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Il cielo a Kantinelle ;-)

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2020 06:47
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04/01/2017 17:58
 
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Il cielo a Kantinelle ;-)
Chissà se puoi vederlo anche da lì [SM=x1395581]
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05/01/2017 04:09
 
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Son versamenti, liquidità d'istinti, sempre a disposizione dei contrasti.
Tormenti, sorrisi e smorfie dentro i tentennamenti, sibili di sonagli per gli accenti.

"Vuoi navigare in mobilità"?
No, io vorrei restare in porto, porto sicuro, col mare intorno, e i raggi che "sbrilluccicano".

Se le parole non sanno di risucchiar le lacrime, allora il compito a loro destinato diventa folle.
Come un apostrofo lasciato dall'amico al quale era legato, ma che una mano tende in spazio condiviso.

Non si abbandonano i silenzi per così poco.
Non si può vivere senza punteggiatura; così si tiene-ottiene il punto della scioltezza, quella che non fa pieghe tra le righe, e con le virgole ci campa tutta la storia, dai tempi antichi fino alla fantasia.

Servon parentesi, tonde quadrate e graffe, quest'ultime a richiuder saldamente il pacchetto dei dubbi e della nostalgia.

Io temo nei discorsi la rete di metallici concetti.
Temo l'industria dell'ipocrisia, del miele di produzione propria dei condizionamenti.

Nel desiderio che il mare si restringa, tra rive sospettose di libere nuotate a tuffi alterni, spunta nell'isola felice di un'idea... la stessa forza candida di quell'imbarcazione che non salpa.

"Vuoi navigare in mobilità?" (continua a recitare lo slogan sotto il mio sguardo).
No, grazie, io voglio navigare stando ferma.
Soltanto l'immobilità del cuore mi spaventa [SM=x1402832]

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05/01/2017 16:02
 
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E con sei gradi suda l'inverno,
che senza nebbia è ancora
più autunno.
Pioggia sul tetto,
che svuota il cuore
guardando di sotto,
si lancia nel grido più
umido e appeso,
grondaia di nubi,
fa uscire un silenzio.

Il raggio distende la
mano sottile,
saltando è vicino di
vita che appare.
E sembra più grande la
voce che alza un respiro
di sabbia,
un sorriso forse racconterà
la sua storia,
di neve adottata dal
sole notturno,
e sciolta dal buio
dentro il salto del giorno.
[Modificato da Kantarella 05/01/2017 16:05]
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05/01/2017 16:12
 
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Anello di sostanza
chiuso su mano aperta,
forma uno strano cerchio,
che non si tocca.

Non era buona cena sui
gradi dell'inverno,
ancora troppo pochi per
arrivare al cielo.
Le stanze tanto piccole
fanno sentire grande
soprammobile...
il respiro lì adagiato,
su strati d'inquietudine.
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05/01/2017 16:21
 
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E sento cosa costa,
rubinetto che sgocciola.
E vedo cosa risparmia,
tempo di sabbiatura,
con l'acqua che afferra i piedi
che corrono di fretta,
impronte in passeggiata,
tuffate in un chilometro di vena.

Il cuore è rimasto ad asciugarsi
un battito
che l'onda bagna ancora,
non c'è abbastanza vento nei
raggi della luna,
la sciarpa è un sorriso grigio
intorno alla sua gioia.
[Modificato da Kantarella 05/01/2017 16:23]
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06/01/2017 22:30
 
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Pretendo troppo, forse.
Che è come pretender nulla, poiché raramente il troppo verrà esaudito,
allora niente si esaudirà, e sarà quindi come non aver preteso [SM=x1413120]

Che giochi di parole faccio a volte, così leziosi, xciò oltremodo odiosi.

Non farei prima a dire tutto il contrario?
Forse si capirebbe di più di quel che scrivo... e anche che invento [SM=x1395589] xché non siamo sempre noi al centro, ci sono spunti, appunti, risonanze (pure magnetiche, poiché tendiamo ogni volta a farle nostre) a contrastare e contestare l'attimo; serve alla mente come valvola di sfogo, così si allenta il cuore nel suo battito, quello che salta direttamente agli occhi, nel senso che li fa piovere, o a lacrimar di ghiaccio.

Il ritmo della sera è sopraffatto da sensazioni e consapevolezze: non avrò mai di dedicato niente, inutile probabilmente, quanto il mio sciocco ed innocente peccare di illusioni sparse [SM=x1402842]


[Modificato da Kantarella 06/01/2017 22:32]
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07/01/2017 13:54
 
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Io son così, appena riesco guardo.

