[TORNEO] L'arena, gli spalti, la spada, la porta della guarigione

Rastal30
30giovedì 21 aprile 2016 14:31
[COSTRUZIONE ARENA/SPALTI - GDR START]

[ATTENDERE RESPONSO]

E’ notte su Avalon. L’approdo risulta deserto. Gli Avalonesi sono rintanati nelle loro case. Non dormono. Il fermento per il Torneo e i festeggiamenti ha preso il sopravvento su qualsiasi pettegolezzo, ha annichilito qualsiasi contesa. Nessuno dorme a parte un pigro barcaiolo. Le acque del lago cullano dolcemente uno dei traghetti sgangherati e implicitamente anche il barcaiolo all’interno. Tutto sembra normale. I rumori di sottofondo sono i consueti dell’eterna primavera. Un refolo di vento spazza la spianata adiacente all’approdo. Si insinua tra l’erba. Sembra disegnare un percorso preciso. Solitario nella notte, carezza l’erba formando una croce le cui braccia sono lunghe 30 metri. Arrivato alla punta della croce, il soffio magico si ferma, danzando su se stesso in circolo e producendo un piccolo vortice, depositando alla fine una piccola luce pulsante. Quasi come se fosse un’anima dislocata dal corpo. Una piccola anima vibrante. Prima a Nord (Burlesque), poi a Est (Yawp), e ancora a Sud (Alias) per concludere infine la sua corsa a Ovest (Suerte). I rumori della notte definitivamente tacciono. Un silenzio innaturale sembra permeare l’aria. Solo le stelle sembrano per ora mute testimoni degli eventi straordinari che tra pochissimo accadranno…

[GDR PLAY – Ordine Yawp, Alias, Burlesque, Suerte]


YAWP - Un figuro tutto braccia e gambe segue la fugace apparizione della luce a est. Sembra la nascita repentina d'una stella, tanta è l'immediatezza con la quale succede alla pulsazione dell'anima. Baffi lunghi, a forma di parentesi tonda con all'interno un naso aquilino, allampanato e con un abbigliamento tanto sgargiante da far impallidire un pagliaccio: è così che Monroe adocchia uno spiazzo affine alla sua idea, guardandosi attorno con un sorriso non meno colorato delle vesti. Presto, i compagni del suo firmamento itinerante faranno la loro parte e, per allora, dovrà aver preparato le basi affinché lo spettacolo continui; e anch'essi possano contribuire con un verso [semicit.]. Se con una mano agita le dita, come in cerca di un pensiero sfuggito o, semplicemente, un vecchio che combatta l'artrosi, con l'altra rovista nel doppiopetto, estraendo un'armonica a bocca. E' dorata, eppure non è il materiale che la compone a renderla magica. Ci soffia all'interno alcune note di prova, chiudendo gli occhi; dunque dà fiato ai polmoni e inizia a suonare. E, dalla musica che produce, bella e gioiosa, si leva il prodigio: i punti cardinali della croce disegnata dallo spirito guida s'uniscono sotto la spinta d'un semicerchio, prima, e d'un giro completo, poi, fin quando le linee perpendicolari non spariscono e, al loro posto, non resta che una circonferenza di 30 m dal perimetro aureo. Si solleva dal suolo sabbioso, sostituendo la propria pavimentazione - che, da morbida, si fa liscia e compatta: la consistenza ideale affinché alcuno possa scivolarvi o incappare in irregolarità territoriali, e vi possa combattere senza tema - man mano che la pressione la spinge verso l'alto. Quando l'arena improvvisata arresta la propria ascesa, la musica ad incalzarla, le sue pendici, che crescono dal sottosuolo e ne rappresentano il limite esterno, si fanno arabescate: e mostrano immagini di guerrieri onorevoli e potenti, che in vita hanno comandato schiere valorose, e nella morte continuano a troneggiare nel Valhalla, ormai divenuti dèi. E, là dove stava l'estremità a sud della croce, sei ampi gradini scavano la pietra formando una rampa non meno robusta, che dà accesso alla struttura infine rialzata 6 m da terra. La musica è finita. Monroe può staccare le labbra dall'armonica e riaprire gli occhi, sorridente. Il suo lavoro per questo mondo, stanotte, è concluso.



