ALICE (dal mondo dei blog...)

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miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:13
Quando De Gregori cantava questi versi, era una semplice storia ermetica come le sue o un non sense poetico? Si sa che Cesare era Cesare Pavese, e Alice una suicida…Sta di fatto che alcuni fa, trovai in un cassetto della Caritas, dove servii la patria civile obiettando la coscienza dei derelitti, uno scritto. Non so chi lo aveva inventato o copiato. Forse un tossicodipendente in cura metadone, un malato di Aids, un barbone, un immigrato in attesa di lavoro e di permesso, un italiano alcolizzato, un parcheggiatore abusivo che si serviva della mensa, un disoccupato 56enne, tutti potenziali clienti Caritas. Non l’ho mai saputo chi lo ha scritto, e se lo ha scritto era veramente la trasposizione del significato che DeGregori aveva dato alla sua canzone –Alice- o il significato che quell’ignota mano povera ne aveva dato alla canzone?Raccontava così:

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:15
A Milano un cielo stellato è una sorta d’evento, così come il sole che riesce a farsi largo rompendo la resistente barriera dello smog.

Ma c’è un angolo di poesia che, incontaminata, esiste e resiste. E’ là, sui navigli e sui ponti che li attraversano. Sotto di essi tanta acqua è passata e sopra di essi tante vite si sono incontrate, in un intreccio di sguardi e gesti, di silenzi e parole. E sui navigli si specchiano i vecchi palazzi anneriti dal fumo e vinti dalla pesa leggerezza del tempo che scorre. E’ in uno di loro che il destino, col suo notorio cinismo, ha unito storie diverse e simili nel contempo, disponendole su cinque piani sovrapposti. Storie per ognuna delle quali scrivere un libro non basterebbe!

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:16
Il primo piano è quello più vicino alla strada e che tutti i condomini attraversano, anche più volte al giorno, ed è quindi il piano più chiacchierato, quello che maggiormente alimenta la malizia e le fantasie di coloro che parlano nascondendosi dietro ai cappelli, per vergogna o per vigliaccheria. E lo sanno bene quei due giovani sposi, che proprio lì al primo piano vivono da pochi mesi, pochi, ma abbastanza da capire che è molto meglio parlare a bassa voce…anche quando non si sta litigando.

Al secondo piano vive Lilì Marlene. Così la chiamano da sempre, per quel suo look anni Trenta ed i capelli biondo-platino nonostante l’età. Tutti la credono pazza, ma nessuno immagina il perché di quella sua strana natura e della vecchia bicicletta dal manubrio storto che inforca ogni mattina all’alba per recarsi sul più antico dei ponti che attraversano i navigli.

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:18
Lili Marlene, o qualunque sia il vero nome di quella donna le cui rughe non hanno saputo scalfire l’originaria bellezza del volto, su quel ponte aspetta il suo ragazzo, di vent’anni e due occhi di un azzurro rubato al mare.

Già. Per lei il tempo si è fermato quel giorno che lo ha visto partire; all’alba di quel giorno di giovane estate in cui fu chiamato al fronte. Aveva un grosso zaino verde in spalla. La afferrò, baciandola. La bicicletta è caduta.

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:19
Lì hanno giurato di ritrovarsi; lì su quel ponte, quando il cielo avrebbe smesso di piangere bombe. Lui si allontanò senza voltarsi, soffocando dentro paura e dolore. Lei lo guardò rimpicciolire e scomparire all’orizzonte, e nutrì il fiume di una lacrima soltanto. Raccolse la bicicletta; vide che il manubrio era storto e pensò: .

Quel manubrio è ancora storto, perché lei è ancora lì che aspetta. E sorride.

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:21
Cesare sogna di fare lo scrittore. Di sera scende le scale, dal terzo piano, parla con sé stesso. Cesare è innamorato di una donna che neppure sa che lui esiste; ma questo, forse, non è importante, od almeno non per lui. C’è un tram che ferma proprio davanti alla scuola di danza dove lei studia fino a tardi. Cesare se ne sta lì, al lato opposto della strada; talvolta vi rimane per delle ore, anche quando piove a dirotto, anche quando il tram di mezzanotte, l’ultimo, se ne va. Solo per vederla uscire, da lontano la guarda, per pochi momenti preziosi. Ed ogni sera compra per lei una rosa bianca che, ogni sera, non ha il coraggio di donarle e che, ancora fresca, ogni sera riporta a casa, dove la fa scendere col bocciolo all’ingiù.

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:22
Così, quando un giorno lontano o vicino lei salirà al terzo piano, aprendo la porta vedrà una distesa di rose bianche ingiallite dal tempo che, se avrà la pazienza di contare, in silenzio le diranno da quanti giorni Cesare, pazientemente, nel silenzio non vive che per lei.

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:24
Ed ecco, al quarto piano, Irene. Irene emancipata, Irene femminista; Irene ovviamente single. «Single per scelta» come ama dire lei. Come tutti quei single per scelta che non hanno il coraggio o la forza di ammettere, non tanto agli altri quanto a sé stessi, che non si tratta di una scelta, bensì di cause di forza maggiore. Perché è una scelta che ancora sente il riecheggiante rumore di quei cocci che si frantumano rovinosamente in noi, nella durata di un attimo tanto breve quanto infinito: una scelta che ancora vede tornare agli occhi l’immagine di una credenza che pareva stabile ed ordinata e che, in un batter di ciglia, è stata brutalmente capovolta…Come è successo quella mattina, quando ha sbagliato il suo turno in ospedale e, tornata a casa, lo ha sorpreso a letto…con un uomo. Lei non ha detto una sola parola. E’ scesa per strada, ha chiesto una sigaretta al primo passante e da quel giorno non ha più smesso di fumare. Irene non crede negli uomini, o più precisamente Irene non crede più a niente ed a nessuno, convinta com’è che l’unica verità sia il suo specchio, nel cui riflesso ogni giorno fa i conti con se stessa.

miguelsonsempermi
00martedì 21 dicembre 2010 18:26
Ma ci sono ancora due rampe di scale lassù, che nessuno tranne lei, Alice, ha motivo di salire. Le scale che portano al quinto piano, l’ultimo del palazzo. E’ lì che abita Alice, Alice coi suoi sette gatti, con le loro sette vite ciascuno. Sette come l’ora in cui, stanca al mattino, rientra in casa per andare finalmente a dormire, stremata dal sonno e dalla voglia di cambiare. Perché Alice vende il suo corpo a ore, Alice fa la puttana. Lei vive quando i suoi vicini dormono, e dorme mentre loro si svegliano per vivere le gioie e i dolori, le sorprese e le delusioni di una giornata. Alice dorme quando gli sposi gridano, lei dorme già quando Lili Marlene esce di casa con la sua bicicletta e quando Cesare rientra annusando una rosa, lei dorme ancora quando Irene riempie le scale di fumo…

Alice dorme coi tappi alle orecchie, e così non può sentire quel mendicante arabo che ora bussa alla sua porta.

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