Alcuni riescono, ma guardano altro [SM=x1395599]
[Modificato da Kantarella 07/01/2017 13:55]
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21/01/2017 03:15
 
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Io non sento.
Son tanti, troppi mezzi forse che abbiamo.
Ecco, ma sono mezzi, tramiti, banali strumenti tecnologici.

La parola "mezzi" (di comunicazione in questo caso) dimezza, appunto.
Perché sempre si avverte un vuoto, un'emozione filtrata, che esalta (spesso) la distanza.

Già, che scoperta, si fosse vicini non ci sarebbe bisogno di usarli, quasi; o almeno, non per necessità [SM=g1395637]

Mai potrebbero chiamarsi "interi" di comunicazione, anche se ricordo bene certe emozioni profonde, sorta di colpi al cuore, e sintonie pazzesche, d'amore e d'orizzonte.

Forse sono cambiata io?
Forse è cambiato l'orizzonte?
Forse mi pesa dannatamente ciò che non ho deciso?

E lo so, difficile mettersi nei panni altrui, anche se... vabbè questo sottolineare lo risparmio, è talmente semplice che persino un neonato arriverebbe a comprenderlo.

Taglio il mio pensiero, mi censuro.
Così come credo di avere il diritto di censurare qualcosa che so assolutamente di non meritare.
Nel bene, e nel male [SM=g1395633]
[Modificato da Kantarella 21/01/2017 03:18]
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21/01/2017 03:58
 
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Comunque si vive.
O almeno si cerca.

Ma tutto questo mio elevatissimo stress interiore, chi me lo toglie?
Chi me lo trasforma, in qualcosa di bello da ricordare?
Chi me lo rende tutto questo tempo sofferto, che avrei potuto passare altrimenti, decidendo io come meglio trascorrerlo?

Queste non sono buone emozioni.
Fanno ammalare.
Ed è assolutamente inconcepibile, tanto quanto incredibile, che l'amore non riesca ad accorgersene [SM=x1395590]

Del prezzo da pagare.
Dello sforzo x adattarsi, x accettare.
Del senso di impotenza e costrizione.
Di libertà venuta a mancare.
Di respiro che non è più lo stesso, tanto che in certi momenti si vorrebbe interromperlo.

Di un peso che schiaccia, e consuma.
Del sentirsi traditi da chi ci ama.

Quando la promessa non mantenuta è tanto importante da sconvolger la vita, tradimento si chiama.

E certo non te lo aspetti da chi ti ama.
E almeno ti aspetteresti comprensione, consapevolezza del male, del torto inferto, del duro cambiamento.

L'amore è questo?
Si attendono momenti più frequenti di lucidità interiore.
Quella che fa pensare soltanto al proprio bene, e agire di conseguenza, ovviamente.

Una morte è una morte, e nulla si può fare x combatterla.
Se così è scritto è scritto, non ho potuto prendermela con quella, non c'è rimedio che tenga.

Però la vita no, a questa io posso e probabilmente devo ribellarmi, se non mi sta bene e mi fa sentire oppressa in ogni singolo secondo della giornata.

Non sono io incapace di adattarmi, mentre sono stata molto capace di subire.
La vita bisogna scegliersela, almeno laddove sia possibile fare qualcosa in merito. Agire. Reagire.

Non devono essere gli altri a sceglierla per noi.
A dirci come, dove e cosa vivere.
Sennò si chiama "uccidere" [SM=g1395633]
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21/01/2017 05:20
 
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Uff, devo modificare e non c'è mai il tempo.
Così com'è fa orrore, non che io riesca a fare molto meglio (specie a quest'ora) però ci provo ad aggiustar qualcosa.

Chi ha orecchie x intendere... intenda [SM=x1395599]
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21/01/2017 05:20
 
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Comunque si vive.
O almeno si cerca.

Ma tutto questo mio elevatissimo stress interiore, chi me lo toglie?
Chi me lo trasforma, in qualcosa di bello da ricordare?
Chi me lo renderà tutto questo tempo sofferto, che avrei potuto passare altrimenti, decidendo io come meglio trascorrerlo?

Queste non sono buone emozioni.
Fanno ammalare.
Ed è assolutamente inconcepibile, tanto quanto incredibile, che l'amore non riesca ad accorgersene [SM=x1395590]

Del prezzo da pagare.
Dello sforzo x adattarsi, x accettare.
Del senso di impotenza e costrizione.
Di libertà venuta a mancare.
Di respiro che non è più lo stesso, tanto che in certi momenti si vorrebbe interromperlo.