ALIAS - Una luce, lì abbandonata in un angolo, fa da contraltare ad altre luci che brillano in quella sera stellata. Vive di vita propria, vive e pulsa come un cuore che si fa piccolo e grande. Si allunga come la fiamma di una candela, si restringe come un punto di luce lontano nel cielo e poi divampa. Un grande e meraviglioso fuoco verde che solletica il cielo, dita che prendono forma carezzando la terra, fiamme che si allungano su un corpo nudo, perfetto e meravigliosamente estatico, lunghi capelli neri che carezzano con grazia la schiena. Lo spazio alle sua spalle diviene una verde e incontaminata foresta, uccellini che cinguettano salutando il sorgere di colei che della Natura è la Madre. Passi leggeri, passi che carezzano appena il terreno, la sua ombra che si riflette sui fiori che spuntano dietro di lei. Un passo, un fiore e non appena la luce del suo corpo li abbandona, sbocciano mentre l’aria si riempie di profumi e colori. Un sorriso che avvolge il cielo, la terra, tutte le creature, un sorriso che si apre candido e malizioso in una duplicità di forme che pochi conoscono o conosceranno. Si piega il tempo al suo volere, si increspa lo spazio prendendo la forma che le sue dita vogliono. I suo desideri diventano farfalle che volano in alto, lasciano una scia di arcobaleno che fa da basso contraltare alla sua magia che potente si spande attorno dandole un senso di magnificenza. Ogni elemento è in lei, ella stessa è ogni elemento. Non vi è differenza alcuna, una caleidoscopica figura che racchiude in sé tutta l’umanità per mescolarsi ad essa e da essa nascondersi. Strumento di pace, strumento di guerra, Gea è il suo nome. Il principio di tutto era il Caos, l'insieme di tutti gli elementi senza ordine e senza distinzione e forma al di là del tempo e dello spazio, dal quale all'improvviso, per una forza ignota, cominciarono a separarsi tutti gli elementi. Apparve Gea, la terra principio di vita e madre della stirpe divina, prima realtà materiale della creazione. Gea che ha generato da sola il mare, i Monti ed Urano, il cielo stellato, che scelse come sposo. Una forza primordiale che sgorga dal suo sguardo. Danza, leggera e leggiadra al suono di arpe che solo la sua mente ode o che spargono intorno il loro suono richiamando coloro che sappiano ascoltare. Si ferma osserva chi si trova ai 4 angoli, ai punti cardinali. Da Sud, ella sorge da Sud e porta con sé la primavera, la rinascita e la gioia del fuoco, del calore, della vita che conquista sempre la morte, che vince costantemente la sua battaglia perché non vi sia fine. Pochi passi sino al centro, lascia che sia fatto ciò che deve essere fatto sino a quando la sua voce non si leva in un canto. Una lunga nota alta quasi dissonante che viene poi modulata in musica. E inizia quella meravigliosa danza, le mani disegnano l’aria, la piegano creando il contorno dell’arena, spalti che nascono direttamente dagli alberi. Alberi che iniziano a giungere richiamati dal suo canto. Querce, frassini, olmi e abeti, camminano lungo l’isola e provengono anche dalla Terraferma, con un balzo passano il lago, tutti li vedranno muoversi, tutti odono il potente passo delle sequoie che giungono dalle terre esterne. Una eternità, un attimo, un secondo, cade una stella ed illumina alberi che ora si fanno intorno a quel quadrato, le loro radici che si uniscono a formare una sola radice, le loro chiome che confondono i rami quasi a divenire un unico essere vivente. Ride Gea danzando per loro, frusciano le foglie mentre si accovacciano, per osservarla danzare. Si siedono a terra e il loro busto inizia a mutare, corre Gea e sfiora le cortecce con le dita sottili. Colori esplodono come il canto di fiori mentre gradinate si creano, le chiome degli alberi a fare da ombra a quegli spalti naturali attorno alla arena pronti ad accogliere chi vorrà vedere i valorosi. Un richiamo dal tempo, la pioggia che inizia a scendere, un vento freddo che la congela sino a creare nel centro del lato fra Sud e Est un palco, sopraelevato. Vola ora Gea su ali di gufo, si solleva roteando in una danza. Un trono vien donato così che Inwe possa accomodarsi, così che la Regina possa assistere. Un trono fatto di stelle, un trono fatto di piume, un trono fatto di aria, acqua, terra e fuoco, un trono con zampe di leone, ricoperto di bianche gardenie, due frecce infuocate a sollevarsi sullo schienale e al centro di esso l’intarsio di un drago, lo stesso del medaglione che ora riposa fra i seni della mezza. Cammina trasportata da mille insetti, scivola come se sul ghiaccio pattinasse, dagli alberi che formano gli spalti ancora doni. Campanule di mille colori che si accendono di luce che nessuno potrà spegnere, campanule che dondolano al suono del vento. E si riposa Gea, felice dondola su una altalena fatta di rose, un bastone con un rosso rubino sulla punta nella mano destra, strumento che userà quando scenderà a moderare i combattimenti. Lei è li giudice come coloro che la circondano. E giunge solo il tempo di attendere mentre ciò che doveva accadere sta accadendo.




