AN Alleanza Nazionale si scioglie...

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(SimonLeBon)
00domenica 22 marzo 2009 21:20
C'è solo Berluskonia!
2009-03-22 18:50
AN, ULTIMO ATTO. FINI: NESSUNO SDOGANAMENTO
di Milena Di Mauro

ROMA - Senza paura nel Pdl, a costruire il futuro, preoccupandosi prima dell'identita' degli italiani e dopo della propria. Di nuovo Gianfranco Fini chiede alla destra italiana di uscire da una casa con la certezza di non farvi piu' ritorno. Non quella 'del Padre', come fu a Fiuggi. Ma quella di Alleanza Nazionale, che oggi chiude i battenti per entrare nel Pdl. Che, udite udite, ''non puo' e non deve essere un partito di destra''. E fa una certa impressione sentirlo dire al delfino di Giorgio Almirante. Nel giorno di una nuova 'svolta', Fini sprona An a traslocare i suoi valori in una casa piu' grande, ''il Pdl, che dovra' essere ampio, plurale, inclusivo, unitario, interclassista''. Unitario si', ''ma non partito del pensiero unico, perche' c'e' una contraddizione tra pensiero unico e popolo della liberta', col pensiero unico manca la liberta'''.

Una ''storica missione'', la costruzione della nuova casa, ''da vivere senza paura, gettando il cuore oltre l'ostacolo''. La continuita' con la destra del Msi e di An sta nei valori, primo tra tutti quello di patria. ''Oggi finisce An, nasce il Pdl, continua il nostro amore per l'Italia. La stella polare e' ancora e sempre la patria, l'interesse della nazione e non della fazione - dice Fini - E allora la sfida e' capire quale sara' l'Italia tra 10-15 anni. E dare risposte non solo alle paure ma soprattutto alle speranze degli italiani, perche' il consenso si puo' raccogliere alimentando paure o coltivando la speranza''. Disegnare ''un progetto per l'Italia di domani''. Questo si candida a fare Fini, senza subalternita' a nessuno.

La leadership e' di Berlusconi, ''ma non puo' essere culto della personalita', perche' non solo chi e' leader puo' avanzare un contributo di idee, orientamenti e soluzioni''. Il Pdl ''non e' il partito di una persona, ma della Nazione''. E allora a lungo raggio ne sara' leader chi sara' capace di dare risposte all'Italia che cambia, in un mondo che cambia. Altro che ''correnti di An nel Pdl'', altro che difesa della nicchia e dell'identita'. ''La sola identita' di cui dobbiamo preoccuparci - bacchetta Fini i colonnelli - e' quella degli italiani nei prossimi 15-20 anni''. Non si tratta si rinnegare nulla, perche' ''Fiuggi e' stato il primo seme del Pdl''. Gia' allora Fini aveva chiamato a raccolta tutti gli italiani, abbattendo l'angusto recinto della destra.

Un passo fatto ''per convinzione e non per convenienza'', tanto che mai si e' tornati indietro. Cosi' come oggi ''nessuno ci costringe, scegliamo noi coscientemente di porre una pietra della storia d'Italia, di aggiungere un altro anello alla stessa catena''. Piace molto alla platea, piu' fredda in altri passaggi, questo riconoscimento. Cosi' come Fini strappa l'ovazione quando dice che ''non c'e' stato nessuno sdoganamento''. ''E' una parola che non mi piace, perche' e' relativa alle merci e non alle idee'. Non c'e' stato nessun regalo, nessuna grazia ricevuta, siamo solo stati in grado di affermare le nostre idee''. Nessuno pensi pero' a ''costruire nel Pdl una corrente di An''. ''Se questo era l'obiettivo, allora meglio tenersi un partito del 10-12%''.

Nessuna polemica aperta verso Silvio Berlusconi, in un discorso che guarda al futuro. Fini riconosce che la Forza Italia del Cavaliere ''non e' stata una meteora, un partito di plastica'' e che l'unione degli azzurri con An ''ha vissuto momenti difficili, alti e bassi, ma mai rotture insanabili''. Ora c'e' un altro tratto di strada importante da fare insieme, facilitati da valori comuni, che sono poi quelli del Ppe: laicita' (che non e' negare il magistero della Chiesa), centralita' e dignita' della persona, economia sociale di mercato. Insieme si dovranno fare anche le riforme, perche' questa sia ''una legislatura costituente''. Prima tra tutte il presidenzialismo, ''anche se non ci puo' essere un Parlamento messo in un angolo, a cui si chiede non disturbare il manovratore.

Le Camere devono avere piu' controllo e potere di indirizzo''. Ma e' soprattutto il Fini che si pone a paladino dei diritti in una societa' multirazziale e multiculturale, quello del discorso che scioglie An. Colui che si candida non per l'oggi, ma punta a raccolgiere consenso dando risposte ai problemi dei nostri tempi: l'immigrazione dovra' essere controllata, ma senza discriminazioni (''se il valore di riferimento e' il primato della persona umana, non si puo' discriminare qualcuno solo perche' clandestino''), la religione non potra' invadere la sfera pubblica, davanti alla crisi servira' dialogo, Stati generali dell'economia, un patto tra categorie e generazioni.