Di un peso che schiaccia, e consuma.
Del sentirsi "traditi" da chi ci ama.
Perché quando la promessa non mantenuta è tanto importante da sconvolgere poco o tanto la vita... tradimento si chiama.

E certo non te lo aspetti da chi appunto ti ama.
E almeno ti aspetteresti comprensione, consapevolezza del dolore, del torto inferto, del duro cambiamento da affrontare.

L'amore è questo?
Si attendono momenti più frequenti di lucidità interiore.
Quella che fa pensare soltanto al proprio bene, e agire conseguentemente.

Una morte è una morte, e nulla si può fare x combatterla.
Se così è scritto è scritto, non ho potuto mai prendermela con quella, non c'è rimedio che tenga.

Però la vita no, a questa io posso ribellarmi, se non mi sta bene e mi fa sentire oppressa in ogni singolo secondo della giornata.
Non so in che modo, può anche non esser drastico, io non ne ho ancora chiara l'intenzione né il momento.
A volte mi chiedo se potrebbero bastare pure sfoghi come questo, ribellarsi con le parole è cmq dimostrare, far valere, tirare fuori il male.

Già, a quattr'occhi o x iscritto si può fare, ma per servire... le parole vanno comprese e accolte con amore.
Forse solo così si riesce davvero a perdonare, e ad accettare [SM=x1395599]

Per aiutarmi ho fatto spesso leva sulla capacità
di adattare i miei stati d'animo alle diverse situazioni, anche le più difficili.
È solo a certi livelli di "schiacciamento mentale" che adattarsi diventa propriamente subire, e almeno in questo caso si può e si deve dire (la differenza non è nemmeno troppo sottile tra questi due fratelli di confini).

Non sono stata la sola, ammetto; e forse anche dall'altra parte non è facile.
Ma siamo sempre lì, che chi decide ha sempre il male minore, l'altro ne ha due; il cambiamento che la decisione comporta, e il senso di oppressione e tradimento per non aver potuto fare né dire nulla [SM=x1395590]

La vita bisogna scegliersela, almeno laddove sia possibile fare qualcosa in merito. Agire. Reagire.

Non devono o non dovrebbero, né possono essere gli altri a sceglierla per noi.
A dirci come, dove e cosa vivere.
Sennò si chiama "uccidere" [SM=g1395633] [SM=x1395581]
[Modificato da Kantarella 21/01/2017 05:21]
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21/01/2017 23:48
 
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Ce lo dimentichiamo.

Io non ne ho voglia.
Non ne ho voglia.
Non ne ho voglia.

[SM=x1395599]
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m.youtube.com/watch?v=5DUUhVeosww. [SM=x1395599]
[Modificato da Kantarella 24/01/2017 01:29]
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Ucciso è l'amore?
Sbagliato, non è mai esistito.
Sennò non avresti avuto tanta voglia di distruggerlo.
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31/03/2017 02:34
 
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Salvarsi da un suicidio.
Assistito.

Nessuno nel mio caso
assiste
dolcemente accompagnando.
Né tantomeno per un senso
di lealtà o tenerezza.
Né per restar vicino,
con gli occhi di quella pietà bella
che è proprio come amore.

Salvarsi da un suicidio
è fare a meno dell'assistente più temuto:
il cuore.

Di assistere se stessi declinando,
o assistere allo scempio
di un tramonto
che ancora finge di non esser
tramontato.
[Modificato da Kantarella 31/03/2017 02:35]
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15/11/2018 01:28
 
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Io non ho più parole.

Non credo. Non credo. Non credo.
Ma quanto odio può covare un essere umano.

Non riuscirò mai a provarne, nemmeno un pizzico.
Perché dall'odio sono immune.

Tutto qui 🙈
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15/11/2018 02:44
 
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Quando si ha la netta sensazione di non valere niente...
un'unica soluzione appare come possibile.

Dio, dammi la forza di tener sempre presente che almeno per qualcuno io fui dono prezioso.
E che lo sono ora, per me stessa se non altro.

Che non sia mai io ceda.
A quella tentazione di sconfitta, se non per rialzarmi ancora.

Che c'è tanta fatica a tornar piccoli.
Dovendo reimparare anche a difendermi.



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21/11/2018 03:39
 
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