BURLESQUE – E così quella luce del Nord, quell’anima si trasforma in te. Se dovessi descriverti ora lo faresti partendo dalle estremità inferiori: due piedi inguainati in sandali estivi di pelle rossa dal tacco altissimo. Piedi curati, lo smalto rosso scuro. Qualcuno tanto tempo fa guardandoti camminare contro ogni legge della fisica su base instabile, ti ha chiesto come fai. Hai risposto con la tua voce da contralto e il tuo accento del nord est, che ha la esse dolce e che rende le doppie un’opinione vaga: “Mi ha insegnato mia Madre”. L’ispezione procederebbe verso l’alto, passando per le tue gambe inguainate in pantaloni di pelle, sempre rossa, che si congiungono con un corsetto scollato a v, senza maniche anch’esso sempre di pelle rossa. Se ti fosse posto uno specchio dinnanzi al viso, ti guarderesti e riconosceresti come quella di sempre. La pelle chiara con qualche refuso di efelide giovanile, gli occhi verdi che cambiano tonalità secondo il tuo umore, le labbra sottili, un paio di rughe verticali sulla guancia sinistra al lato della bocca, che intendono sottolineare come tu abbia molto amato, come tu abbia molto sofferto. Quasi fossero un monito della vita che hai indubbiamente vissuto. Non sorridi. La tua espressione non è perfettamente seria ma non lascia spazio all’interpretazione, non cela la tua proverbiale equità. Nemmeno quella nuova pettinatura, con cui hai giustiziato 63 centimetri di capelli, sembra ingentilire il tuo volto. Capelli rossi, occhi verdi, nessun sorriso. Il tuo nome è Matilde e sei stata chiamata ad arbitrare il Torneo in onore della Regina. I tuoi occhi freddi come il Maestrale si posano sugli altri arbitri, li guardi prendere forma, li guardi agire ognuno per il proprio compito. Solo tu sembri immobile ma l’acuto lettore non potrà nemmeno per attimo sospettare che tu sia impacciata. La tua postura indica semplicemente che stai aspettando il tuo turno. L’arena compare magicamente a suon di musica e gli spalti sembrano addirittura essere vivi. Non appena il trono della regina Inwe, avrà finito di compitarsi tutto sembrerà ritornare immoto. In silenzio gli altri ti guardano. Apri le mani ora come se fossi in preghiera. Apri le mani e levi gli occhi al cielo. Le tue labbra si muovono in una muta richiesta, nel senso di un’antica preghiera. Ed ecco che un fascio di raggi d’argento si posa sulla tua figura implorante. Le tue mani a palmi adoranti vengono riempiti di dono e tra le tue braccia compare Elen’Verie. Stolida, seria e senza esitazione, lascerai il riflettore lunare con il tuo prezioso dono portato con reverente postura. Un passo sicuro dietro l’altro, camminerai fino a sotto il palco della Regina, ai bordi dell’arena e li, formulerai l’ennesimo silenzioso incanto. Dal suolo si leverà una roccia il cui aspetto sembra vetusto e sa di immortalità. Poi, l’ultimo atto. Le tue mani una alla volta si aggrapperanno all’elsa della spada che terrai con la punta all’ingiù. La solleverai al massimo del consentito per poi piantarla nella roccia. Un paio di passi indietro per rimirare il tuo lavoro e finalmente un sorriso comparirà sulle tue labbra.