''Sarebbe un'enorme miopia pensare solo agli organigrammi del Pdl e non alle idee'', si candida a governare il paese in futuro il leader di un partito che da oggi non c'e' piu'. Accettando il rischio: ''Dobbiamo metterci tutti in discussione, a partire da me. Io accetto la sfida. Per qualcuno verranno meno rendite di posizioni, per altri si apriranno opportunita' inaspettate''.
(SimonLeBon)
00domenica 22 marzo 2009 21:20
2009-03-21 20:01
Il congresso del ponte, da Almirante a Emanuele
(di Marco Dell'Omo) (ANSA) - ROMA, 21 MAR - Lo scioglimento di An avviene davanti a 1.800 delegati raccolti in un padiglione della Nuova Fiera di Roma e immersi in una scenografia tutta azzurra che già sembra anticipare la confluenza con Forza Italia. A poche centinaia di metri corrono le automobili sull'autostrada Roma-Fiumicino, e un forte vento di tramontana, del tutto anomalo per il giorno di ingresso nella primavera, intirizzisce i partecipanti che si avventurano fuori dalla sala. A Fiuggi, nel 1995, c'era invece la pioggia, che cadde furiosamente per tutti i giorni del congresso. Le svolte della destra sembrano segnate dagli eventi artmosferici. Il congresso deve ricordre, forse per l'ultima volta, i numi tutelari della famiglia della destra italiana e consegnare il testimone ai giovani per i quali non solo il fascismo, ma anche gli anni di piombo, sono argomenti di scuola. La regia è accuratissima: ai delegati viene prima mostrato un video di 2 miunti e 47 secondi in cui viene ricordato Giorgio Almirante e che si chiude con l'ultima frase della sua autobiografia: "Vivi come se dovessi morire domani, pensa come se non dovessi morire mai". Tutta la sala applaude in piedi. Quindi sul palco arriva Emanuele, un quattordicenne nato nell'anno della svolta di Fiuggi. E' lui a dare l'annuncio che nascerà "il partito degli italiani". La staffetta 'vecchi-giovani' si ripete di nuovo quando il presidente del congresso, l'ottantottenne Franco Servello, con la sua voce stentorea presenta il coro delle voci bianche che canta l'Inno di Mameli. Lo stesso coro che poco prima ha accompagnato la partecipazione di Enrico Ruggeri, che canta ai delegati "Si può dare di più". "Giorno importante - scherza - ma ora l'Inter non si fonda con il Milan...".

Ma una volta che il congresso comincia, nella grande sala colpisce soprattutto l'assenza dei big politici degli altri partiti. L'assenza più vistosa, naturalmente, è quella di Silvio Berlusconi: il presidente del Consiglio e leader del nuovo partito che nascerà in questi stessi padiglioni tra una settimana, ha preferito lasciare tutta la scena a Gianfranco Fini. Gli altri partiti hanno mandato delegazioni non di primo piano (Ermete Realacci per i democratici, Federico Bricolo per la Lega, Mario Tassone per l'Udc), e bisogna spettare il tardo pomeriggio per vedere arrivare il presidente del Senato Renato Schifani. Tutti i dirigenti di An sono schierati sul lunghissimo palco: é lungo una cinquantina di metri e rappresenta un ponte che collega Alleanza Nazionale all'approdo del Pdl.

Dietro, a caratteri cubitali, lo slogan del congresso, "Nasce il partito degli italiani", sottolineato con un cordoncino tricolore di sapore vaganente militare. I colonnelli di Fini sono tutti sul palco. Molti di loro sfoggiano cravatte dai toni accesi, viste dallo schermo sono quasi fosforescenti: rossa quella di Gasparri, rosa quella di Urso, violacea quella di Bocchino.

Fini ascolta dalla prima fila: è presidente della Camera, ci tiene a non mescolare i suoi due ruoli. Visti da vicino, i delegati non hanno nulla del look del postfascista. Molti sono giovani, l'età media è intorno ai quarant'anni, pochi sono in sala quelli con i capelli bianchi, c'é da scommettere che molti di loro al congresso di Fiuggi non c'erano. Le donne vestono in modo sobrio, molti uomini sono in completo scuro e cravatta, ma meno ingessati dei loro omologhi di Forza Italia. Non mancano quelli vestiti in modo più "casual" e ce n'é più d'uno con l'orecchino. Insomma, c'é voglia di normalità, e l'identità rivendicata dal video di Almirante e da alcuni interventi più appassionati, una volta usciti dalla sala congressuole, spinge al più qualcuno a comprare spille e adesivi della fiamma al banco dei gadget. Il grande volume dei discorsi di Almirante viene molto sfogliato ma poco acquistato. Accanto ci sono due libri di Sarkozy, con la prefazione di Fini. E poco più in là, lo stand del sindacato della destra Ugl, distribuisce un opuscolo sull' integrazione degli extracomunitari,intitolato "L'immigrazione é una risorsa".
Nello stand dei gadget, le magliette con su scritto "100% italiano" non trovano molti acquirenti. I tempi cambiano, forse sono già cambiati.
(SimonLeBon)
00domenica 22 marzo 2009 21:21
Parla il capo!
2009-03-21 16:09
Premier: Pdl sara' popolare e segnera' la storia
NAPOLI - Il Pdl "sarà un partito popolare, che si rivolgerà alla gente non alle elite autoreferenziali e supponenti". Un partito, dice il Presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che segnerà una pagina della storia italiana ancora più importante rispetto a quanto già fatto negli ultimi 15 anni. "Da sempre ci rivolgiamo al popolo alla gente che siamo orgogliosi di rappresentare - ha spiegato Berlusconi in un collegamento telefonico con un convegno, a Napoli, dei polari liberali di Carlo Giovanardi - non ci appassioniamo troppo alle elite supponenti. E' proprio la nostra gente che ci dà la forza di continuare un lavoro difficile, impegnativo, reso ancora più arduo, oggi, dalla crisi economica che ha colpito tutto il modo". "In questi 15 anni abbiamo scritto una bella pagina, importante della storia italiana - ha concluso - ma alla fine della prossima settimana cominceremo a scriverne un'altra ancora più importante. La scriveremo insieme, con il nostro ottimismo, con tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono essere liberi".
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