?
Sulle colline
tra il quarto e il quinto mese,
io per cacciare,
da solo me ne andai.
E fu così che col cuore in gola
un agguato al daino io tendevo,
ed invece venne il cervo
che davanti a me si fermò.
"Piango il mio destino,
io presto morirò
ed in dono allora
a te io offrirò
queste ampie corna,
mio buon signore,
dalle mie orecchie tu potrai bere.
Un chiaro specchio
sarà per te il mio occhio,
con il mio pelo
pennelli ti farai.
E se la mia carne cibo ti sarà,
la mia pelle ti riscalderà
e sarà il mio fegato
che coraggio ti darà.
E così sarà, buon signore,
che il corpo del tuo vecchio servo
sette volte darà frutto,
sette volte fiorirà."
Dimmi, buon signore
che siedi così quieto
la fine del tuo viaggio
che cosa ci portò? ...che cosa ci portò?



[Modificato da Gufo Astrale 24/11/2004 21.12]

Gufo Astrale
00mercoledì 24 novembre 2004 21:23
Angelo Branduardi - Nascita Di Un Lago
Presso la fontana
lui un giorno la trovò,
vide da lontano il giallo
della veste che portava su di se
"Dimmi cosa vuoi
che io ti possa regalare,
grande è il mio potere,
quello che vuoi io posso fare".
Non ti prenderai gioco di me, tu
non sei certo quello che
io sto aspettando.
Quando lui verrà,
allora mi alzerò
e, seguendo lui,
di qui io me ne andrò",
Tu non credi di essere qui per me
ma ancora troppo giovane tu sei
quando avrai come me vissuto mille anni,
allora forse capirai".
Dimmi cosa vuoi
e io te la darò,
tu pensi ancora che non mi seguirai mai,
ma di te farò un albero fiorito,
poi ti guarderò fino a quando appasairai".
"Non ti prenderai gioco di me, tu
non sei certo quello che
io sta aspettando.
Hai vissuto già
per mille anni,
ma sei giovane, lo vedo,
forse più di me".
Quella volta infine si adirò
ed in un vasto lago la mutò
e dall'alto di uno bianca torre
per il resto del tempo lui l'amò.


Gufo Astrale
00mercoledì 24 novembre 2004 21:28
> Angelo Branduardi - La Serie Dei Numeri
E tu bel bimbo, bimbo mio dolce,
dimmi, cosa vuoi che io ti canti?
Cantami dei numeri la serie,
sino a che io oggi non la impari.
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
due i buoi legati al carro,
e sono tre le parti del mondo,
quattro le pietre di Merlino,
che affilano le spade degli eroi.
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
E sul cammino che il tempo fa
cinque finora sono le età,
e sono sei le erbe che
nel calderone il nano mescolerà...
Sette sono i soli, sette le lune,
otto sono i fuochi accesi a Maggio,
attorno alla fontana sono nove
le fanciulle che danzano alla luna...
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
E dieci vascelli sono venuti
portandoci la guerra da lontano.
Undici guerrieri sono tornati
quand'erano in trecento a partire...
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
E sul cammino che il tempo fa
cinque finora sono le età,
e sono dodici i mesi che
giorno per giorno, da sempre
segnando va.
E dodici ancora sono i segni
che tu puoi leggere nel cielo,
guerra tra di loro han dichiarato,
questa che ti canto sarà la fine.
Unica è la morte,
niente altro, niente più...
Allora la tromba suonerà,
avremo fuoco e tuono, pioggia e vento,
la serie dei numeri è finita,
per l'uno sai che non c'è serie:
Unica è la morte,
e due i buoi,
e tre la parti,
quattro le pietre,
cinque le età
e sei le erbe,
sette sono i soli,
sette le lune,
otto sono i fuochi
e nove le fanciulle,
ma dieci i vascelli,
undici i guerrieri,
dodici i segni,
dodici i mesi
e unica la morte,
da sempre madre del dolore.


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