SUERTE - Dall'Ovest una figura si muove. Nessun lineamento, nessun volto. Ammantato di Nero s'avvicina l'Innominato. Richiamato da terre lontane per presenziare al Torneo dei Tornei. All'evento la cui fama ha raggiunto i più reconditi luoghi della superficie terrestre. E del sottosuolo. Fredda la mano, le ossa, il cuore. Nessuna emozione. Partecipazione passiva alla vita, obbligata ad un'esistenza terrena insofferente. Rassegnato da quella che è ormai la sua via, nessun interesse, pura follia. Il Giudice, da molti appellato. Per la sua totale apatia. Osserva, tace, valuta e soppesa. Vede l'arena, il trono, la spada. Lui che di spada ferì e di spada perì. Trapassato ritorna per esser presente. Ma oggi è una festa e nessuno morrà. Un lampo di luce, blu, che illumina la notte ed oscura il giorno. Nell'aria volteggiano le mani di lui, mentre la terra si apre, si squarcia, a poca distanza dall'arena. Due pilastri di roccia e granito, all'unisono si sollevano per poi curvarsi. Si ricongiungono le due estremità superiori, dando vita ad un arco di pietra di circa tre metri d'altezza e due di larghezza. Una superficie densa occupa tutta l'area interna dell'arco. Densa e trasparente. Lucida, come uno specchio. Chi vi guarderà vedrà dentro solo sè stesso. Una scritta su di esso campeggia. " Lasciate ogni dolore ed ogni ferita, voi ch'entrate. " E sarà subito chiaro che di magia si tratta. Chi varcherà quella soglia troverà la pace. Le ferite si rimargineranno. Le ossa si ricomporranno. I lividi si assorbiranno. Fatica ed affanno cederanno il passo a riposo e sollievo. Ogni duellante vi avrà accesso dopo lo scontro. E nessun altro. Perchè quest'oggi si celebra la singolar tenzone, le donne, i cavalier, l'arme gli amori. Si celebra la nuova Regina ed il suo Campione.





Rastal30
00giovedì 21 aprile 2016 14:49
Riassunto:

Dai quattro punti cardinali giungono quattro figure estremamente diverse tra loro, ma con un unico intento: rendere questo Torneo unico, indimenticabile, un monito dello splendore e della meraviglia di Avalon.


L'arena: una circonferenza di 30 m dal perimetro aureo, pavimentazione liscia e compatta: la consistenza ideale affinché alcuno possa scivolarvi o incappare in irregolarità territoriali; le sue pendici mostrano immagini di guerrieri onorevoli e potenti. Sul lato Sud sei ampi gradini scavano la pietra formando una rampa non meno robusta, che dà accesso alla struttura infine rialzata 6 m da terra.

Gli spalti: Un quadrato di alberi le cui radici si uniscono a formare una sola radice, le loro chiome che confondono i rami quasi a divenire un unico essere vivente. Colori sgargianti adornano le gradinate, le chiome degli alberi a fare da ombra a quegli spalti naturali attorno alla arena pronti ad accogliere chi vorrà vedere i valorosi. Nel centro del lato fra Sud e Est un palco, sopraelevato. Un trono fatto di stelle, un trono fatto di piume, un trono fatto di aria, acqua, terra e fuoco, un trono con zampe di leone, ricoperto di bianche gardenie, due frecce infuocate a sollevarsi sullo schienale e al centro di esso l’intarsio di un drago. Campanule di mille colori che si accendono di luce che nessuno potrà spegnere, campanule che dondolano al suono del vento.

La spada: Sotto il palco della Regina, ai bordi dell’arena dal suolo si leva una roccia il cui aspetto sembra vetusto e sa di immortalità. Elen'Verie, la stella del coraggio, lì è stata conficcata da Matilde. Solo l'elsa è visibile, chi tenterà d'estrarla non riuscirà. Solo uno completerà l'impresa: il Campione del Torneo.

La porta della guarigione: Un arco di pietra di circa tre metri d'altezza e due di larghezza. Una superficie densa occupa tutta l'area interna dell'arco. Densa e trasparente. Lucida, come uno specchio. Chi vi guarderà vedrà dentro solo sè stesso. Una scritta su di esso campeggia. " Lasciate ogni dolore ed ogni ferita, voi ch'entrate. " Chi varcherà quella soglia troverà la pace. Le ferite si rimargineranno. Le ossa si ricomporranno. I lividi si assorbiranno. Fatica ed affanno cederanno il passo a riposo e sollievo. Ogni duellante vi avrà accesso dopo lo scontro. E nessun altro.

Per specifiche di regolamento, si rimanda qui:

http://www.freeforumzone.com/d/11261452/Regolamento-Torneo-Calendario-Aggiunte/discussione.aspx

Suerte!


sandmar
00giovedì 21 aprile 2016 15:15


BELLISSIMA!!!! GRAZIE A TUTTI.




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